I fondi europei per finanziare la difesa europea e gli extra-profitti degli asset russi congelati per finanziare la difesa ucraina. Sono due dei principali temi che saranno sul tavolo del Consiglio europeo che si riunirà a Bruxelles giovedì e venerdì. Ma i leader dei ventisette Stati Ue dovranno fare i conti anche con la crisi in Medio Oriente – su cui è tutt’altro che scontato uscire con una posizione comune, nonostante la partecipazione al tavolo del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres – e con la protesta degli agricoltori che continuano a reclamare maggiori concessioni. A margine, sarà inevitabile il confronto informale sulle nomine dei futuri leader delle Istituzioni europee in vista dell’appuntamento elettorale del 6-9 giugno.
I Ventisette sono ormai tutti d’accordo – con le dovute riserve ungheresi – sulla necessità di potenziare l’industria della difesa europea. Il punto è come farlo. Il commissario europeo all’Industria, Thierry Breton, voce del presidente francese Emmanuel Macron a Bruxelles continua a presentare un conto da cento miliardi di euro. Ma finora la revisione del bilancio pluriennale ne ha stanziati 1,5 fino al 2027 per l’innovazione nel campo della difesa e la Commissione europea ha annunciato 500 milioni di euro per facilitare gli acquisti congiunti. Ovviamente non basta. Si guarda altrove e spiccano le proposte: dagli eurobonds per la difesa, a un maggior ruolo della Banca europea per gli investimenti.
Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha tracciato una prima rotta in un commento pubblicato su diversi quotidiano europei. “È giunto il momento di assumerci la responsabilità della nostra sicurezza. Non possiamo più contare sugli altri o essere in balia dei cicli elettorali negli Stati Uniti o altrove”, ha rivendicato. “Gli investimenti nella difesa sono costosi, ma senza è impossibile accrescere la nostra produzione in questo settore. Dobbiamo trovare modi per facilitare l’accesso dell’industria ai finanziamenti sia pubblici che privati. Anche l’emissione di obbligazioni europee per la difesa al fine di raccogliere fondi per acquistare materiale o effettuare investimenti nella nostra industria potrebbe rappresentare un mezzo potente per rafforzare la nostra base tecnologica, industriale e di innovazione. Dobbiamo inoltre valutare la possibilità di ampliare il mandato della Banca europea per gli investimenti e adattare la politica di prestiti per consentirci di fare di più a sostegno della nostra industria europea della difesa, ad esempio cambiando la definizione di beni a duplice uso”, ha proposto. E sulla Bei è già arrivata una lettera formale di quattordici leader per spingere di più sulla difesa. “Allo stato attuale, il finanziamento della Bei per la sicurezza e la difesa è, tuttavia, limitato a progetti a duplice uso. L’Iniziativa strategica europea per la sicurezza della Bei e il recente Fondo azionario per la difesa del Fei sono iniziative accolte con favore, ma costituiscono solo una quota molto piccola delle attività attuali della Bei. Dobbiamo esplorare diverse possibilità che consentirebbero alla Bei di investire in attività legate alla difesa oltre ai progetti esistenti a duplice uso”, hanno scritto i capi di Stato o di Governo di Italia, Finlandia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Romania e Svezia. “Ciò significherebbe discutere e rivalutare le attuali definizioni di progetti a duplice uso e l’elenco delle attività escluse, nonché riconsiderare la politica di prestito dell’industria della difesa e altri elementi restrittivi. Sottolineiamo l’importanza di discutere questa questione in modo da tenere conto dell’impatto sul profilo di rischio della Bei e salvaguardare la sua base di finanziamento”, evidenziano.
L’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell, porta avanti un’altra strada: usare gli extra-profitti degli asset russi congelati per finanziare la fornitura di armi all’Ucraina e il potenziamento della sua difesa. Ovviamente alleggerendo il carico finanziario sull’Ue. La proposta verrà presentata formalmente domani e sarà discussa al vertice Ue giovedì. Il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, li ha stimati in 3-3,5 miliardi di euro l’anno.
Per Borrell si tratta di trasferire i proventi straordinari dei fondi congelati al bilancio comunitario e, da lì, convogliarli principalmente verso l’Ucraina. Nello specifico, di questi 3 miliardi di euro all’anno, il 90% andrebbe al Fondo europeo di sostegno alla pace e il 10% al bilancio generale dell’Ue, che i Trattati vietano di utilizzare per acquistare armi ma che verrebbero utilizzati per rilanciare la crescita della base industriale militare ucraina. “C’è un ampio sostegno per la proposta che ovviamente dovrà ancora essere valutata nel dettaglio. Ma per il via libera serve l’unanimità”, ha spiegato un alto funzionario che lavora alla preparazione del vertice. Le perplessità degli Stati sono su due livelli: uno più generale sui rischi di ricorrere a una manovra del genere e gli effetti che potrebbe avere su mercati e investitori extra-europei; l’altro livello riguarda l’opportunità di usare i fondi sequestrati per fornire armi e non per la ricostruzioni che inizialmente era stato pensato. (AGI)