Tumori: 8 pazienti su 10 non ricevono valutazione nutrizionale


«Abbiamo ritenuto necessario realizzare un’indagine qualitativa sulla nutrizione dei pazienti oncologici per diverse ragioni, non ultima la considerazione che l’alimentazione è uno dei principali bisogni e necessità dell’uomo e che una corretta alimentazione è alla base della prevenzione di molti tumori – dichiara Annamaria Mancuso, Presidente di Salute Donna ODV che coordina il Gruppo “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere” – oggi, riflettendo sulle evidenze emerse dalla ricerca, siamo più che mai convinti dell’opportunità di capire di più rispetto a questo elemento così fondamentale nella vita di tutti noi, ma che per i pazienti affetti da tumore che si trovano in una condizione di particolare fragilità, assume una valenza e un ruolo determinanti, e come viene affrontato nelle strutture oncologiche. Siamo veramente colpiti dal dato che concerne la quasi totale assenza di valutazione nutrizionale in ambito oncologico; questo ci deve indurre a lavorare su tale aspetto che, per molti versi, è collegato a problematiche strutturali, organizzative e di risorse umane all’interno dei reparti di oncologia. Criticità che sono, a quanto pare, ancora ampiamente diffuse sul territorio nazionale. Il nostro compito, come Associazioni dei pazienti e delle pazienti, è stimolare le Istituzioni a rendere la presa in carico del paziente il più possibile globale all’interno di una visione olistica della persona e della malattia. È necessario integrare figure specialistiche e aspetti nutrizionali nel percorso diagnostico terapeutico-assistenziale, anche perché una mole di studi clinici dimostrano ormai che le abitudini alimentari nel corso delle cure possono influire sulla risposta delle terapie, sul mantenimento di una buona qualità della vita e sul contrasto agli effetti collaterali dei trattamenti farmacologici e chirurgici».Risulta evidente da questi dati come ancora oggi l’attenzione degli oncologi sia estremamente centrata sulla malattia tumorale e i trattamenti. Dall’indagine emerge che quasi il 70% dei pazienti nei sei mesi successivi alla diagnosi di tumore ha perso peso, con una variazione che ha oscillato intorno al 10%, non poco (53,3% dei pazienti più del 10%, 46,7% meno del 10%). Al tempo stesso, quasi il 70% del campione non ha ricevuto indicazioni né consigli sull’alimentazione tenendo conto della sua patologia, mentre circa il 35,2% ha ricevuto consigli e suggerimenti da un dietista o da un nutrizionista. Nel 27,3% dei casi è stato proprio l’oncologo a offrire supporto nutrizionale, il medico di famiglia solamente nel 3,4%. Più di un paziente su due non ha ricevuto aiuto sugli aspetti nutrizionali, il 23,7% si è quindi rivolto a professionisti privati, mentre il Servizio Sanitario Nazionale risulta latitante, solo un 18,4% del campione ha trovato un qualche aiuto. L’alimentazione è ritenuta dalla maggioranza dei pazienti oncologici un fattore determinante per il benessere fisico, per evitare la perdita di peso e per conservare la forza necessaria ad affrontare le terapie contro il tumore. È quanto emerge dall’indagine conoscitiva sulla nutrizione nei pazienti oncologici realizzata nell’ambito dell’iniziativa “In Contatto” promossa dalle 45 Associazioni del Gruppo “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere”, che ha voluto indagare le esperienze, le criticità e le esigenze dei pazienti e delle pazienti per portare all’attenzione delle Istituzioni eventuali disagi, bisogni non soddisfatti e proposte per trovare soluzioni adeguate. Al questionario ha risposto un campione di 283 uomini e donne con diagnosi di tumore e oltre la metà (55,1%) in trattamento all’epoca dell’indagine, quasi il 28% in fase di remissione di malattia. Il 46,3% del campione di età compresa tra i 61 e i 75 anni, il 32,2% tra i 51 e i 60 anni, un complessivo 21,6% tra i 18 e i 50 anni, i restanti 7,1% sopra i 76 anni. Dalla ricerca emergono lacune importanti: carenza o assenza di informazione, talvolta confusione sulla nutrizione da parte degli operatori sanitari, mancanza di figure specialistiche, come il dietista o il nutrizionista, cui far riferimento nelle strutture oncologiche, accesso difficoltoso ad alimenti o integratori consigliati, assenza di supporto nutrizionale al momento della diagnosi e mancanza di presa in carico del fattore alimentare, infine, latitanza del Servizio Sanitario Nazionale nel supportare le necessità nutrizionali dei pazienti. La maggioranza dei rispondenti è di sesso femminile. Il dato più rilevante e per certi versi sconcertante riguarda l’85% degli intervistati, che affermano di non avere ricevuto o di non essere stato sottoposto ad alcuna valutazione di tipo nutrizionale al momento della diagnosi di tumore né dopo, nei successivi incontri con i medici curanti, contro uno sparuto 15,2% che ha risposto positivamente. (AGI)