AGI – Tonfo di Wall Street, affondata dai titoli tecnologici che, dopo un lungo rally, sono rimasti vittime di una pesante ondata di vendite. Il Nasdaq, traino del rialzo post-Covid, ha ceduto il 4,96% a 11.458 punti. Pesanti anche il Dow Jones, che e’ arretrato del 2,78% a quota 28.365, e l’S&P 500 che e’ sceso del 3,51% a 3.459. Giù di circa il 5% il Philadelphia chip e il settore tech dello Standard & Poor’s.
Dopo giorni di corsa ininterrotta il listino statunitense ha deciso dunque di prendersi una pausa, segnando la sua peggior giornata da giugno scorso. Giusto ieri il Nasdaq e lo S&P 500 avevano segnato i loro nuovi massimi storici, mentre il Dow Jones si era spinto fino ad appena l’1,5% dal suo picco. Determinante il timore degli investitori che la corsa del tech sia andata oltre le attese e che i titoli di molte aziende viaggino ormai su multipli poco sostenibili.
Apple è scesa dell’8,01% a 120,88 dollari. E soltanto poco meglio sono andate le azioni delle altre Big Five: Microsoft ha terminato in ribasso del 6,19%, Alphabet del 5,12%, Amazon del 4,63%% e Facebook del 3,76%. A pagare dazio sono state un po’ tutte le star della lunga cavalcata del settore, in particolare quelle aziende per cui la crisi scatenata dalla pandemia ha rappresentato un’ulteriore opportunità di crescita.
Zoom, che non più tardi di un paio di giorni fa ha superato anche Ibm per capitalizzazione di Borsa, ha segnato un crollo del 9,97%. Netflix, protagonista delle serate in lockdown, ha registrato un tonfo del 4,90%. Tesla, alla terza seduta negativa consecutiva dopo che il principale azionista esterno, il gestore di fondi britannico Baillie Gifford, ha annunciato di aver ridotto la propria partecipazione da oltre il 6% a giugno al 4,25% a fine agosto, e’ arretrata del 9,02%.
Una correzione del comparto era in qualche modo attesa dagli investitori, preoccupati anche dalla possibilità di una seconda ondata di coronavirus e da un’economia che mostra segni di ripresa ma anche qualche incertezza di troppo. E a nulla sono serviti i buoni dati economici diffusi oggi. A partire da quello sui nuovi sussidi di disoccupazione settimanali tornati sotto quota un milione a 881.000 unità.
Anzi, il fatto di aver battuto le stime degli analisti, che si attendevano 915.000 domande, potrebbe anche aver scatenato la reazione tecnica dei mercati, che temono una riduzione degli stimoli monetari.
Ora si tratta di capire se quella di oggi sia stata una semplice correzione o la fine di una ‘bolla’. Da sole le cinque big tech hanno pesato per circa un terzo del rimbalzo complessivo dello Standard & Poor’s dal picco negativo toccato a marzo durante il lockdown. E, tutte insieme, capitalizzano oltre 7.000 miliardi di dollari, piu’ dell’intero Topix, l’indice esteso della Borsa giapponese.
Nonostante i nuovi record, i titoli di circa il 20% delle aziende quotate sullo S&P 500 viaggiano però ancora su valori inferiori di oltre il 50% rispetto ai propri massimi storici. Appena tre settori hanno sovraperformato l’indice finora quest’anno, con i tecnologici, trainati da Apple, e i “consumer dicretionary”, ‘drogati’ da Amazon, a fare la parte del leone.
Da qualche tempo gli analisti hanno cominciato a mettere in guardia su questa divergenza tra ‘vincenti’ e ‘perdenti’. Il timore degli esperti è che il rimbalzo abbia preso forma di K, con un piccolo gruppo di titoli a correre e una larga parte degli altri incapace di tenere il passo. Con il conseguente rischio che il dominio delle ‘Big five’ possa rendere il recupero del listino vulnerabile, legato com’e’ al destino, e alla forza, di una ristretta elite di aziende.
Vedi: Tonfo di Wall Street, affondata dai titoli tecnologici
Fonte: economia agi