Una destra europea inaffidabile e pericolosa


di Antonino Gulisano

Registriamo in questi anni la presenza sul nostro continente della peggiore destra, inaffidabile, becera e pure rozza. Una destra di stampo nazionalista che che si autodefinisce sovranista.

Sale sempre di più lo scontro tra l’Ungheria di Victor Orban e Bruxelles. La Commissione europea non solo si appresta ad aprire una procedura d’infrazione per la legge anti-Lgbtq che Budapest non vuole cambiare, ma ora sarebbe anche pronta a bloccare il suo Recovery plan, tenendo in stand by i sette miliardi che chiede.

L’ipotesi di uno stop, anche temporaneo, accende l’ira della presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che la considera “un inaccettabile ricatto” mentre da Budapest la ministra della giustizia che segue il dossier europeo, nega uno stop: “La trattativa è in corso e prosegue il dialogo costruttivo con l’Unione europea”.

“La Commissione europea valuta se questo offra garanzie sufficienti” anche sui beneficiari. Se non lo fa, “il piano viene rigettato”, aveva detto una portavoce rispondendo proprio a una domanda sull’Ungheria.

Dopo il braccio di ferro sulla legge anti Lgbtq, già in vigore, l’Unione europea sta già lavorando ad una lettera di messa in mora per la legge che caparbiamente Orban si rifiuta di cambiare, nonostante le accesissime critiche ricevute da tutti gli altri leader europei anche durante un confronto molto aperto nell’ultimo vertice europeo.

Oltre i bla-bla, insomma, sapremo solo dal sostegno al governo europeista e dalla protezione dei diritti civili se l’Italia potrà contare su una destra quasi normale.

In casa nostra i fratelli e le sorelle d’Italia, invece di vantarsi di avere con Mario Draghi un leader italiano di prestigio in Europa, continuano a prendere le distanze dal governo Draghi, a paragonare l’Europa ai campi di concentramento nazisti e a firmare manifesti grotteschi, in ungherese stretto, contro lo strapotere del super Stato europeo che ci ha appena salvato dal fallimento. Pare non gli sia bastato aver evitato d’un soffio la tragedia di governare dal Papeete contro l’Europa in piena pandemia. Eppure continuano a perseverare.

Per non farsi mancare niente, questo centrodestra (ma si fa fatica a scorgere la parte centrista) adesso è impegnato in una lotta fratricida per conquistare lo scettro del più impresentabile del reame e del più nostalgico del populismo autoritario, straccione e fallimentare.

La neo, ex, post fascista Giorgia Meloni è in corsia di sorpasso, avendo puntato su Bannon e Orbán a tempo debito e adesso facendo leva, da sola nel panorama politico italiano, sul “tanto peggio tanto meglio”, incluso il default italiano.

La raccolta firma leghista per il referendum sulla “giustizia giusta” non è credibile, visto il processo di riforma in corso, sembra una delle tante sceneggiate salviniane, eppure è in corso.

La mediazione renziana sul ddl Zan è lontana dall’essere cosa fatta, ma sarebbe rilevante se la parte leghista della maggioranza di governo, nello stesso momento in cui firma proclami con Orbán e si rende ridicola con mille altre baggianate, sulle questioni cruciali finisse per sostenere senza ambiguità il governo europeista di Draghi.