Tre milioni di uccelli sono stati uccisi dalla pietra pomice in Australia


AGI – A distanza di otto anni sono state individuate le cause della misteriosa morte di oltre 3 milioni di uccelli marini, ritrovati senza vita sulle spiagge delle coste orientali australiane, nel Queensland e nel Nuovo Galles del Sud, nel 2013.

Una serie di ricerche incrociate ha permesso agli studiosi di attribuire la responsabilità diretta all’eruzione di un vulcano sottomarino, verificatasi nel 2012 tra Australia e Nuova Zelanda, alla pietra pomice galleggiante, alla fame e forse al fenomeno climatico del Blob. Le conclusioni dello studio sono state pubblicate sulla rivista ‘Marine Ecology Progress Series‘. 

Le carcasse spiaggiate in massa erano per lo più quelle della specie della berta codacorta, comunemente nota come montone, persino a 600 km di distanza dalle coste orientali australiane, e attraverso il Mar di Tasmania in Nuova Zelanda.

Quelle che erano ancora in vita si trovavano in condizioni così gravi che non furono neanche in grado di mangiare il cibo dato dai soccorritori e presto morirono. Altri esemplari, il cui numero non è stato quantificato con precisione, caddero in mare nella fase finale della loro migrazione annuale. 

Dall’esame delle carcasse, eseguito dall’Università di Tasmania e dal Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (CSIRO), è venuto fuori che il 96,7% dei 172 uccelli oggetti dell’autopsia avevano mangiato grandi quantità di pietra pomice – roccia formata dopo l’eruzione di lava dai vulcani, contenente acqua e gas – che spesso galleggiano in grandi quantità sulla superficie dell’oceano.

Alcuni di questi uccelli avevano fino a 30 pezzetti nel loro stomaco. Molti degli esemplari sono risultati sotto peso e con poca massa muscolare, prova che quell’anno nel mare di Bering non si erano alimentati adeguatamente prima di partire per l’Australia.

La pietra pomice in questione sarebbe stata prodotta dall’eruzione di un vulcano sottomarino a Nord-Est della Nuova Zelanda, avvenuta nel 2012, quindi pochi mesi prima della strage degli uccelli marini. Questi erano così affamati e stanchi per il viaggio che sicuramente, secondo gli scienziati, hanno scambiato la pietra pomice galleggiante per cibo, mangiandola non intenzionalmente.  

In causa anche il Blob, soprannome dato all’ondata di caldo marino che è durata 3 anni e ha drammaticamente interrotto le catene alimentari nel Mare di Bering e altrove. “Ora sappiamo che il Blob ha causato morti di massa tra gli uccelli marini artici negli anni successivi. Potrebbe essere un fattore in causa anche con le berte, ma non lo sappiamo con certezza”, hanno sottolineato i ricercatori.

Source: agi