Turismo in Europa, trovata l’intesa per il “green pass”, forse al via dal 1° luglio


di redazione

A Bruxelles si spiana la strada per l’entrata in vigore del  “green pass” o pass vaccinale, probabilmente dal prossimo primo luglio.

A sbloccare l’avvio del certificato pensato per facilitare gli spostamenti turistici tra gli Stati dell’Unione europea è l’accordo raggiunto dopo un lungo negoziato tra il Consiglio dell’Ue ed il Parlamento europeo. 

Il testo del faticoso compromesso, redatto in una decina di articoli, dovrà ora essere sottoposto all’approvazione della Commissione per le libertà civili, per poi passare dal Parlamento europeo entro la prima metà di giugno, in modo da far entrare in vigore il pass vaccinale in tempo utile per salvare la stagione turistica estiva. Oltre all’approvazione definitiva del Parlamento, occorrerà anche il benestare del Consiglio europeo.

Il certificato vaccinale, in forma digitale ma che si potrà  ottenere anche su carta, avrà la durata di 12 mesi, esso consisterà in un codice QR dalla cui lettura si potrà evincere la posizione della persona interessata rispetto al Covid 19. Il codice rivelerà se si è stati vaccinati oppure se è stato effettuato un test con esito negativo negativo, o se ci si è immunizzati guarendo dal virus.

I negoziatori per il Parlamento hanno chiesto di rendere gratuiti i test e di salvaguardare il principio della libera circolazione delle persone, riducendo al minimo i margini di discrezionalità dei singoli Stati.

Da parte loro i governi di paesi come la Germania e la Svezia difendevano con forza il diritto al controllo dei propri confini nazionali. 

Queste diverse esigenze hanno trovato una sintesi nell’articolo 10 dell’accordo, il quale afferma che gli Stati dell’Ue sono tenuti ad “astenersi dall’imporre ulteriori restrizioni ai viaggi”, quindi niente quarantene o ulteriori test che non siano resi strettamente necessari per esigenze sanitarie, ma anche in questo caso le misure dovranno essere “necessarie e proporzionate”.

Il nodo del consentire la gratuità dei test voluta dal Parlamento, che preoccupava i paesi membri soprattutto a causa dei costi, è stato risolto dalla Commissione europea, che ha promesso nuovi stanziamenti: “Per garantire ulteriormente la disponibilità di test a prezzi accessibili – dice l’accordo – la Commissione europea si impegna a mobilitare ulteriori fondi per 100 milioni di euro”.

I paesi membri hanno ottenuto di poter disporre di un tempo di sei settimane per organizzare l’emissione del certificato. Il certificato rilasciato da uno Stato dell’Ue  dovrà  riconoscere i certificati degli altri paesi membri.

Per il rilascio del certificato vaccinale saranno accettati in tutta l’Unione, i vaccini autorizzati dall’Agenzia europea dei medicinali, cioè, fino a questo momento, Pfizer-BioNTech, AstraZeneca, Moderna e Janssen. Ogni singolo governo potrà decidere se accettare o meno vaccini provenienti da altre case produttrici.

Per il Parlamento europeo relatore è stato il deputato socialista spagnolo Juan Fernando López Aguilar che ha sostenuto in una conferenza stampa la validità dell’accordo, senza il quale, ha detto, le misure nazionali avrebbero creato “confusione e discriminazione”.