Terremoto su dimissioni Johnson, ma “non è addio”


Il terremoto politico scatenato nel Regno Unito dalle dimissioni di Boris Johnson dalla Camera è una nuova prova delle capacità dell’ex primo ministro di catalizzare l’attenzione nazionale e internazionale sulla sua persona con azioni clamorose. In questo simile all’ex presidente Usa Donald Trump, ha accusato chi lo attacca, in questo caso la commissione di inchiesta sul cosiddetto “partygate”, di condurre una caccia alle streghe piena di pregiudizi. Al contrario, i laburisti lo accusano di essere un “codardo” perché manca di rispetto ai cittadini che lo avevano eletto nel 2019  e che ora dovranno tornare a votare in un’elezione supplettiva al suo collegio londinese di Uxbridge e South Ruislip, nella zona occidentale della capitale.

Il giorno dopo l’infuocato annuncio dell’ex premier ed ex sindaco di Londra, i giornali britannici e del mondo intero raccolgono commenti e analisi sulla scelta di Johnson, che ha anticipato i risultati dell’indagine “bipartisan” sulle sue dichiarazioni riguardanti le feste a Downing Street durante il lockdown. Aveva o no mentito ai parlamentari? Johnson ha saputo in anticipo il “verdetto” che avrebbe causato la sua sospensione dalla Camera dei Comuni, e si è detto convinto che lo scopo della commissione fosse fin dall’inizio quello di dichiararlo colpevole, in quello che ha definito un procedimento “inquietante e antidemocratico”. Un suo ex consigliere, Will Walden, è però sicuro che quello di BoJo non sia un addio alla politica: “si sta preparando per il prossimo passo”, ha spiegato oggi. A definirlo un “codardo” è stata invece la vice leader dei laburisti Angela Rayner, secondo la quale l’ex premier “non assume la responsabilità delle proprie azioni. Anche per il presidente laburista del Comitato per i privilegi, Chris Bryant, quella di Johnson è una vera “fuga”: secondo Bryant, che si è autoescluso dall’indagine sul partygate, l’ex primo ministro potrebbe ancora essere accusato di oltraggio al Parlamento dopo la sua “sfuriata narcisistica”.

    Annunciando le dimissioni, l’ex premier non ha risparmiato attacchi all’attuale inquilino di Downing Street, quel Rishi Sunak che fu suo fedele ministro del Tesoro dal 2020 al 2022. “Non dobiamo avere paura di essere un governo conservatore”, ha detto, accusando Sunak di avere tradito la sua eredità abbandonando “passivamente” un accordo di libero scambio con gli Usa e chiedendo tagli alle tasse e lo sfruttamento delle opportunità della Brexit: “dovremmo ricordarci – ha detto – che più di 17 milioni hanno votato per la Brexit”. Oltre al seggio di Londra, i Tories dovranno difendere in prossime supplettive anche quello di Nadine Dorries nel Mid Bedfordshire, dopo che anche lei si è dimessa ieri una volta saputo di non essere nell’elenco delle onorificenze concesse da Johnson lasciando Downing Street.
Il leader laburista Keir Starmer ha lanciato una raccolta di fondi per le elezioni di Uxbridge e ha accusato Johnson di trattare l’opinione pubblica britannica con disprezzo. In una trasmissione radiofonica in diretta della Bbc, ieri sera il pubblico del Galles ha applaudito alla notizia delle dimissioni; secondo un sondaggio di YouGov riportato dalla stessa BBC, la maggioranza dei britannici (il 62% di un campione di circa 5 mila persone intervistate) ritiene che Johnson abbia fatto bene a dimettersi; circa la metà (il 49%) che sia stato disonesto riguardo allo scandalo del Partygate, mentendo in Parlamento. (AGI)