Tutte le incognite del voto in Spagna


Oggi gli spagnoli vanno al voto in un Paese fortemente polarizzato. Sono le terze elezioni in meno di quattro anni, che dovranno scongiurare l’ingovernabilità che rischia un Congresso diviso in due grandi blocchi: da un lato, i socialisti del Psoe e la sinistra radicale di Podemos, e dall’altro, il Partito Popolare, Ciudadanos e Vox. E quindi i voti dei partiti regionali catalani e baschi potrebbero rivelarsi fondamentali.

In testa a tutti i sondaggi è il premier socialista, Pedro Sanchez, dato al 31,5%. L’incognita principale è però l’ascesa di Vox che ha rivoluzionato il panorama politico del Paese e con cui i conservatori ora si sono detti pronti a governare. Assolutamente marginale nella politica spagnola dopo la fine della dittatura di Francisco Franco nel 1975, l’estrema destra potrebbe entrare nel Congresso con un partito praticamente sconosciuto fino a un anno fa e che ha fatto irruzione nella scena politica spagnola a dicembre, alle elezioni regionali in Andalusia, quando ha ottenuto quasi l’11% dei voti e 12 seggi nel ‘parlamentino’ regionale.

Stavolta il partito, ultranazionalista e xenofobo, potrebbe entrare in Parlamento: i sondaggi gli assegnano trenta seggi e circa il 10% dei voti. Una prospettiva che i socialisti hanno utilizzato per mobilitare l’elettorato: potrebbero infatti essere defenestrati dal governo da un eventuale accordo tra il Partito Popolare, i liberali di Ciudadanos e Vox, così come accaduto nel feudo andaluso ad inizio d’anno. Il Partito Popolare soffre però ancora le conseguenze dei casi di corruzione che lo hanno investito ed è dato al 20% circa. E Ciudadanos appare restio a un’alleanza con Vox a livello nazionale. 

“Questo rischio esiste: se domenica prossima le tre destre si sommano, avremo Pablo Casado come presidente, Albert Rivera come accompagnatore e l’estrema destra al comando”, ha messo in guardia il premier. Sanchez si è esposto perché poco prima Casado si era detto pronto, per la prima volta in maniera esplicita, a governare con Vox: “Alla fine, Vox o Ciudadanos che ottengano 10 seggi o 40, avranno l’influenza che vorranno avere per entrare nel governo o per decidere la legislatura”. Il leader dei Popolari ha poi invitato al “voto utile” per cercare di contenere i socialisti del Psoe e per convincere delusi e indecisi. Perché l’altra incognita sono proprio gli indecisi, calcolati in quattro milioni.

Nessuno potrebbe conquistare la maggioranza

Giunto in maniera rocambolesca alla Moncloa (grazie alla mozione di sfiducia contro il popolare Mariano Rajoy, affondato dallo scandalo tangenti), Sanchez sembra quindi destinato a ottenere un buon risultato. Secondo i sondaggi, abbastanza per scongiurare l’avvento al potere dei rivali ma non sufficiente a governare. Se le proiezioni saranno confermate, né l’alleanza Psoe-Podemos, né una coalizione PP-Ciudadanos-Vox supererà la soglia dei 176 seggi necessari per conquistare la maggioranza assoluta alle Cortes Generales.

Per conservare la guida del Paese, Sanchez potrebbe quindi essere costretto a un’intesa con i nazionalisti baschi e catalani, i quali sperano che la sinistra gestisca in maniera più morbida la delicata questione indipendentista. Ma si tratta di uno scenario non senza problemi: nei dibattiti tv prima del voto, l’alleanza del Psoe con i nazionalisti catalani è stata usata come un’arma contro Sanchez: i suoi avversari lo hanno tacciato di legami con “i nemici della Spagna” e di volere “liquidare” il Paese.

E non va dimenticato che i partiti indipendentisti catalani, togliendo il loro appoggio al governo a febbraio in occasione del varo della legge di bilancio, sono stati in parte responsabili della crisi che ha portato alle elezioni anticipate, mentre il fallito tentativo di indipendenza della Catalogna li ha resi impopolari in gran parte della Spagna, rendendo così difficoltosi i negoziati per la formazione di un’alleanza di governo.

La destra liberale di Ciudadanos, guidata da Albert Rivera, è in terza posizione nei sondaggi, accreditata al 13,9% delle preferenze, seguita da Podemos, al 12,1%. Entrambi i partiti hanno perso consensi sullo sfondo del boom registrato da Vox, la cui crescita ha avuto un forte impatto sul dibatto politico in Spagna. Negli ultimi 20 anni, fanno notare gli analisti, la campagna elettorale era incentrata sui temi economici, mentre ora – nonostante le preoccupazioni legate alla disoccupazione e all’immigrazione – le questioni centrali sono quelle identitarie. 

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Fonte: estero agi