Un paradosso che con qualche accorgimento maggiore si sarebbe potuto evitare è quello della nascita della categoria degli “esonerati dagli aiuti” che, ad esempio per interruzioni di fatturato nel 2019, non hanno fino ad ora ottenuto alcun aiuto e sperano negli emendamenti al decreto Sostegni-bis per rimediare. La spesa stimata dal Mef nell’ordine di 8 miliardi, per via degli esclusi dai ristori, si è fermata a 5,2 miliardi
di Eugenio Maria Pisano
Gli aiuti a fondo perduto predisposti per sostenere autonomi e piccole imprese nel periodo della crisi pandemica, nella realtà, sono arrivati solamente ad 1,8 milioni di partite Iva, poche rispetto alle stime che lo scorso autunno fece il ministero dell’Economia, ovvero 3,3 milioni di partite Iva che nelle prospettive del governo avrebbero beneficiato di un sostegno a fondo perduto.
Il mancato accredito degli aiuti ad 1,5 milioni di partite Iva ha più di una spiegazione. In primis la misura prevista dal ministero era completamente inedita, pertanto, non era affatto semplice evidenziarne i contorni preventivamente. Si è avuto un cambio dei parametri di riferimento, dal passaggio dai ristori ai sostegni di quest’anno, ovvero, viene confrontato l’intera annualità 2020 e non più solo il mese di aprile dello stesso anno.
Un paradosso che con qualche accorgimento maggiore si sarebbe potuto evitare, è quello della nascita della categoria degli esonerati dagli aiuti, che ad esempio per interruzioni di fatturato nel 2019 non hanno, fino ad ora, ottenuto gli aiuti e sperano negli emendamenti al decreto sostegni-bis per rimediare qualche aiuto in questo momento di forte crisi.
Il restringimento della platea di beneficiari ha comportato risparmi per 2,8 miliardi, difatti, rispetto alla spesa stimata dal Mef nell’ordine di 8 miliardi, per via degli esclusi dai ristori la spesa si è fermata ad 5,2 miliardi.
Inevitabilmente questo risparmio di spesa ha acceso l’interesse del Governo e del Parlamento al fine di finanziare o rifinanziare nuovi aiuti o agevolazioni. I temi in agenda sono un rifinanziamento della nuova Sabatini, ovvero un aiuto alle imprese per l’acquisto di beni strumentali, un nuovo incentivo per la rottamazione auto, interventi aggiuntivi per gli enti fieristici duramente colpiti dalla pandemia, un rilancio del bonus alberghi, anche loro fortemente colpiti dalle mancate prenotazioni. A chiedere a gran voce aiuto è anche il settore agricolo leso dalle gelate avute in primavera.
Senza dimenticare il tema importantissimo delle scadenze fiscali, a partire dalla proroga della riscossione e dell’invio delle cartelle sospese, rispettivamente al 31 agosto e al 30 giugno. Una proroga di soli due mesi potrebbe richiedere un esborso per le casse dello stato di ben 600 milioni di euro.