Terapie sempre più innovative e mirate significano sempre più tempo di qualità per le pazienti: è l’equazione che muove la ricerca scientifica nel trattamento del tumore al seno metastatico, condizione sviluppata in quasi un caso su tre con diagnosi di carcinoma mammario in fase iniziale e che solo in Italia riguarda ben 37.000 donne. Tra i farmaci di ultima generazione per contrastare le metastasi generate dalla diffusione delle cellule tumorali dal seno ad altre parti del corpo (fegato, cervello, ossa, polmoni), si stanno rivelando particolarmente efficaci gli ADC, acronimo di Antibody-Drug Coniugates, capaci di riconoscere le cellule tumorali sfruttando i recettori presenti sulla loro superficie per poi attaccarle e distruggerle dall’interno rilasciando una sostanza chemioterapica in modo selettivo. Questa innovativa e strategica azione antitumorale contraddistingue anche sacituzumab govitecan, un ADC che da oggi vede ampliato il suo campo di impiego. Oltre a essere stato autorizzato il suo utilizzo già in II linea per il tumore al seno triplo negativo metastatico (mTNBC), la forma biologicamente più aggressiva di tutte, questo innovativo farmaco rappresenta ora un’opzione terapeutica disponibile anche per le pazienti con carcinoma mammario metastatico HR+/HER2-, che cioè risulta positivo all’espressione dei recettori ormonali HR (estrogeno o progesterone), mentre esprime poche o nessuna proteina HER2 (recettore 2 del fattore di crescita umano). «In Italia si contano ogni anno circa 6-8.000 nuovi casi di tumore metastatico HR+/HER2-, che riguardano pazienti generalmente in buone se non ottime condizioni cliniche, quindi pienamente candidate – salvo eccezioni – a un trattamento con ulteriori linee terapeutiche», illustra il Prof. Michelino De Laurentiis, Direttore Dipartimento Corp-S assistenziale e di ricerca dei percorsi oncologici del Distretto Toracico Istituto Nazionale Tumori IRCCS “Fondazione G. Pascale” di Napoli. «Recentemente l’opzione preferibile consiste nell’impiego dei coniugati farmaco-anticorpo (ADC), che in vari lavori di ricerca hanno dimostrato di essere più efficaci e spesso meglio tollerati rispetto alla chemioterapia. In particolare, il farmaco sacituzumab govitecan risulta indicato nelle pazienti con carcinoma mammario metastatico HR+/HER2- che hanno praticato almeno una linea endocrina e almeno due linee di chemioterapia. I vantaggi del suo utilizzo rispetto alla tradizionale terapia chemioterapica sono stati evidenziati dallo studio TROPiCS-02: sacituzumab govitecan ha migliorato la PFS (Progression-Free Survival), riducendo il rischio di progressione della malattia di circa il 34%, e ha prolungato la sopravvivenza, riducendo il rischio di decesso di circa il 21%. Inoltre, ed è un dato tutt’altro che secondario, ha migliorato in maniera statisticamente significativa la qualità di vita delle pazienti in termini sia di GHS (un indice globale di qualità di vita) sia di Fatigue (astenia)”. (AGI)