Ucraina: ok Ue a negoziati; Orban non usa il veto


E’ stato un colpo di scena, il tweet del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che annunciava il via libera per i negoziati di adesione per l’Ucraina e la Moldova. E’ arrivato alle 18.25. Dopo ‘appena’ otto ore di negoziati tra i capi di Stato e di Governo al vertice di Bruxelles. L’esito inatteso è stato favorito dalla scelta del premier ungherese, Viktor Orban, di lasciare l’aula nel momento della decisione. “Un’assenza concordata e costruttiva”, ha spiegato un funzionario europeo. Fino al suo arrivo al summit Orban aveva ripetuto “che non vi erano le condizioni per l’apertura dei negoziati con l’Ucraina”. Anche perché “su sette pre-condizioni individuate dalla Commmissione, Kiev ne ha soddisfatte solo quattro finora”, aveva spiegato.
Dopo una lunga opera di convincimento da parte dei suoi omologhi – anche attraverso un bilaterale con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni – Orban ha scelto l’assenza strategica. “Siamo stati al tavolo dei negoziati per quasi otto ore. La posizione ungherese è chiara: l’Ucraina non è preparata per l’avvio dei negoziati di adesione. E’ una decisione completamente insensata, sbagliata e irrazionale e l’Ungheria non cambierà la sua posizione. Dall’altra parte, 26 Paesi hanno insistito che venga fatta questa decisione”, è la sua spiegazione affidata a un video pubblicato subito dopo l’annuncio dell’intesa. “Perciò l’Ungheria ha deciso che se i 26 lo vogliono fare, lo facciano a modo loro ma l’Ungheria ha deciso di non condividere questa cattiva scelta e ha deciso di non prendervi parte”, ha ribadito.
Il risultato finale non cambia. E’ stato dato il via libera all’apertura dei negoziati con l’Ucraina e la Moldavia ed è stato concesso lo status di candidato alla Georgia. L’Ue ha inoltre garantito che avvierà i negoziati con la Bosnia-Erzegovina una volta raggiunto il necessario grado di conformità ai criteri di adesione e ha invitato la Commissione a riferire in merito entro marzo per prendere la decisione.
Gli altri leader hanno celebrato il passo storico. A partire dal presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che l’ha definita “una vittoria per l’Ucraina e per l’Europa”. “Grande soddisfazione” è stata espressa dalla premier Meloni. “Si tratta di un risultato di rilevante valore per l’Unione europea e per l’Italia, giunto in esito a un negoziato complesso in cui la nostra Nazione ha giocato un ruolo di primo piano nel sostenere attivamente sia Paesi del Trio orientale sia la Bosnia-Erzegovia e i Paesi dei Balcani occidentali”, ha spiegato. Al vertice resta però aperta un’altra partita. “Stiamo ancora lavorando sul bilancio pluriennale ed è un dibattito difficile. Sono ottimista che nelle prossime ore riusciremo ad adottare una decisione sul sostegno all’Ucraina e sulle priorità dell’Ue”, ha assicurato Michel. Ma ancora una volta sulla soglia c’è Orban a bloccare la possibile intesa. Questa volta non è da solo.
La proposta sui cui lavorano i leader prevede un pacchetto di finanziamenti per l’Ucraina da 50 miliardi di euro. Il premier ungherese ha chiarito che quei fondi vanno destinati attraverso un altro strumento, non dal bilancio europeo. Gli sherpa – a quanto riferiscono diverse fonti diplomatiche – lavorano a un’intesa a 26 che poi verrà sottoposta a Orban, cercando di fare pesare la compattezza (che per ora manca). In ogni caso i negoziati saranno lunghi. Chi è stato in sala racconta che il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, si è sfilato la giacca preferendo un pullover per affrontare “una notte lunga”.
Il Consiglio ha messo sul tavolo una proposta che prevede nuovi fondi dagli Stati per il bilancio europeo per 22,5 miliardi di euro. I frugali, guidati da Germania e Paesi Bassi, ritengono che gli stanziamenti nuovi debbano riguardare solo i 17 miliardi da destinare all’Ucraina (dei cinquanta, gli altri 33 sono prestiti). Altri Paesi, tra cui l’Italia, vorrebbero invece maggiore impegno finanziario europeo per le migrazioni (ora si discute di circa 9 miliardi) e per la competitività. Non è escluso che questi nuovi fondi vengano da trasferimenti da altri capitoli del bilancio. In particolare una soluzione per favorire le imprese innovative (nell’ambito del programma per la sovranità europea) potrebbe essere quella di concedere agli Stati membri maggiori margini per deviare i fondi di Coesione già stanziati, senza co-finanziamento nazionale.
Dopo l’intesa sull’allargamento, si è tenuta una riunione ristretta sul bilancio tra Italia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Finlandia, Svezia, Michel e la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.(AGI)
BRA