L’Europa deve realizzare e ripensare la propria politica industriale, parola che fino a qualche anno fa era un tabù. Lo ha detto Mario Draghi durante l’evento per il conferimento del premio Ispi 2024. “L’Ue è più vulnerabile di altri ai mutamenti delle condizioni di mercato”, ha proseguito parlando della minaccia dei dazi sollevata dal presidente eletto Donald Trump. “L’Ue è un continente più aperto perché trae circa il 53% del prodotto dal commercio internazionale, gli Stati Uniti il 23-24%, la Cina il 32%. Molto più aperta e di conseguenza più vulnerabile”. Per questo di fronte ai movimenti protezionistici “è inutile fare muri, dobbiamo essere pragmatici, guardando settore per settore”, ha osservato l’ex premier. Per esempio in settori come quello dei pannelli solari dove c’è una leadership cinese, “il treno è partito. Poi ci sono le tecnologie dove è importante mantenere e aumentare i posti lavoro da noi. Ci sono quelli più strategici dove dobbiamo assicurarci le tecnologie come nell’energia, nelle batterie garantendoci una certa autonomia di lungo periodo. C’è poi la piccola industria ad alto potenziale innovativo soprattutto in settori strategici. Dovremo avere una politica industriale, era un anatema fino a 5-6 anni fa. Ora quel mondo è finito. Ci sarà sempre più l’intervento dello Stato e sempre più politica industriale”, ha concluso Draghi. (AGI)