Un mistero che dura da 32 anni, la morte di Denis Bergamini


AGI – Un giallo che dura da 32 anni: la morte di Denis Bergamini. Per la prima volta, a Cosenza, la vicenda è arrivata in tribunale. È l’epilogo della terza inchiesta aperta sulla morte del calciatore dal magistrato Eugenio Facciolla, allora procuratore capo a Castrovillari.

L’ex fidanzata Isabella Internò è accusata di essere responsabile, in concorso con ignoti, dell’omicidio del calciatore con l’aggravante dei futili motivi. Accusa che lei ha sempre rigettato. Il dramma risale alla sera del 18 novembre 1989.

Il calciatore del Cosenza, squadra che allora come oggi militava in B, era uno dei beniamini dei tifosi rossoblù. Per motivi ancora da chiarire,ci fu un incontro tra il giovane atleta e la sua ex fidanzata. Lei aveva 19 anni, lui neanche 27.

Fra loro un rapporto travagliato, scandito da abbandoni e ripensamenti e anche da un aborto praticato a Londra dalla giovane.I due, sull’auto del calciatore, si sarebbero fermati in una piazzola sulla strada statale 106 Jonica, nei pressi di Roseto Capo Spulico (Cs). Dunque, un luogo lontano da Cosenza, da cui provenivano, per fare una passeggiata

Qui, all’improvviso, racconta la ex fidanzata, Denis avrebbe deciso di suicidarsi lanciandosi sotto un camion in transito. Le indagini, all’epoca, chiusero il caso come un suicidio.

L’inchiesfa, come emerge dagli atti, fu condotta in maniera superficiale. Forti di alcuni elementi evidenti ma allora trascurati, i parenti di Denis, con in testa la sorella gemella Donata, hanno lottato perché si continuasse a indagare. Ma le inchieste non portarono a nulla. Oltre alle evidenze già rilevate anche dalle precedenti inchieste, il corpo di Denis, che sarebbe stato trascinato per una sessantina di metri da un camion, appariva incredibilmente intatto, con ferite presenti dove invece non dovevano essercene e oggetti, come l’orologio, senza neanche un graffio. E poi i vestiti, intatti anche loro ma dati subito in pasto ad un inceneritore.

Nel 2012 la seconda inchiesta. I carabinieri del Ris di Messina depositarono una perizia secondo la quale, quando fu investito, Bergamini era già morto. Nel 2015 si arrivò per la prima volta all’udienza preliminare. Ma il caso fu nuovamentearchiviato. Nel giugno del 2017, nel corso della terza inchiesta,furiesumato il corpo del calciatore.

Trovato integro, con pelle e tessuti intatti. E allora fu usata la glicoforina, una proteina utilizzata a livello e dagli anatomopatologi per dimostrare una “vitalità” presente al momento delle lesioni.

La sua azione è semplice: colora la parte di osso, muscolo e tessuto su cui viene posta, ma solo se trova tracce di sangue di una ferita di una persona viva. La glicoforina avrebbe fatto luce sul caso: si è “illuminata” nella zona della trachea, restando invece “buia” nella ferita che sarebbe stata causata dal camion. Come dire che quella ferita è stata procurata quando il calciatore era già morto.

I periti hanno concluso che Bergamini è stato prima stordito con del cloroformio o una sostanza simile, poi soffocato, forse con un sacchetto di plastica, e infine fatto sormontare parzialmente dalla ruota del camion, per simulare il suicidio.

L’incidente probatorio avrebbe stabilito anche che Denis è stato ucciso da almeno due persone. L’unica persona certamente presente sul luogo dell’omicidio era Isabella Internò. Il 20 settembre scorso, Dopo più di tre ore di udienza preliminare e quasi due ore di camera di consiglio, il Gup del Tribunale di Castrovillari (Cs) Lelio Festa ha rinviato a giudizio Isabella Internò. La donna è oggi 52enne.

 

Source: agi