Ucraina 1932-33. Il raccolto del dolore


Lo storico inglese Robert Conquest, in un suo libro pubblicato negli USA nel 1986, rivelò al mondo lo sterminio per fame (Holodomor) di milioni di contadini ucraini provocato da Stalin creando ad arte la carestia in quei territori, con il sequestro del raccolto di grano ucraino da destinare alla Russia per venderlo anche all’estero

di Antonino Gulisano

Nel 1986 Robert Conquest pubblicò negli Stati Uniti un libro, Raccolto di dolore, che non fu mai pubblicato in Italia, anche se la Garzanti ne aveva acquistato i diritti, fino al 2004. Il libro descrive e smaschera l’olocausto che Stalin provocò in Ucraina nel biennio 1932- 33, lo sterminio di cinque milioni di contadini per fame (Holodomor), creando ad arte la carestia di quel tempo, con il sequestro del raccolto di grano ucraino da destinare alla Russia per venderlo anche all’estero.

Raccolto di dolore rappresenta il rapporto tra totalitarismo e nazionalismo e che continua ad avere riflessi politici anche oggi. I fatti del 19932/33 furono più una guerra interna del comunismo contro i contadini o un attacco della Russia all’Ucraina? Stalin e Molotov consideravano l’Ucraina e gli ucraini come particolarmente riottosi nei confronti della politica stalinista e dei suoi obiettivi.

Il leninismo e lo stalinismo hanno esercitato a lungo una forte influenza nel mondo, dando vita a forti partiti comunisti, che certamente hanno avuto anche storie diverse. Quale parallelo si può fare tra il totalitarismo espresso nel periodo stalinista e dopo la caduta del muro di Berlino e la politica imperialista territoriale e nazionalista di Putin?

In contesti storici diversi, lo schema strategico di Puntin è simile a quello dell’era sovietica: promuovere disordine e destabilizzare le società aperte. È lui il punto di congiunzione tra il populismo e il maoismo digitale. È lo stesso presidente russo a spiegare con i suoi interventi la sofisticata strategia illiberale del Cremlino nei confronti dell’Occidente.

Putin ha capito che, per mancanza di risorse e incapacità di innovare, la Russia non avrebbe potuto tenere il ritmo di quello che un tempo si chiamava «mondo libero», si è convinto di una cosa semplice e cioè che se la Russia non può diventare come l’Occidente, allora bisogna che l’Occidente si trasformi in una specie di Russia. Intorno a questo principio di relativismo strategico, Putin ha scatenato la sua offensiva globale contro la democrazia rappresentativa, contro i diritti civili, contro l’Unione Europea, contro gli Stati Uniti, contro la Nato.

Si spiegano, così, la guerra in Georgia, l’invasione dell’Ucraina, l’annessione della Crimea, i cyber attacks agli Stati baltici, i finanziamenti ai leader estremisti, i patti politici con i partiti populisti, le campagne omofobiche, il sostegno al despota Bashar al-Assad in Siria, la fabbricazione di fake news, comprese quelle di Stato diffuse in inglese dalla tv RT, la scuderia di hacker informatici, la protezione di WikiLeaks e di Edward Snowden, i tentativi di manipolazione dei processi elettorali nel Regno Unito, in Germania, in Francia, in Italia e ovviamente in America.

Tutto questo conferma quanto sia paradossale che l’Occidente democratico non abbia gli strumenti giuridici per difendersi da chi utilizza il caos, la guerra guerreggiata e la destabilizzazione attraverso tecnologie e piattaforme digitali per attaccare le fondamenta della società aperta. Nel sistema democratico la categoria principe è quella della tolleranza e del confronto, ma nel momento in cui gli intolleranti vogliono abbattere il sistema democratico, anche i tolleranti hanno l’obbligo di essere intolleranti per salvare la Democrazia.

(Nell’immagine: La morte e la natura, di Sabatino Scia. Foto Sabatino Scia)