Trasporti e orari: cosa succederà con il ritorno a scuola


AGI – Il prossimo 7 gennaio la campanella tornerà a suonare anche nelle scuole superiori di secondo grado. Conclusa in tutta Italia, infatti, la fase organizzativa che era stata demandata ai prefetti, e  che contiene due disposizioni in particolare, il potenziamento del trasporto pubblico locale e gli orari scaglionati di entrata e di uscita, ora si tratta di passare alla fase operativa.

Per ufficializzare questa organizzazione gli stessi prefetti hanno diramato il “Documento operativo per il raccordo del trasporto pubblico locale con le istituzioni scolastiche”, necessario per coinvolgere scuole, società di trasporto, pubbliche e private, Regioni, Province e Comuni. E proprio in queste ore, e nei prossimi giorni, nelle diverse regioni, e comunque tra non poche difficoltà, sono in programma degli incontri operativi per cercare di organizzare al meglio la ripresa del mondo della scuola.

Si parte dai presupposti fissati dall’ordinanza del ministro della Salute, Roberto Speranza, del 24 dicembre scorso, con la quale si stabilisce che, dal 7 al 15 gennaio, la percentuale degli studenti in presenza, per gli alunni del secondo ciclo, dovrà essere del 50%. Quindi, spazio agli ingressi scaglionati con una fascia oraria di ingresso prevista tra le 8 e le 10, e per l’uscita, che potrà protrarsi anche fino alle 15 o alle 16 (ma a livello locale gli orari potrebbero cambiare, anche con l’istituzione dei doppi turni giornalieri in alcune regioni).

Ovviamente questo aspetto organizzativo sarà demandato alle scuole, nella consapevolezza, però, che tutto il sistema, a cominciare da quello del trasporto, dovrà essere pronto ad assorbire questo tipo di procedure, aumentando il numero di mezzi in campo per fare fronte alle diverse esigenze.

Le due fasce orarie, di entrata e di uscita, saranno differenziate a due ore di distanza l’una dall’altra, evitando così l’affollamento sui mezzi pubblici di trasporto e gli assembramenti in prossimità degli istituti scolastici e delle fermate degli autobus. L’obiettivo principale, dunque, è stato quello di potenziare al massimo la rete dei trasporti, con i singoli istituti scolastici che hanno lavorato, per quanto possibile, anche sul potenziamento e sul rispetto di tutti gli obblighi previsti dalle restrizioni collegate alla pandemia legata al Coronavirus.

La settimana che va dal 7 al 15 gennaio sarà utile per monitorare l’efficacia delle misure stabilite dai “Tavoli di coordinamento” che sono stati costituiti in tutte le Prefetture, con l’obiettivo di apportare eventuali e necessari correttivi in vista del successivo incremento al 75% di presenza degli studenti, salvo ovviamente un peggioramento della diffusione del Covid-19.

Per quanto riguarda il trasporto pubblico locale, alcune Regioni, anche con i fondi del decreto ristori, stanno potenziando il sistema attraverso un ulteriore aumento di automezzi e chilometri a disposizione delle società (il presidente dell’Emilia Romagna, Bonaccini, ha reso noto che saranno 500 i mezzi in più a disposizione), ma in alcuni territori i ritardi – denunciano gli addetti ai lavori – sono abbastanza evidenti.

Intanto, a pochi giorni dalla ripresa e mentre tutte le scuole stanno organizzando in questi giorni di vacanza le riunioni operative per la riapertura, sono già oltre 25mila le firme sulla petizione per chiedere al premier Giuseppe Conte e al ministro Lucia Azzolina, di non far riprendere le lezioni in presenza nelle superiori il 7 gennaio, e di continuare con la didattica a distanza. L’iniziativa è stata lanciata sulla piattaforma change.org. con lo slogan: “È importante salvare anche una sola vita”.

Ed anche tra i governatori c’è chi continua ad esprimere perplessità. Vincenzo De Luca (Campania): “Sento che si parla della riapertura dell’anno scolastico il 7 gennaio, queste cose mi fanno impazzire. Come si fa a dire si apre senza verificare la situazione? In Campania non apriamo tutto il 7”.

Luca Zaia (Veneto): “Ho molte perplessità, ormai è assodato che le curve dei contagi siano collegate ovunque alla ripresa della scuola. I ragazzi hanno il diritto a una scuola in presenza. Se si contagiano, la letteratura dice che sono in molti casi asintomatici e con cariche virali alte. Un’aula scolastica rischia di essere il terreno di coltura per il virus che poi si propaga sui bus e fuori dall’istituto”.

E sabato sera, al Tg3, il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, in merito al ritorno sui banchi degli studenti ha detto che “sarebbe giusto che il Governo nelle prossime ore ci ri-convocasse e insieme prendessimo una decisione in maniera molto laica. Se c’è preoccupazione diffusa nel Paese che questo possa comportare ancora un rischio alla luce dei numeri che ci sono – ha sottolineato – ci si ritrovi, se ne discuta, così capiamo anche il Governo cosa ritiene. Io credo che nelle prossime ore bisognerà decidere. Noi come Emilia-Romagna saremmo pronti al ritorno al 75%, e  siamo favorevoli come Regione, perché a nostro parere gli studenti delle scuole superiori di questo paese stanno pagando un prezzo altissimo, ma condivido le preoccupazioni dei miei colleghi”.

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Fonte: cronaca agi