Con la controffensiva ucraina di fatto iniziata e dopo che anche il Vaticano ha messo in campo una missione per sondare la possibilità di dialogo tra Mosca e Ucraina, i leader africani tentano la carta diplomatica: la missione di alto livello che ieri, a Kiev, ha visto il presidente Volodymyr Zelensky si conclude a San Pietroburgo con l’incontro col leader del Cremlino Vladimir Putin.
La delegazione africana era composta dal presidente sudafricano Cyryl Ramaphosa, dal presidente senegalese, Macky Sall, quello dello Zambia, Hakainde Hichilema. I leader di Uganda, Egitto e Congo-Brazzaville si sono ritirati all’ultimo momento dalla visita e hanno invece inviato rappresentanti.
A Kiev, poco dopo l’arrivo del team diplomatico, un attacco missilistico russo ha causato almeno sette feriti. “I missili russi sono un messaggio per l’Africa: la Russia vuole più guerra, non pace”, ha twittato il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. Poco dopo, Zelensky ha ribadito la linea ucraina: niente negoziati con Mosca prima del ritiro completo delle truppe russe.
Secondo indiscrezioni dei media internazionali, i leader africani propongono alle due parti una serie di “misure di rafforzamento della fiducia”, inquadrate in una bozza di documento, di cui però non sono stati resi pubblici i dettagli. La Reuters, che ha letto il testo, ha riferito che le misure “mirano a facilitare la creazione di un ambiente favorevole a un cessate il fuoco e che consentirà alle parti di creare fiducia e di prendere in considerazione la formulazione delle loro strategie di ripristino della pace”. Artefice e coordinatrice della missione di pace africana è la Fondazione Brazzaville, presieduta dal francese Jean-Yves Ollivier. Secondo la Fondazione, i Paesi sono stati scelti per rappresentare le diverse visioni del continente africano sul conflitto: nazioni come il Sudafrica e l’Uganda difendono i loro legami con la Russia e altri, come lo Zambia e l’Egitto, hanno votato per il ritiro delle truppe russe dall’Ucraina nell’ultima risoluzione delle Nazioni Unite.
L’Africa, il continente con la maggior concentrazione di paesi a basso reddito, è la regione del mondo che maggiormente ha subito il contraccolpo degli effetti del conflitto russo-ucraino: dalla crisi del grano all’aumento del costo delle materie prime fino alla scarsità di fertilizzanti, elementi che stanno mettendo letteralmente in ginocchio l’approvvigionamento alimentare di molte nazioni. L’accordo per l’export sicuro di grano dal Mar Nero ha contribuito ad alleviare parte della crisi, anche se Mosca ha minacciato di uscire dall’intesa in scadenza il mese prossimo.
Sulla missione africana pesano frizioni internazionali, in particolare quelle tra Stati Uniti e Sudafrica, dopo le accuse fatte a Pretoria di aver fornito armi a Mosca. Dallo scoppio della guerra, l’Africa è stata al centro di una rinnovata competizione per le sfere d’influenza tra Russia e Cina da una parte e dall’altra, le nazioni occidentali che chiedono una condanna di Mosca. I governi africani, tuttavia, sono rimasti in gran parte neutrali.
L’Ucraina ha lanciato un’offensiva diplomatica per corteggiare il Sud del mondo e sfidare l’influenza diplomatica russa, mentre cerca di cementare il consenso intorno al piano di pace ucraino in 10 punti delineato da Zelensky come unica soluzione percorribile. Anche a Mosca le posizioni rimangono rigide: il Cremlino ha escluso possibilità di colloqui di pace significativi con Kiev, pur affermando di rimanere pronto ad ascoltare e aperto a iniziative di terzi. Il ministero degli Esteri russo ha detto ieri che ci sono alcune proposte di pace che potrebbero funzionare, ma vede ancora nella fine delle forniture militari occidentali a Kiev una pre-condizione essenziale. (AGI)