Un gran troll chiamato Mattarella


Sventagliate ai pacifisti su Kyiv (“la pace non è sottomissione”). Lezioni di realismo sull’immigrazione (“un problema”). Sberle alle banche tedesche (“servono campioni europei”). Tre super lezioni contro l’ipocrita collettivo
28 Set 2024

C’è troll e troll. Ieri mattina, Sergio Mattarella ha incontrato il suo omologo tedesco, Frank-walter Steinmeier, nell’ambito della sua prima visita di stato in Germania, e nel corso di una conferenza stampa tenutasi alla fine del colloquio il capo dello stato, quello italiano, è entrato in quella che si potrebbe definire modalità troll. Ci sono troll insopportabili, fastidiosi, aggressivi, che sono quelli che, come dice la Treccani, “intralciano il normale svolgimento di una discussione inviando messaggi provocatori, irritanti o fuori tema”. Ci sono poi troll formidabili, sorridenti, docili ma letali, che somigliano molto al nostro presidente della Repubblica. La modalità troll, modalità spietata, assunta da Sergio Mattarella ieri è stata così clamorosa ed efficace da avere indotto alcune agenzie di stampa, non tutte, a smussare e ammorbidire il tono delle sue dichiarazioni. Mattarella, ieri, ha offerto molti spunti di riflessione ma su almeno tre punti ha regalato elementi utili per mandare in cortocircuito i populismi di destra, di sinistra e anche quelli tedeschi. Mattarella, in terra tedesca, da magnifico troll, giusto nelle ore in cui la Germania politica è entrata nel panico assoluto per via della scalata dell’italiana Unicredit a Commerzbank, ha ricordato, con un sorriso trattenuto a stento, che l’italia e la Germania stanno “attraversando una fase di grande collaborazione”, almeno dal punto di vista bilaterale, e che insieme, ed ecco la trollata, dovrebbero aiutare insieme l’europa ad “avere campioni europei che possono confrontarsi, in maniera sperabilmente non competitiva ma collaborativa con altri campioni di altre parti del mondo, è assolutamente indispensabile”. Tema sottinteso: cari amici tedeschi, scusateci tanto, noi vi vogliamo bene, ma se da anni ci dite che l’europa deve essere più unita, più coesa, se da anni ci dite che serve un completamento del sistema finanziario dell’unione, come potete ora fare i capricci, senza provare un po’ di imbarazzo, di fronte alla possibilità che una banca italiana si compri una banca tedesca? Non vorrete mica dare ragione all’economist che giusto ieri, venerdì, ha detto che la vostra risposta su Unicredit “puzza in modo viscerale di nazionalismo economico?”. La seconda favolosa trollata di Sergio Mattarella, quella più sottile ma non quella più importante, è avvenuta in un momento successivo quando il capo dello stato ha affrontato il tema dell’immigrazione. Mattarella affronta il tema inizialmente in modo soft, piatto, ricordando che “la questione migratoria è al centro dell’attenzione e si è alla ricerca di come poter governare con sicurezza questo fenomeno che è globale”. Nel momento in cui il capo dello stato arriva ad aprire il capitolo delle possibili soluzioni ecco la sventagliata. Primo: non si può negare che vi sia “uno squilibrio demografico crescente nelle previsioni dei demografi, tra Africa ed Europa”, ed è per questo che i “governi sono alla ricerca di un sistema per gestire questo fenomeno in maniera ordinata, senza sconvolgimenti nell’ambito interno”. Dunque, sì, la pressione africana esiste, non è una menzogna, è un tema, anzi, dice il capo dello stato, “è un problema” (un’agenzia di stampa, per rendere forse più soft il messaggio del capo dello stato, ogni volta che Mattarella ha usato la parola “problema”, sul tema dei migranti, l’ha sostituita diligentemente con “questione”). E per risolvere il problema, il capo dello stato dice, senza che nessuno glielo abbia chiesto, e dunque ci tiene proprio a dirlo, di avere “un modello da stimolare”.

Fonte: Il Foglio