Torna sul grande schermo “Assassinio sul Nilo”


La sontuosa versione firmata dal popolare regista-attore-sceneggiatore Kenneth Branagh nei panni dell’investigatore Hercule Poirot, finalmente nelle sale, sembra godere del gradimento del pubblico che lentamente si riaccosta alla sala

di Franco La Magna

Universo Agatha Christie. Così definita, dal popolare regista-attore sceneggiatore nordirandese Kenneth Branagh, la fluviale produzione letteraria della britannica maestra insuperata del genere “giallo” ricompare ora sul grande schermo (dopo la tribolata attesa distributiva) con una delle storie più affascinanti e misteriose, ambientata in una location mozzafiato che ne spettacolarizza l’intrigata narrazione.

Già portato al cinema nel 1978, diretto da John Guillermin, interpretato da un cast all stars (da Peter Unistinov a Bette Davis, da David Niven e Mia Farrow), “Assassinio sul Nilo” gode ora di questo elegante, raffinatissimo, remake diretto da Branagh che non lesina in costumi, fotografia, scenografia, in aperta competizione con il precedente, ritagliando per sé un acutissimo, elegantissimo ed infallibile Poirot, irresistibile investigatore belga, di cui nell’incipit viene narrata la strategia da lui elaborata per riconquistare un ponte occupato dai tedeschi durante la prima guerra mondiale.

Con un salto temporale di due decenni l’impareggiabile Poirot si ritrova in crociera sul Nilo, insieme ad una facoltosa compagnia invitata a seguire un viaggio di nozze, imbarcato in un lussuoso battello – che lentamente risale il fiume fino alla grandiosa Abu Simbel – dove verranno commessi ben tre omicidi.

A parte le libertà geografiche rispetto al romanzo, dove l’azione si svolge a Luxor e non ad Abu Sibel e la non casualità dello stare insieme dei tanti personaggi, laddove nell’opera letteraria tutti s’incontrano casualmente, “Assassinio sul Nilo” trova i suoi punti di forza nell’indagine delle passioni sconvolgenti (brama di possesso, lussuria, “emozioni primordiali”) che spingono gli esseri umani alle azioni più turpi. Eterni temi “proibiti” che, visto il favorevole andazzo del box office, sembrano sempre annoverati tra quelli prediletti dagli spettatori, premiando forse (i conti si faranno alla fine dello sfruttamento commerciale) questa sontuosa operazione mercantile firmata dal talentuoso e popolare allievo di Laurence Olivier. Ottima la prova corale dell’intero cast.