Onori militari ai funerali dell’atleta ugandese Rebecca Cheptegei, cosparsa di benzina e data alle fiamme dal suo compagno all’inizio di settembre, poche settimane dopo aver corso la maratona delle Olimpiadi di Parigi. La 33enne è morta il 5 settembre a causa delle ferite gravi e multiple quattro giorni dopo essere stata aggredita dal suo compagno in Kenya, dove viveva e si allenava. L’uomo, Dickson Ndiema Marangach, 32 anni, si è gravemente ustionato e a sua volta è morto lunedì in un ospedale keniota. L’orribile fine di Rebecca Cheptegei ha scatenato un’ondata internazionale di indignazione. Gli attivisti per i diritti umani hanno denunciato questo nuovo femminicidio in Kenya, dove altre due atlete, Agnes Tirop e Damaris Mutua, sono state uccise e i rispettivi compagni accusati degli omicidi negli ultimi 3 anni. Stamattina, i parenti dell’atleta ugandese, i residenti e le autorità si sono riuniti per il funerale nel villaggio di Bukwo dove vive la famiglia, circa 380 chilometri a nord-est della capitale Kampala e vicino al confine con il Kenya. La maratoneta era anche sergente dell’esercito; la sua bara era ricoperta dalla bandiera ugandese ed è stata salutata dagli ufficiali che poi l’hanno trasportata nella sala del municipio e infine allo stadio, dove centinaia di persone l’hanno celebrata. Molti atleti, tra cui i keniani Mary Keitany e Daniel Komen e l’ugandese Joshua Cheptegei, campione olimpico dei 10.000 metri alle ultime Olimpiadi di Parigi, erano presenti con il ministro dello Sport keniano, Onesimus Kipchumba Murkomen, e il vice ministro dello Sport ugandese, Peter Ogwang, per rendere l’ultimo omaggio alla giovane donna, che si è classificata 44esima nella maratona ai Giochi Olimpici di Parigi l’11 agosto scorso. L’omicidio ha evidenziato ancora una volta quella che secondo gli attivisti per i diritti umani è un’epidemia di femminicidi in Kenya. Secondo l’ONU, solo nel 2022 il Paese ha segnalato 725 casi. (AGI)
VEN