Roma, 31 gennaio 2012 – Fino ad oggi si sono mimetizzati o arrangiati, coprendosi dietro la temporanea mancanza di sanzioni in caso di violazioni delle nuove norme sulla tracciabilità, che dal 6 dicembre 2011 vieta i trasferimenti in contante delle somme superiori a mille euro, ma da domani, 1° febbraio 2012, come se la caveranno le centinaia di migliaia di cittadini italiani che in banca non possono di fatto mettere piede perché protestati per vicende individuali o delle società che rappresentavano? MONTI IN DIFETTO – La questione era stata sollevata, non più tardi di otto giorni fa, dall’avvocato Roberto Vassalle (partenza video a 7’17”) in un documentato contributo a in 1/2 Ora, trasmissione domenicale di Lucia Annunziata. Ma il premier Mario Monti – preso in contropiede dall’urticante contestazione – si era ben guardato dal rispondere. Anche perché avrebbe dovuto ammettere una distrazione non da poco: quella di aver dimenticato, nella fretta della manovra, tutti i reietti e gli appestati dell’economia reale. Nella stagione della tracciabilità assoluta, in cui l’Iban si fa codice genetico e quasi soppianta il codice fiscale nella rilevabilità telematica del cittadino, chi tutelerà i connazionali dalla fedina bancaria macchiata?
RISCHIO CLANDESTINITA’ – Tuona Federconribuenti: “Almeno un milione di soggetti si trovano in queste condizioni”. Per cui, guai ad indurli “alla clandestinità” o a impedirne il rientro “nel tessuto lavoratuivo e fiscale”. “Il governo – chiede il presidente di Federcontribuenti, Carmelo Finocchiaro – deve garantire a questi cittadini l’apertura di conti semplici o carte prepagate con iban risolvendo un serio problema nato da un obbligo legislativo”. Altrimenti “milioni di imprese, imprenditori e altrettanti cittadini non potranno adeguarsi alle norme sulla tracciabilità dei movimenti bancari perché privi di conti correnti, carte di credito o addirittura privi delle carte prepagate con iban avendo avuto nel passato problemi di protesti o di iscrizione nell’elenco dei cattivi pagatori».
INTERVENTI D’URGENZA – Nessuna norma vieta l’apertura di conti correnti a soggetti segnalati dalla Centrale allarmi bancari, ma nella vita reale gli istituti preferiscono cautelarsi e sono inflessibili nel fare muro. Autodifesa, secondo le banche. Inaccettabile tagliafuori, secondo i discriminati. Perché la nuova legge sulla tracciabilità ha sparigliato i giochi. E senza le 27 cifre dell’Iban centinaia di migliaia di cittadini rischiano di finire nelle spire dell’illegalità. Con conseguenze persino paradossali nell’Europa etero-diretta dalla Bce. Che fare, allora? Nell’attesa di interventi governativi, Federcontribuenti ha pronte due proposte: “una moratoria per i soggetti coinvolti” e “la non punibilità sui movimenti effettuati senza il rispetto delle nuove norme di legge”.
RISCHI LIMITATI – La palla torna quindi in mano al governo e all’Abi (l’associazione delle banche italiane) cui spetterà il compito di convincere le associate a una specie di ‘amnistia’ creditizia che garantisca “l’apertura di conti correnti semplificati o carte prepagate con Iban”. Provvedimenti che secondo Federcontribuenti “non creeranno alcun problema, ma anzi porteranno altre ingenti somme al sistema”.