“La risoluzione è stata sottoscritta e votata dal gruppo dei Socialisti e Democratici a cui apparteniamo. Grazie a noi è stato meglio precisato che l’obiettivo cui lavorare è la difesa comune europea, non il riarmo anarchico e sbagliato dei singoli Stati. Alcune ambiguità e limiti permangono, ma nessuno della delegazione del Pd ha votato contro”. Stefano Bonaccini, presidente del Pd, intervistato da “Il Corriere della Sera”, ritorna così sulla decisione di votare a favore della risoluzione del Parlamento europeo sul riarmo.
“Ho lavorato fino all’ultimo per provare ad avvicinare le posizioni, ascoltando e provando a convincere. Come ho sempre fatto in questi due anni, da quando Elly ha vinto le primarie”, sostiene l’eurodeputato dem.
Ha cercato di convincere Elly Schlein a votare sì? E lei ha cercato di convincerla ad astenersi? “Ci siamo parlati più volte, com’è naturale. E – sottolinea – non abbiamo idee distanti. Quando ti trovi a dover comporre, e alla fine a votare, un testo che va mediato tra più forze politiche e, all’interno di ciascuna, con le singole delegazioni nazionali le rigidità sono tante. Avessimo potuto scrivere noi quel testo avremmo senz’altro trovato una sintesi molto più avanzata”.
Non teme l’isolamento del Partito democratico nel gruppo dei Socialisti e Democratici europei dopo l’astensione voluta dalla segretaria? “Non dobbiamo permettere che questo voto sia strumentalizzato o frainteso: il Pd – rileva ancora Bonaccini – è pienamente europeista, dalla segretaria in giù, ed è tutto impegnato a realizzare un’Europa più unita e più forte, capace di parlare con una voce sola in politica estera e di creare una difesa comune”.
A quanti evocano un congresso del Pd Bonaccini replica che occorre “un confronto intelligente e responsabile, né muscolare né tanto più di conta interna. Serve la volontà e la capacità di ascoltarsi e di costruire sintesi. Il mondo è in subbuglio, le opinioni pubbliche sono smarrite e impaurite, abbondano le offerte populiste e le scorciatoie sovraniste, anche antidemocratiche. Mandare per aria anche il Pd non mi sembra un gran contributo alla causa dell’europeismo, del progressismo e del campo democratico”.
Luigi Zanda, ha sostenuto che la decisione di astenersi all’Europarlamento dimostra che Elly Schlein non può essere la candidata premier, è stato fatto notare. “È un giudizio personale, che non condivido, più che un contributo politico alla sintesi. A me pare che oggi il nostro compito, più che dare pagelle, sia quello di incalzare il governo della destra a non isolare l’Italia dall’Europa e la Commissione europea a rafforzare la difesa comune, anziché assecondare spinte sovraniste e schizofreniche”, conclude. (AGI)