Scopriamo allora questo tesoro di tradizioni partendo dalle campagne, dove il tempo ha plasmato una serie di varietà di ortaggi, verdure e frutti che hanno rischiato di scomparire, ma che restano vive grazie al lavoro di agricoltori innamorati della loro terra e di ricercatori come quelli della Casa dei Semi del Trasimeno. Frutto della collaborazione tra l’Università di Perugia e il Parco 3A, la Casa è una realtà in cui si conservano, si moltiplicano e si distribuiscono sementi locali per conservare il patrimonio di biodiversità agraria del territorio e il patrimonio di cultura e di bellezza a esso collegato. Tra essi ci sono per l’appunto i fagioli, come il Trasimeno Solferino, il “grigio” e la famosa fagiolina. Quest’ultima è chiamata così per via della piccola dimensione del seme e se ne consuma, nelle ricette tradizionali, anche il baccello. Facile l’abbinamento ai pesci di lago, ma si accompagna bene pure al tartufo, oppure nei piatti di pasta, come condimento (tagliolini) o come ripieno (ravioli). Nel 2002 si è costituito il Consorzio Fagiolina del Trasimeno allo scopo di tutelarne la produzione e garantirne la qualità.
E se sul fronte dei pomodori spiccano il Gigante e il Francescano, il melone è quello di Vernazzano. Curiosa la produzione di cocomero da marmellata, così come le due varietà di zucca: zucche poltrone e zucche da maiali. Le prime hanno la polpa buona ma fiori e semi sgradevoli, mentre le secondo hanno la polpa cattiva, che si dava appunto ai suini, ma fiori e semi molto buoni. Terra di confine con la Toscana, quella del Trasimeno; ecco allora che tra i “ponti” della gastronomia tra i due territori spiccano l’aglione e i pici col quale vengono insaporiti.
fonte: repubblica