AGI – Un settembre ‘bollente’ per maggioranza e governo. La ripresa dei lavori del Parlamento dopo la pausa estiva si preannuncia alquanto delicata, con tanti dossier rinviati e diversi nodi ancora da sciogliere. Al di là dei provvedimenti di più stretta competenza governativa, toccherà soprattutto al Parlamento affrontare questioni non poco spinose, rinviate appunto a settembre per evitare spaccature e incidenti di percorso per la maggioranza. Si va dalla legge elettorale alle nuove norme contro l’omofobia, dal conflitto di interessi alle modifiche dei decreti Sicurezza, passando per le proposte di legge sulla cittadinanza, la riforma dello sport e la separazione delle carriere dei magistrati.
A settembre, poi, il governo e il Parlamento saranno chiamati a sbrogliare la matassa del Mes, con le divisioni interne ai giallorossi rimaste intatte. E, soprattutto, entrerà nel vivo la partita sui soldi del Recovery Fund. Per non parlare dei decreti ancora da convertire: il nuovo decreto che proroga l’emergenza al 15 ottobre, il dl Semplificazioni (su cui incombe una mole enorme di emendamenti) e il dl Agosto, il cui testo non è ancora definitivo e che sarà incardinato al Senato il prossimo 18 agosto (l’Aula è già convocata). Insomma, la carne al fuoco è già molta, per un mese che potrebbe segnare anche le sorti della tenuta della stessa maggioranza, con il banco di prova delle Regionali e il referendum costituzionale sul taglio degli eletti che si svolgeranno il 20 e 21.
I decreti in sospeso
Andando con ordine, alla ripresa dell’attività dopo la pausa estiva il Parlamento sarà innanzitutto impegnato con la conversione degli ultimi decreti varati durante l’emergenza coronavirus. Il decreto semplificazioni (che scade il 14 settembre) riprenderà l’iter in commissione il 24 agosto, con l’avvio del voto sugli emendamenti dal 25. Sul decreto ‘pesano’ oltre duemila emendamenti, di cui la metà presentati dalle forze di maggioranza. Il 1 settembre approderà nell’Aula di palazzo Madama, già convocata alle 16,30. L’Aula si riunirà per una seduta flash il 18 agosto, per l’incardinamento al Senato del decreto Agosto, varato dal Cdm con la formula salvo intese ‘tecniche’ ma il cui testo definitivo non e’ ancora disponibile.
La Camera, invece, da lunedì 31 agosto sarà impegnata con la conversione del decreto che proroga lo stato di emergenza al 15 ottobre. La discussione generale iniziera’ alle 14.
Stallo sulla legge elettorale
Tra i temi delicati che attendono al varco la maggioranza c’è la legge elettorale, dove si registra lo stallo: il testo elaborato dal presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, Giuseppe Brescia, frutto dell’accordo siglato dalla maggioranza lo scorso gennaio sul proporzionale con soglia di sbarramento al 5%, sarebbe dovuto approdare in Aula a fine luglio. Ma lo stop imposto da Italia viva, che ha disconosciuto l’accordo, le richieste di modifica alla soglia avanzate da Leu e la netta contrarietà del centrodestra hanno bloccato la riforma, nonostante i dem abbiano provato a forzare la mano.
Se ne riparlerà a settembre, quando il Pd tornerà a chiederne la calendarizzazione in Aula, per incassare il via libera di Montecitorio prima del referendum sul taglio degli eletti. Una tempistica che, al momento, appare di difficile realizzazione. Rinviato a settembre anche il testo sul conflitto di interessi. A fine luglio sarebbe dovuto approdare in Aula, era già pronto il testo base. Ma le diversità di vedute sia interne alla maggioranza che con le opposizioni hanno frenato la riforma, che slitta in autunno.
Stessa sorte toccata alle norme contro l’omofobia, slittate a settembre: il testo unificato è approdato in Aula a inizio agosto, dopo aver subito alcuni rinvii. Una mediazione interna alla maggioranza sulle modifiche da apportare ha sciolto diversi nodi, ma resta la netta contrarietà delle opposizioni, pronte a dare battaglia con una valanga di emendamenti. Così la maggioranza ha scelto il rinvio, che consentirà anche il contingentamento dei tempi e, quindi, un iter meno periglioso.
“Il decreto immigrazione è chiusa”
Approdata in Aula a luglio, la riforma costituzionale che prevede la separazione delle carriere dei magistrati – provvedimento in quota opposizioni – è stata rinviata in commissione su richiesta della maggioranza. Potrebbe tornare in Aula in autunno, anche se le chance di approvazione del testo cosi’ com’è sono bassissime. Se ne riparlerà a settembre anche delle modifiche ai decreti sicurezza: la maggioranza i primi di agosto ha trovato la quadra sulle modifiche, i testi predisposti dal ministro Lamorgese sono praticamente pronti ma prima il Cdm e poi le Camere li affronteranno solo dopo la pausa estiva.
“Il decreto immigrazione è chiuso. Spero di poter mandare il testo a Palazzo Chigi prima di ferragosto, poi se ne parlerà a settembre. La cosa importante e’ aver trovato un testo condiviso con la maggioranza. Sto aspettando il parere dell’Anci perché i centri di accoglienza saranno gestiti dai Comuni”, ha spiegato la titolare del Viminale.
La partita dei fondi europei
Quanto allo spinoso capitolo dei fondi europei, per quel che riguarda il Mes al momento Conte non sembra aver cambiato idea: domenica scorsa, spiegando che parte delle risorse del recovery Fund saranno destinate alla sanità, a domanda precisa se sarà utilizzato il Fondo salva-stati, ha detto: “No, intanto abbiamo chiesto l’attivazione del sure”. E sul recovery plan italiano, parlando alle Camere, il premier ha ribadito la tempistica prevista: “Il governo vuol farsi trovare pronto” all’utilizzo delle risorse europee: “Ho avviato un’ampia consultazione per elaborare un piano di rilancio da cui potrà essere preparato un piu’ specifico Recovery Plan che l’Italia presenterà a settembre”.
Quando il progetto sarà più definito, ha aggiunto, “verrò doverosamente in Parlamento per riferire dei suoi contenuti pronto a raccogliere proposte e suggerimenti”. Infine, seppur non legati ai dossier di Parlamento e governo, le elezioni Regionali e il referendum costituzionale avranno gioco forza una ricaduta sugli equilibri politici: se il centrodestra dovesse strappare alcune regioni ‘rosse’ al centrosinistra – come ad esempio la Puglia e, stando agli ultimi sondaggi, le Marche – sarà inevitabile un ‘terremoto’ interno al Pd. Ma la possibile vittoria di due esponenti FdI potrebbero avere ripercussioni anche nella coalizione di centrodestra, con uno spostamento degli attuali assetti, che vedono la Lega primo partito dell’alleanza.
Vedi: Un settembre bollente attende maggioranza e governo
Fonte: politica agi