AGI – L’incontro decisivo tra Antonio Conte e il presidente dell’Inter, Steven Zhang, segna l’atto finale di una stagione, la prima del 51enne tecnico salentino in nerazzurro, ricca di turbolenze, incomprensioni, trionfi sfiorati e mezze delusioni.
L’INIZIO
Antonio Conte arriva a Milano il 31 maggio del 2019 per far voltare pagina a una società che non era rimasta soddisfatta dagli anni passati sotto la conduzione di Spalletti. L’obiettivo di Zhang è quello di avere una squadra un pò meno “pazza”, come recita l’inno ufficiale del club, e un pò più concreta e continua nei risultati, in campionato e in Europa.
IL PRIMO LITIGIO
A metà luglio arriva la prima esternazione piccata di Conte, poco soddisfatto del mercato estivo. Gli arrivi di Godin, Barella e Sensi non sembrano permettere alla rosa un cambio di passo. è il periodo in cui la trattativa per Lukaku con il Manchester United attraversa un periodo di stallo e il nervosismo affiora. In più ci sono da risolvere le grane Icardi, Perisic e Nainggolan che non sono più ritenute adatte al nuovo progetto. Alla fine i nodi si sciolgono: l’attaccante belga arriva per 75 milioni, gli esuberi partono. La stagione può iniziare.
LA PARTENZA SPRINT
È un vero slancio iniziale quello dell’Inter. Sei partite e sei vittorie. Atteggiamento vincente e squadra più convinta dei propri mezzi. Alla settima giornata però arriva lo scontro diretto con la Juventus di Sarri. L’Inter perde 2-1 e da quel momento qualche certezza viene meno con antichi fantasmi che riaffiorano. Intanto parte anche la Champions League con il deludente pareggio con lo Slavia Praga che poi sarà decisivo nell’evolversi del girone.
LA ‘CRISI’ DI NOVEMBRE
La rimonta subita in casa del Borussia Dortmund, e la debacle casalinga con il Barcellona (imbottita di riserve), raccontano bene la rabbia per l’abbandono forzato dalla Champions e l’approdo in Europa League al termine del girone di qualificazione. Conte si sfoga e racconta tutti i limiti di una rosa secondo lui inadeguata a far fronte a tutte le competizioni che l’Inter deve giocare. Manca l’esperienza, soprattutto a centrocampo. La società corre ai ripari. A gennaio arrivano Eriksen, Moses e Young. Tecnica ed esperienza. Torna una calma apparente.
GLI SCONTRI DIRETTI
Prima dello stop del campionato, causato dalla pandemia di coronavirus, l’Inter esce sconfitta da altri due scontri diretti: Lazio e Juve certificano che la squadra non sembra ancora pronta per vincere lo Scudetto e che si dovrà accontentare di rimanere in seconda fila. La vittoria in rimonta con il Milan nel derby, però, attenua le critiche e costringe tifosi, staff e società a tirare avanti sperando in una ripartenza meno complicata.
LA RIPRESA E I PUNTI PERSI
L’inter esce subito dalla Coppa Italia, ma sembra un’eliminazione indolore. Sono due, invece, i match che determinano la nuova escalation negativa nei rapporti tra Conte e società. L’Inter perde con il Bologna, “Sono molto deluso, siamo a un livello più basso di quello che mi immaginavo”, e pareggia con il Verona, “Altri punti buttati, dirò al club cosa serve per migliorare. A fine anno faremo le valutazioni”. Il rammarico è dovuto anche all’andatura ondivaga della Juve che poteva riaprire i discorsi sul titolo nazionale.
Dopo il 2-2 contro la Roma, Conte mette l’accento anche su presunte anomalie che riguardano il calendario: “Non cerco scuse ma se il calendario lo fa la Lega forse noi non c’eravamo. Ci sono anomalie nelle date ma il problema è che all’Inter le domande me le faccio soltanto io”. Spesso, durante la stagione, il tecnico criticherà i vertici dell’Inter rei di non proteggere adeguatamente la squadra. La stagione si chiude con la vittoria nello scontro diretto vinto contro l’Atalanta per il secondo posto in Serie A. Ad un punto dagli eterni rivali bianconeri.
EUROPA LEAGUE
La cavalcata dell’Inter è entusiasmante. Getafe, Bayer Leverkusen, Shaktar Donetsk. I ragazzi di Conte vincono e convincono mettendo in serie una serie di successi frutto di personalità, sistema e bel gioco. Poi, però, arriva la caduta nell’ultimo atto con il Siviglia. Ancora fantasmi, ancora secondi, a un passo da un trofeo. La finale persa di Colonia apre così nuovi scenari, soprattutto per l’allenatore: “In maniera serena cercheremo di pianificare eventualmente il futuro dell’Inter, con o senza di me”.
Conte, si dice, vuole più autonomia e investimenti. La società vorrebbe, invece, che limitasse le uscite post-partita contro sistema calcio e dirigenza. Sul tavolo, oggi, ci saranno tutte queste ragioni d’attrito ma, alla fine, saranno i due contraenti a decidere se questa unione è ormai davvero arrivata al capolinea o potrà ripartire per arrivare, stavolta, a vincere tutto.
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Fonte: sport agi