Tunisia: arrestati due giornalisti, ‘hanno diffamato il Paese’


Due giornalisti sono stati arrestati in Tunisia per aver criticato la situazione nel Paese. Borhen Bssais, conduttore televisivo e radiofonico, e Mourad Zeghidi, commentatore politico, sono oggetto di un mandato di rinvio a giudizio per aver diffuso “false informazioni con l’obiettivo di diffamare altri o ledere la loro reputazione “, ha detto all’AFP il portavoce del tribunale di Tunisi, Mohamed Zitouna. Il loro arresto è coinciso con quello di Sonia Dahmani, avvocato ed editorialista, nota voce critica del presidente Kais Saied. La donna è stata arrestata nella casa dell’avvocato dove si era rifugiata, circondata da colleghi, e l’arrsto è stato filmato in diretta dal canale francese France 24 prima che la connessione fosse interrotta dagli agenti di polizia. L’edificio è stato “preso d’assalto da decine di agenti delle forze di sicurezza mascherati, che hanno usato violenza”, ha protestato davanti alla stampa Laroussi Zguir, presidente della sezione dell’Ordine degli avvocati di Tunisi, chiedendo il “rilascio immediato” di Dahmani e annunciando uno sciopero degli avvocati da domani.
L’emittente pubblica France 24, da parte sua, ha denunciato l’atteggiamento degli agenti di polizia che hanno interrotto l’intervento del suo corrispondente, “hanno strappato la telecamera dal treppiede” e hanno arrestato il suo cameraman per “dieci minuti”. France 24 “ha condannato fermamente questo ostacolo alla libertà di stampa e questo intervento brutale e intimidatorio della polizia che impedisce ai suoi giornalisti di esercitare la loro professione”. I tre editorialisti detenuti sono perseguiti ai sensi del decreto 54, promulgato nel settembre 2022 dal presidente Saied per reprimere la diffusione di “notizie false”. Provvedimento criticato dai difensori dei diritti tunisini e internazionali perché soggetto a un’interpretazione molto ampia. Secondo l’Unione Nazionale dei Giornalisti, in un anno e mezzo, più di 60 persone, tra cui giornalisti, avvocati e oppositori di Saied, sono state perseguite sulla base di questo testo. Da quando il presidente Saied, eletto democraticamente nell’ottobre 2019 per cinque anni, si è concesso i pieni poteri durante un colpo di stato nel luglio 2021, le ONG tunisine e internazionali hanno deplorato una regressione dei diritti in Tunisia.
Questa mattina, circa 300 persone si sono radunate a Tunisi su appello del Fronte di Salvezza Nazionale (FSN), la principale coalizione dell’opposizione, per chiedere il “rilascio dei detenuti politici”, mentre una quarantina di persone tra cui diversi funzionari del FSN sono state arrestate per “cospirazione contro la sicurezza dello Stato”. “Fermate lo stato di polizia” oppure “Via da Kais Saied”, hanno gridato i manifestanti.

Ahmed Néjib Chebbi, cofondatore del FSN, ha denunciato “un sistema liberticida” in Tunisia. “Tutte le libertà sono state pugnalate. Oggi è il potere personale assoluto (di Kais Saied, ndr) che sottomette tutti gli strumenti dello Stato per soffocare i diritti e le libertà”, ha detto all’AFP. Zeghidi è sotto processo “per una pubblicazione sui social network in cui ha sostenuto un giornalista arrestato (Mohamed Boughalleb, condannato a sei mesi di carcere per diffamazione di un pubblico dipendente, ndr) e per dichiarazioni rilasciate durante programmi televisivi da febbraio”, ha spiegato l’avvocato Ghazi Mrabet all’AFP. Oltre all’ondata che ha colpito i commentatori e giornalisti, la settimana scorsa diverse ONG che aiutano i migranti sono state sottoposte a controlli e il presidente dell’associazione antirazzista Mnemty (“il mio sogno”), Saadia Mosbah, è in custodia di polizia con l’accusa di riciclaggio di denaro. Mosbah era stata in prima linea nella difesa dei migranti sub-sahariani in Tunisia dopo il violento discorso del presidente Saied nel febbraio 2023 in cui denunciava l’arrivo di “orde di migranti illegali” come parte di un complotto “per cambiare la composizione demografica” del paese. (AGI)

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