Un cambio di paradigma per il lavoro, le donne e i giovani


di Adele Scirrotta del Coordinamento Nazionale Confedercontribuenti Imprese

 In questo periodo difficile che stiamo attraversando, oramai da un anno il problema centrale è la nostra forza lavoro, il capitale umano, la cui primaria importanza, direi primordiale, ho già avuto modo di ribadire in diverse occasioni.

La lettura di un capoverso da “Le Fabbriche del Bene” di Adriano Olivetti mi ha portato a riflettere: “La crisi del nostro mondo – dice Olivetti – deve ancora procedere verso il fondo, prima che s’avverta, nella carne e nelle coscienze, l’urgenza di un cambio di paradigma”.

Quando ciò avverrà – e poco a poco sta avvenendo – la proposta di Adriano Olivetti potrà apparire come una delle poche esperienze che la storia e il declino della democrazia nel nostro Paese non hanno potuto corrompere. Proprio il vuoto che fu creato allora attorno all’esperienza di Comunità ne ha preservato intatte le virtuali potenzialità: potenzialità che, essendo state soffocate sul nascere da un ambiente sordo, anzi ostile, e non essendo state messe alla prova se non in minima misura, rappresentano oggi una risorsa potenziale, una riserva di possibilità.

Così noi possiamo chiederci come sarebbe oggi il nostro Paese se l’intuizione olivettiana fosse stata raccolta. Allora mi chiedo cosa altro bisogna aspettare quando Donne e Uomini, Giovani sono pronti a dare e mettere a disposizione le loro capacità, le loro potenzialità. Si parla di parità di genere ma i risultati stentano ad arrivare. I contratti di lavoro parlano chiaro, parlano chiaro le loro norme.

Il tema del Lavoro è complesso ma non è impossibile da sviluppare. Uomini e Donne a parità di contratti e salario & stipendio. Le Donne, in modo particolare, devono poter avere la possibilità di ottenere gli stessi trattamenti in materia di assunzione e di vita lavorativa, senza tralasciare il periodo di gravidanza e allattamento.

È anche vero che oggi pure gli uomini hanno diritto alla retribuzione del periodo di paternità, ma non basta, per il semplice fatto che entrambi i genitori del nascituro debbono esser messi in condizione di parità anche sul costo del lavoro, ovvero servono interventi sulla detassazione per le imprese, anche per per coloro che hanno perso il lavoro e che verranno assunti da altre aziende.

Il momento attuale è destinato a portare ad un ridimensionamento che deve interessare gli imprenditori, le piccole, medie e grandi imprese e i lavoratori, forza maggiore di ogni progetto aziendale.

Poi abbiamo i giovani. Ma prima vorrei sottolineare il fatto che bisogna creare finanziamenti e programmi per incoraggiare gli investimenti del settore privato delle piccole imprese, ovvero investimenti da parte del governo destinati alle PMI ed al settore privato attraverso uno schema di accensione prestito più semplice e flessibile; creare partnership di finanza aziendale; bussines angel co- investment fund. Mettere in campo Giovani e Imprenditori con esperienza come testimonial di impresa che possano andare nelle scuole e parlare ai giovani che intendono impegnarsi nella loro area di competenza affinché possano conoscere quanto sia necessario essere preparati alla cultura di impresa.

Bisognerebbe inoltre sviluppare in sinergia con ministeri, associazioni di categoria e sindacati le nostre politiche per sostenere start-up e PMI.

In conclusione, il nostro lavoro deve sostenere una migliore regolamentazione per rendere più facile aprire nuovi mercati mantenendo forti sul territorio le PMI italiane, migliorare il sistema fiscale lavorando con il MISE e gli enti doganali affinché si introduca una serie di misure per aiutare le start-up e PMI.

Nessuna tassazione va imposta per le assunzioni e il prosieguo delle assunzioni in corso almeno per 18 mesi ed occorre istituire un regime di investimento per tre anni in favore delle imprese che esportano. Infine, maggiore competennza per conoscere e gestire l’esportazione ed internazionalizzazione per imprese e scuole.

Tali iniziative sono finalizzate a produrre un rinnovato convincimento di cultura d’impresa che s’incardini prioritariamente su una visione strategica, sull’elevata managerialità da parte delle strutture di governance istituzionale nella pubblica amministrazione e, infine, serve una valorizzazione delle eccellenze imprenditoriali e professionali , evitando deleterie eclissi e/o mortificanti emorragie di cervelli, talenti e/o brand di tradizione all’estero.