Uffizi: alla Galleria ‘risorge’ la sala dei marmi antichi


Dopo 200 anni ‘risorge’ e torna visibile a tutti, ricostruito nella sua forma originale, uno dei più celebri spazi della Galleria degli Uffizi dedicati all’antichità classica: il Gabinetto dei marmi, contenente una selezione delle più importanti sculture romane della collezione medicea e reso unico dalla serie di rilievi incastonati nelle sue pareti. Il riallestimento attuale vuole restituire il fascino che la sala presentava al momento della sua inaugurazione e la serie dei dodici rilievi che la connotava è stata quindi posizionata nella sua collocazione originale, ricomponendo con precisione il fregio marmoreo che rendeva unico e inconfondibile questo spazio antiquario e museale.
Tra le varie opere esposte figurano capolavori come i due rilievi con le vendite di cuscini e di tele provenienti da una tomba dell’Esquilino di età flavia, la figura di pastore seduto, in origine parte di un ninfeo monumentale di prima età imperiale, o l’accurata riproduzione del tempio di Vesta fiancheggiato dal fico ruminale. Magnetica poi la raffigurazione di Zeus Ammone, divinità sincretistica di età ellenistico romana, che costituiva parte della decorazione scultorea del Foro di Augusto a Roma e che viene ora restituita alla visibilità del pubblico dopo un lungo periodo di permanenza nei depositi.
Pareti a parte, il gabinetto dei marmi era, e torna ad essere oggi, un vero e proprio tesoro di antichità, come i nove marmi disposti lungo il perimetro della sala. Si tratta di opere che, per lungo tempo, hanno costituito parte integrante dell’allestimento storico di questo ambiente, come lo splendido torso in basalto verde dello Wadi Hammamat, forse la migliore replica del Doriforo di Policleto giunta fino ad oggi, o lo Spinario, una delle sette copie note di questo singolare tipo scultoreo tardo ellenistico, la cui più celebre replica è oggi conservata ai Musei Capitolini, a Roma.
Lo spazio accoglie inoltre alcune sculture da molto tempo non esposte: tra queste la statuetta raffigurante Menandro seduto, una delle sole tre copie note di questo modello iconografico elaborato ad Atene nel III secolo a.C. e il gruppo di Ermafrodito e Pan, vivace composizione di epoca proto imperiale probabilmente creata per la decorazione di un giardino. Fino al 1825, nel luogo nel quale oggi si trova il gabinetto dei marmi, si apriva un’ampia terrazza realizzata nel 1658, sotto il regno di Ferdinando II. L’esigenza di disporre di sempre nuovi spazi espositivi, resasi particolarmente pressante agli inizi del XIX secolo in seguito all’acquisto della grande collezione di antichità egizie del Cancelliere Nizzoli, portò alla decisione di coprire la superficie del terrazzo in modo da ottenere un significativo ampliamento del percorso museale. Il vasto ambiente così ottenuto fu a sua volta diviso in due “gabinetti”, uno dedicato alle antichità egizie e uno interamente consacrato alla scultura classica, che aveva al suo centro la celeberrima statua dell’Ermafrodito dormiente. Illuminata a giorno da un ampio lucernario, secondo i più moderni criteri museologici dell’epoca, la nuova sala, infatti, si prestava perfettamente ad ospitare al suo interno una selezione dei più importanti e famosi marmi presenti agli Uffizi.
Particolare risalto fu dato alla serie di dodici rilievi, quasi tutti di epoca romana, sistemati nella parte alta delle quattro pareti, a coronamento della serie di busti e sculture a figura intera disposti lungo il perimetro. Questa spettacolare sistemazione, testimoniata dalle foto Alinari ancora negli anni Ottanta del XIX secolo, fu radicalmente modificata agli inizi del Novecento, per poi essere definitivamente cancellata alla metà del secolo scorso. Per il direttore delle Gallerie degli Uffizi Simone Verde “il riallestimento di questo spazio così iconico per la storia degli Uffizi riprende la concezione spaziale del museo impostata nel Settecento dal grande storico dell’arte e vie Luigi Lanzi: un percorso pittorico imperniato sulla centralità delle arti del Rinascimento le quali, se erano esposte nei lunghi corridoi, a loro volta erano scandite da gabinetti laterali, ovvero da sale ‘tangenti’ l’itinerario stesso, che accoglievano reliquie del mondo antico a testimonianza dei modelli artistici e culturali che avevano portato alla rinascita del classicismo nell’estetica rinascimentale. In questa logica, il gabinetto più importante era senza dubbio proprio quello che re-inauguriamo oggi: oltre che per la bellezza delle sculture e dei marmi accolti (prova irrefutabile del gusto e dell’ampiezza della collezione medicea di antichità), soprattutto per il recupero dei modelli e degli ideali della classicità in esso rappresentati nella forma più vasta e aulica accessibile all’antiquaria europea”.
Secondo il curatore delle Antichità Classica delle Gallerie degli Uffizi Fabrizio Paolucci: “Il nuovo allestimento della sala dei rilievi segna la restituzione di un prestigioso ambiente del piano nobile ai suoi antichi proprietari: le sculture classiche della collezione granducale. Questo spazio, creato nel 1825 per ospitare esclusivamente marmi antichi, torna oggi ad essere popolato da una raffinata selezione di rilievi, busti e sculture a figura intera, di cui fanno parte capolavori assoluti come il torso del Doriforo in basalto o i rilievi con le scene di vendita di cuscini e stoffe. Anche la loro sistemazione segue, in parte riproducendola puntualmente, l’originaria disposizione, restituendo al visitatore il fascino e l’atmosfera degli anni in cui gli Uffizi erano noti in tutta Europa come la ‘Galleria delle Statue’ per antonomasia”.(AGI)

MAV