La domanda è (se la notizia sarà confermata): soldati Nato o mercenari dalla Germania? Intanto Kiev avanza (lentamente) e bombarda la Crimea, ma attende la risposta su Odessa
Non è stato solo un bombardamento, ma un messaggio per Putin. I missili lanciati venerdì dall’Ucraina contro il centro di comando della flotta russa in Crimea hanno colpito proprio quando si stava svolgendo una riunione segreta tra i comandanti russi. Kiev ha voluto far sapere a Mosca di esserne stata informata. E di poter colpire i generali quando meno se l’aspettano.
Il Cremlino reagisce con le armi e con le allusioni. Come quella di avere catturato dei soldati di un Paese Nato impegnati in combattimento. All’agenzia Ria Novosti il comandante di un gruppo di ricognitori nella zona di Zaporizhzhia ha dichiarato di avere distrutto un carro armato tedesco Leopard: «Abbiamo scoperto che l’autista era gravemente ferito e gli altri sono morti. Il meccanico, quando si è svegliato e ci ha visto, ha cominciato a gridare “nicht shissen” (non sparate)», ha aggiunto senza al momento fornire prove, né precisare se si trattasse di contractor privati.
Mosca intanto minimizza i danni sulla Crimea. Lo stato maggiore ucraino parla di una decina di morti, tra cui diversi ufficiali russi. I filmati dei due missili che hanno sventrato l’imponente edificio suggeriscono un bilancio tragico. Mentre da Odessa alla capitale danno per scontata la rabbiosa reazione del Cremlino, ieri altri ordigni hanno colpito Sebastopoli, capoluogo della Crimea annessa da Mosca nel 2014 e che il presidente Zelensky continua a indicare come il bersaglio grosso della controffensiva.
Sul campo, a dire il vero, le cose vanno a rilento. Ma se fino a poche settimane fa la frenata nella tabella di marcia era il sintomo della difficoltà di Kiev nel penetrare le linee russe, negli ultimi tempi lo stato maggiore ucraino sembra voler adattarsi al cambio di ritmo, lavorando ai fianchi le forze russe per poi incunearsi in alcuni settori e successivamente allargare la breccia. Gli squadroni ucraini sono riusciti a penetrare il fronte di difesa russo nella località di Verbove, ha detto alla Cnn il generale Oleksandr Tarnavsky, comandante della controffensiva. Tuttavia ha riconosciuto che i suoi uomini procedono «non così velocemente come ci aspettavamo». La cosa importante «è non perdere l’iniziativa – ha sostenuto –. Siamo arrivati a una svolta sul fianco sinistro e continuiamo ad avanzare oltre».
L’uso di armi pesanti fornite dall’Occidente nella feroce battaglia che si sta nuovamente combattendo alla periferia di Bakhmut, catturata dalla Russia a maggio, «sta infliggendo un tributo significativo alle linee nemiche». Lo hanno detto all’agenzia Reuters alcuni comandanti ucraini. «Anche un solo cannone può ribaltare completamente la situazione – dice il comandante “Sasha” –. Lo sappiamo anche perché è quello che dicono i russi nelle loro comunicazioni e si chiedono continuamente quante munizioni ci siano rimaste». La riconquista di alcuni snodi come Klischiivka e la vicina Andriivka sono «un trampolino di lancio per riprendere Bakhmut», ripetono i militari. La città dell’Ucraina orientale di cui restano solo le rovine è tornata ad essere un’ossessione delle opposte leadership. Perché Bakhmut venne presa dai miliziani della compagnia Wagner sotto la guida diretta di Prigozhin.
Ma la Wagner, dopo l’ammutinamento del 23 giugno, è stato sciolta e Prigozhin tolto di mezzo con tutti i capi della milizia privata putiniana. «Se riprendiamo Bakhmut – spiega ad Avvenire una fonte del “Comando Sud”, che ha l’ordine di tenere impegnati i russi così da bloccare i rinforzi e sguarnire il fronte orientale – per Putin sarà un colpo al cuore: tutti i russi capirebbero che senza Wagner e senza Prigozhin, Putin non ha più la forza di un tempo, sia fuori sia dentro la Russia». Puntare sul logoramento e l’implosione del clan Putin è una scommessa che non ha a che fare con la strategia militare, ma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e gli alti funzionari militari e di governo hanno salutato i progressi e respinto le critiche dell’Occidente, secondo cui la controffensiva sta procedendo troppo lentamente.
Per dimostrare il contrario non rimane molto tempo. E la promessa di combattimenti a tappe forzate anche d’inverno suona come un’altra scommessa rischiosa, considerato come le condizioni climatiche trasformano i campi di battaglia in trappole per i mezzi corazzati. Perciò già nelle prossime ore la guerra tornerà a crescere d’intensità. Kiev non può permettersi i tentennamenti dei Paesi sostenitori. E Putin non può lasciar credere che senza i Wagner le linee cedono.
Di Nello Scavo – Fonte: avvenire.it