AGI -Il coronavirus allenta la presa di Donald Trump sul Grand Old Party (Gop). La caduta libera del tycoon nei sondaggi, staccato di almeno 9 punti dallo sfidante democratico Joe Biden, sta agitando i repubblicani in vista della scadenza elettorale del prossimo 3 novembre quando si voterà, oltre che per la presidenza, per il rinnovo dell’intera Camera dei Rappresentanti (435 deputati) e per un terzo del Senato (35 seggi su 100).
“I funzionari repubblicani eletti cominciano a pensare che le cose si stiano mettendo male e la pandemia non sarà certo passata prima dell’Election Day”, osserva Ryan Williams, ex advisor del senatore Mitt Romney che nel 2012 è stato lo sfidante Gop di Barack Obama. Romney è stato l’unico repubblicano a rompere le fila durante il processo al Senato sull’impeachment di Trump e nei giorni scorsi ha stigmatizzato la grazia concessa dal presidente al suo storico amico e consulente Roger Stone. Nessun altro repubblicano osa criticare apertamente il comandante in capo ma l’allineamento compatto con il grande mattatore sembra vacillare.
Il New York Times sottolinea come il leader di maggioranza al Senato, il repubblicano Mitch McConnell, alleato di ferro del tycoon, la scorsa settimana abbia “rotto con Trump praticamente su ogni principale questione collegata al virus”, a partire dalla “totale fiducia” in Anthony Fauci, l’immunologo più ascoltato d’America. Con oltre 140 mila decessi collegati al Covid-19 e quasi 4 milioni di contagi, Trump ha accusato Fauci di “eccessivo allarmismo” salvo poi ammettere che la situazione “potrebbe peggiorare prima di migliorare” ed esortare gli americani ad indossare la mascherina, “che piaccia o meno”. “The Donald”, forte della vittoria a sorpresa nel 2016 assicura che i sondaggi sono “fasulli” ed usa gli eventi della Casa Bianca per fare campagna elettorale visto che i comizi sono fuori gioco.
I repubblicani hanno paura a scendere dal carro di Trump che continua a raccogliere finanziamenti record (solo ieri 20 milioni di dollari on line) ma allo stesso temono di essere travolti dal disastro in corso. Segnali di insubordinazione stanno emergendo nelle trattative tra la Casa Bianca e i senatori Gop sul nuovo piano di aiuti (il quinto) per contrastare l’impatto economico della pandemia. Lo scorso marzo il pacchetto “Cares Act” da 2.200 miliardi è passato al Senato 96 a zero. Sul nuovo provvedimento, emergono crepe in seno al partito dell’Elefante, tra il Gop e Trump e con i democratici che puntano sull’estensione dei sussidi di disoccupazione e a maggiori fondi da destinare alla scuola.
Il presidente preme per tagliare le tasse sul lavoro. “E’ molto importante. Rappresenta un incredibile risparmio e un incentivo ad assumere per le aziende”, ha dichiarato lunedi’ il tycoon, minacciando di porre il veto se non sarà contemplato il taglio del cuneo che lui giudica prioritario. I repubblicani, dopo aver già fatto digerire al capo della Casa Bianca l’aumento delle risorse per i tamponi, propendono per aiuti a pioggia, l”helicopter money’.
“Ci sono divergenze d’opinione sugli sgravi in busta paga e su quale sia il modo migliore di procedere – ha riconosciuto McConnell – ci stiamo confrontando con l’amministrazione su questo tema”. Per tentare una mediazione si è svolto ieri un incontro a porte chiuse tra i senatori Gop, il segretario al Tesoro Steven Mnuchin e il capo di gabinetto Mark Meadows. “Non abbiamo preso alcuna decisione”, ha riferito repubblicano John Kennedy dopo la riunione. “è stato uno scambio di idee”, gli ha fatto eco il collega di partito Kevin Cramer, lasciando intendere che la misura è in divenire.
La bozza del Senato stanzia circa mille miliardi di dollari a fronte del piano da 3 miliardi licenziato dalla Camera due mesi fa. “è una follia. Stiamo guidando il Paese e deve essere lasciata un po’ di voce al conservatorismo fiscale. Sono allarmato per la direzione che stiamo prendendo. Sono allarmato perchè il mio partito ha dimenticato quello in cui crede”, ha tuonato Rand Paul, paragonando i negoziati tra il Gop e la Casa Bianca ad una riunione tra l’amministrazione e i ‘Bernie Boys’. Dello stesso tono le esternazioni del sentore del Texas Ted Cruz: “Che diavolo stiamo facendo?”.
Tra i principali nodi, i sussidi di disoccupazione da 600 dollari in scadenza il 31 luglio, con la maggioranza dei repubblicani poco incline a finanziare chi non lavora. Neppure sulla tempistica c’è accordo. Mnuchin vorrebbe che la misura venisse approvata entro la prossima settimana, McConnell ha escluso possa accadere. I senatori repubblicani propongono di garantire flessibilità sulla riapertura delle scuole, senza tagliare agli istituti i fondi federali come minacciato dal presidente.
La Speaker della Camera, la dem Nancy Pelosi, ha intanto avvertito che mille miliardi non bastano per rilanciare l’economia. “Vogliamo vedere la proposta dei repubblicani e non solo fare colloqui”, ha ammonito Pelosi mentre la Camera ha approvato la legge di spesa per la Difesa che prevede anche il cambio di nome, entro un anno, delle basi militari intitolate ai soldati confederati, sulla quale Trump ha minacciato il veto. Sui 35 seggi del Senato in ballo il prossimo 3 novembre, 12 sono detenuti da democratici e 23 da repubblicani.
In Senato siedono attualmente 53 Gop e 47 dem (compresi 2 indipendenti). Il partito dell’Asinello controlla la Camera con 232 seggi. Il giudizio sfavorevole degli elettori su come Trump sta gestendo la pandemia si sta inevitabilmente riflettendo su candidati al Congresso, con i democratici in testa al 49%, secondo la media dei sondaggi di FiveThirtyEight, contro il 40,7% dei repubblicani.
Vedi: Trump e i dubbi del Gop
Fonte: estero agi