Una corsa contro il tempo: così Federbalneari Italia indica il rischio che corrono gli stabilimenti che si devono adeguare al decreto 18/2023, che recepisce la direttiva 2020/2184/Ue, secondo cui dalla prossima estate, circa 7 mila stabilimenti balneari saranno costretti ad erogare acqua potabile sulle loro spiagge.
“Il recente decreto legislativo – osserva la federazione – impone nuove regole per tutelare la sicurezza e la salute dei bagnanti, ma con l’approvvigionamento dalle falde acquifere anche solo per l’uso di acqua nelle docce si rischia di mettere sotto stress l’intero sistema idrico. Inoltre, a pochi mesi dall’inizio della stagione balneare 2024, per migliaia di imprenditori il rischio è quello di diventare una corsa contro il tempo, ed in molti casi è impossibile dotarsi di acqua potabile a ridosso della battigia, a meno che le docce non siano collegate alla rete idrica.
“La stagione balneare deve essere programmata sempre con largo anticipo, subito dopo la fine dell’estate, come fanno tutti gli imprenditori del settore, che già in autunno iniziano una programmazione da portare avanti, mese dopo mese”, evidenzia Marco Maurelli, presidente di Federbalneari Italia, che aggiunge: “una norma che richiede un adeguamento delle spiagge così articolato, nel mese di marzo è critica, anche perché l’iter prevede la richiesta di autorizzazioni burocratiche agli enti e lavori di esecuzione, che non sono possibili a stagione già avviata visto il bel tempo in molte parti d’Italia”.
Se per le docce ed i lavapiedi messi a disposizione gratuitamente per turisti e clienti, moltissimi stabilimenti balneari hanno sempre sfruttato i pozzi artesiani di acqua dolce non potabile regolarmente autorizzati sul demanio marittimo naturalmente, il decreto pone anche un dilemma etico: “con il grave problema della siccità, che anno dopo anno si verifica nel nostro paese – sottolinea Maurelli – l’utilizzo di acqua potabile non per essere bevuta, ma per risciacquarsi dalla sabbia, riteniamo sia uno spreco del tutto inutile”.(AGI)
“Il recente decreto legislativo – osserva la federazione – impone nuove regole per tutelare la sicurezza e la salute dei bagnanti, ma con l’approvvigionamento dalle falde acquifere anche solo per l’uso di acqua nelle docce si rischia di mettere sotto stress l’intero sistema idrico. Inoltre, a pochi mesi dall’inizio della stagione balneare 2024, per migliaia di imprenditori il rischio è quello di diventare una corsa contro il tempo, ed in molti casi è impossibile dotarsi di acqua potabile a ridosso della battigia, a meno che le docce non siano collegate alla rete idrica.
“La stagione balneare deve essere programmata sempre con largo anticipo, subito dopo la fine dell’estate, come fanno tutti gli imprenditori del settore, che già in autunno iniziano una programmazione da portare avanti, mese dopo mese”, evidenzia Marco Maurelli, presidente di Federbalneari Italia, che aggiunge: “una norma che richiede un adeguamento delle spiagge così articolato, nel mese di marzo è critica, anche perché l’iter prevede la richiesta di autorizzazioni burocratiche agli enti e lavori di esecuzione, che non sono possibili a stagione già avviata visto il bel tempo in molte parti d’Italia”.
Se per le docce ed i lavapiedi messi a disposizione gratuitamente per turisti e clienti, moltissimi stabilimenti balneari hanno sempre sfruttato i pozzi artesiani di acqua dolce non potabile regolarmente autorizzati sul demanio marittimo naturalmente, il decreto pone anche un dilemma etico: “con il grave problema della siccità, che anno dopo anno si verifica nel nostro paese – sottolinea Maurelli – l’utilizzo di acqua potabile non per essere bevuta, ma per risciacquarsi dalla sabbia, riteniamo sia uno spreco del tutto inutile”.(AGI)