Turista enogastronomico: per un profilo eclettico, la degustazione non basta più


Chi viaggia alla scoperta delle specialità enogastronomiche italiane chiede sempre più diversità di proposta e di cucina. Roberta Garibaldi: «Ampliare e arricchire l’offerta, diversificandola, è un vantaggio competitivo». Vincenti le proposte integrate che comprendono la visita alle attrazioni culturali e lo shopping

Le tradizionali degustazioni non bastano più. Ora i turisti enogastronomici chiedono di più. Sopratutto in termini di varietà delle proposte. Tanto che cresce sempre più la percentuale di appassionati di viaggi enogastronomici “onnivori”, che ormai sfiora il 50% del totale. «Questi turisti sono aperti verso l’esplorazione di forme di fruizione differenti e questo loro desiderio deve essere da stimolo per le destinazioni per ampliare e arricchire l’offerta, diversificandola e integrandola. Soprattutto in un momento come l’attuale, dove un’attenta pianificazione delle strategie può creare un vantaggio competitivo nei prossimi mesi», spiega Roberta Garibaldi, presidente dell’Associazione italiana turismo enogastronomico.

L’85% dei turisti enogastronomici italiani si definisce eclettico

Il profilo del turista enogastronomico
I profili psico-culinari sono l’insieme di aspettative, gusti ed esigenze personali verso le proposte enogastronomiche in viaggio. Ogni turista tende a identificarsi in un profilo predominante e nel 43% dei casi si tratta dell’eclettico, ossia chi fa della varietà dell’offerta una prerogativa irrinunciabile nei viaggi. Questa tipologia risulta essere la più diffusa tra i viaggiatori di Canada, Stati Uniti, Messico, Cina e Regno Unito; solo fra i francesi prevale il tema dell’autentico. Il profilo eclettico è trasversale sia da un punto di vista generazionale (con il 53% dei Boomer, il 45% della Generazione X, il 38% dei Millennial e il 37% della Generazione Z), sia in termini di genere (con il 42% delle donne e il 41% degli uomini). Questo desiderio di ricercare e vivere esperienze enogastronomiche differenti viene confermato anche dal comportamento effettivo: i turisti stranieri hanno partecipato mediamente a 3,9 differenti tipologie di proposte nel corso dei viaggi compiuti negli ultimi due anni, valore che sale a 4,7 considerando chi ha viaggiato con motivazione primaria l’enogastronomia.

Gli italiani i più eclettici
Fra le nazionalità dei turisti più eclettici non possono che primeggiare gli italiani con l’85% che dichiara di aver partecipato a cinque o più esperienze, a dimostrazione del forte desiderio di scoprire e sperimentare l’enogastronomia locale in tutte le sue sfaccettature. Fra le proposte più popolari figurano, oltre al gustare prodotti tipici, visitare un mercato e il recarsi presso bar e ristoranti storici. Grande interesse suscitano le esperienze di visita ai luoghi di produzione, soprattutto nelle aziende agricole che registrano un tasso di interesse maggiore rispetto alle cantine. C’è interesse nel provare piatti di cucine differenti da quelle locali, con il 58% che si è recato in ristoranti etnici, ma è comunque un interesse meno marcato rispetto ai turisti stranieri. Ciò è anche dovuto al fatto che il turismo enogastronomico degli Italiani è principalmente domestico e la ricchezza e varietà del panorama enogastronomico regionale è tale da mettere in secondo piano il desiderio di cucine straniere.

Un menu diversificato
Il turista non ricerca varietà nelle sole proposte, ma anche nella cucina, a prescindere dalla meta che sta visitando. Quasi 7 turisti su 10 desidererebbero provare piatti di tradizioni culinarie differenti anche se la destinazione è rinomata per una in particolare e fra i turisti enogastronomici il numero è ancora maggiore, salendo all’81%. Ciò non significa mettere in secondo piano le specialità del luogo, ma che i turisti amano esperienze di ogni tipo. Il 48%, ad esempio, di coloro che hanno acquistato cibo presso un food truck ha anche mangiato in ristoranti gourmet e viceversa. Questo eclettismo si traduce, inoltre, in un maggiore desiderio di abbinare altre attività alle esperienze enogastronomiche. Il viaggiatore ricerca proposte integrate con attività culturali e ludiche, in primis la visita alle attrazioni culturali (indicato dall’85% dei turisti enogastronomici e dal 72% dei turisti generalisti) e lo shopping (rispettivamente 85% e 68%).

L’impatto della pandemia
Questa tendenza all’eclettismo e alla ricerca di una pluralità di esperienze punta a rafforzarsi durante l’anno. Se nel 2020 il turismo ha saputo mantenere la sua capacità attrattiva, infatti, il 2021 potrebbe essere il momento giusto (al netto delle varie limitazioni) per il boom di una ricerca individuale di esperienze. «Il momento è importante per investire sul turismo enogastronomico, poiché può rappresentare una leva per la ripartenza anche sul mercato domestico. Sarà fondamentale per le destinazioni sviluppare una nuova progettualità, favorendo l’innovazione, la digitalizzazione, la diversificazione e l’orientamento alla sostenibilità del comparto», ha puntualizzato Garibaldi.

fonte: Italia a Tavola