Alla Lumsa di Roma un nuovo master di primo livello in Scienze e Management degli Enti del Terzo Settore – Ets. Il direttore Giordano: «Non si può essere operatori del Terzo Settore senza avere competenze di carattere giuridico, scientifico, manageriale»
Il seminario Leader o manager: le competenze per uno sviluppo sostenibile del Terzo Settore, che si è svolto ieri presso la Sala Pia dell’Università Lumsa, è stato l’occasione per presentare il Master di primo livello in Scienze e Management degli Enti del Terzo Settore – Ets ed è stato anche terreno di confronto per manager e professionisti del non profit sul tema della gestione professionale. Il corso, attivato per l’anno accademico 2023-24 nell’ambito della Master School, partirà dal prossimo novembre.
«Il tema delle competenze all’interno delle organizzazioni è una questione importante da un po’ di tempo, ha avuto una forte accelerazione da quando è stata fatta la riforma del Terzo Settore», ha detto Giuseppe Ambrosio, ceo di Vita Società Editoriale S.p.A. e condirettore del Master . «Un pezzo del nostro non profit risale agli anni ’90, che è stato anche il decennio più florido dal punto di vista formativo. Bisogna pensare alle organizzazioni del passato e a quelle del futuro: lasceranno, a chi verrà dopo di loro, valori, storia, missioni, ma anche un sistema complesso con un livello manageriale più alto. Oggi il tempo della complessità richiede lo sforzo di passare da organizzazioni carismatiche a burocratizzate, una valenza che non vorrei fosse negativa».
Non si può essere operatori del Terzo Settore senza avere competenze di carattere giuridico, scientifico, manageriale
Filippo Giordano «Abbiamo sentito l’esigenza di rilanciare un’offerta formativa come quella di un Master su questo tema. È un’esigenza legata a una mancanza, in una città come Roma, di un’offerta del genere e anche alla possibilità di raggiungere studenti e persone interessate in tutta Italia, in particolare nel Centro-Sud. Il tema delle scienze nasce da una constatazione fondamentale: chi si occupa di sociale a vari livelli deve avere un approccio multidisciplinare», ha affermato Filippo Giordano, condirettore del Master.
«Non si può essere operatori nel non profit senza avere competenze di carattere giuridico, scientifico, manageriale. La complessità del Terzo settore è data da un’ambiente che continua a evolversi. A questa complessità si è aggiunto un rapporto, negli ultimi tempi, non fluido con la politica. Con la Pubblica amministrazione gli Ets hanno voglia di coprogettare e collaborare, ma il rapporto con la Pa non è più sufficiente, va considerato anche il tema della progettazione e della programmazione europea. Tutto è collegato al tema della sostenibilità economica», ha proseguito Giordano. «Oggi il tema della sopravvivenza e dello sviluppo delle organizzazioni non profit è necessariamente legato alla capacità di costruirsi una strategia di sostenibilità che attinge risorse da più fonti. È necessario avere le giuste competenze, è difficile nella stessa organizzazione essere bravissimi in tutto: a dialogare con le imprese, a fare fundraising, ad avere rapporti con la politica, a fare business, ad avere competenze amministrative e sociali».
Manca una cultura della managerialità, è necessario avere sul piano organizzativo delle strutture che sanno stare sul mercato
Vincenzo De Bernardo Nell’offerta formativa del Master si trovano moduli di carattere giuridico, manageriale, sociologico. «Il mondo del non profit è molto frammentato, convivono tante anime in tanti contesti. Stiamo lavorando per dare agli operatori e alle nuove generazioni delle nuove competenze, questo Master è un’occasione di aggiornamento professionale per approfondire il non profit», ha detto Francesco Capogrossi Guarna, presidente della commissione di studio “terzo settore e non profit” dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Roma-Odcec. «Manca una cultura della managerialità, è necessario avere sul piano organizzativo delle strutture che sanno stare sul mercato», ha sottolineato Vincenzo De Bernardo, direttore di Federsolidarietà -Confcooperative.
È importante fare rete, fare sistema. Oggi tante realtà frammentate non possono rimanere sul mercato, devono unirsi per riuscire a sostenersi
Pietro Cum L’incontro è stato l’occasione di riflettere anche sul rapporto tra mondo profit e mondo non profit, «bisogna scoprire come può cambiare il senso del lavoro, come l’esperienza del profit può entrare nel non profit. Le organizzazioni del Terzo settore devono diversificare le aziende di sostentamento, come fanno le aziende: solo l’1% dei ricavi deriva dal fundraising. È importante fare rete, fare sistema. Oggi tante realtà frammentate non possono rimanere sul mercato, devono unirsi per riuscire a sostenersi», ha affermato Pietro Cum, amministratore delegato di Elis.
Un momento della presentazine
«Sempre più i temi sociali chiamano in causa profit, non profit e altri attori», ha sottolineato Folco Cimagalli, presidente del corso di laurea in Scienze del servizio sociale e del non profit». L’impatto delle azioni sta nella capacità di agire tra gli attori. Il Master in Scienze e Management degli enti del Terzo Settore avrà la capacità di contaminare, questo credo che possa creare innovazione: ce n’é molto bisogno nel mondo del sociale».
Coprogettare significa riconoscersi, tema che fa fatica a entrare nelle dinamiche del Terzo Settore
Cristina De Luca Il Terzo settore è in grandissima espansione; gli ultimi dati Istat (2020) parlano di 363.499 Istituzioni non profit e di 870.183 dipendenti (il 5,7% del totale dei dipendenti privati – dati Inps 2020). Oltre 70 miliardi è il totale delle entrate su base annuale. «I Centri di servizio per il volontariato nascono per supportare le associazioni del Terzo Settore», ha detto Cristina De Luca, presidente Csv Lazio e consigliera di Csvnet. «A mio avviso, oggi i termini coprogettazione e coprogrammazione sono un po’ abusati. Coprogettare significa riconoscersi, tema che fa fatica a entrare nelle dinamiche del Terzo settore. Oggi non basta più far bene, bisogna superare alcuni tabu, uno è sicuramente con il mondo profit, il cui rapporto è essenziale. Capacità e efficienza si sposano con la solidarietà», ha continuato De Luca. «Altro fattore importante: non bisogna avere paura di misurare l’impatto delle azioni che si fanno». Dello stesso pensiero anche Maria Serena Porcari, presidente Fondazione Dynamo Camp: «Se non sai i numeri non puoi fare un manager del Terzo Settore. La complessità di questo settore è quantica, un misto tra passione e sfera economica».
Di Ilarda Dioguardi – fonte: https://www.vita.it/