Scurzolengo (AT) 1891 – Scurzolengo (AT) 1966
Teresa Viarengo nasce a Scurzolengo, nella campagna astigiana. La madre era operaia presso la fabbrica tessile di Asti. Teresa, sposata con Amerio e successivamente vedova, dedicò tutta la vita alla casa e alla cura delle due figlie cresciute con la forza della passione per il canto. La stessa passione che le venne tramandata dalla madre da cui aveva imparato a cantare le ballate e le canzoni del Piemonte. Era una donna viva e intelligente dal carattere forte e dal modo cortese, tratto che contraddistingue l’animo piemontese.
Fu Roberto Leydi a scoprire il talento musicale di Teresa Viarengo incontrandola nella sua abitazione di corso Alfieri ad Asti tra il 1964 e 1966. Così scrive Leydi nel Cantè a Bergera, testo dedicato alla ballata in Piemonte scritto in collaborazione con Macchiarella e Bergomi: «Ricordo ancora con piacere i lunghi pomeriggi un po’ a registrare, un po’ a parlare di vecchie e nuove canzoni bevendo malvasia».
La ballata indica una forma musicale la cui caratteristica principale è quella di raccontare, cantando storie; la musica si propone come supporto alla narrazione, evidenziando in modo efficace il carattere del testo e il suo significato. Questo tipo di canto popolare si è sviluppato in tutto il territorio europeo con significative differenze legate al periodo storico di riferimento e all’area geografica di provenienza. Si tratta di un genere narrativo, di un documento musicale capace di testimoniare le radici della nostra cultura; musica e testo offrono una lettura profonda delle vite, espresse nella semplicità e nella necessità del canto. Quel Canto necessario di cui parla Giovanna Marini nel libro a lei dedicato da Ignazio Macchiarella, ovvero l’espressione della voce che si libera nella propria, umana, esperienza del suono. Nei modi della tradizione orale, l’esecuzione musicale è riconoscibile, non convenzionale, differente dall’omologazione dettata dalle regole dell’esecuzione previste nel panorama musicale dei generi classici.
Teresa Viarengo, magnifica interprete della cultura contadina, rende la sua esecuzione unica per la ricerca e la naturalezza del proprio stile. Scriveva Leydi «il colore del timbro della voce, l’articolazione del fraseggio, con anticipi e ritardi, l’uso rapido del vibrato, delle acciaccature, delle note aspirate, sono i tratti del fortissimo temperamento musicale della Viarengo».
Teresa è stata fonte di conoscenza e indiscutibilmente una delle poche vere interpreti del canto popolare; dava la sensazione di conoscere i processi compositivi, mostrava una capacità di improvvisazione in grado di ricomporre un nuovo sviluppo musicale durante l’esecuzione, offrendo canzoni rinnovate, liberate dalla fissità della forma strofica. Riusciva a conciliare il senso della narrazione e dell’espressione musicale.
Smisurata la sua conoscenza di ballate (molti di questi testi sono stati raccolti da Costantino Nigra Giuseppe Ferrero e Leone Sinigaglia), registrate da Franco Coggiola e Roberto Leydi: oltre trecento documenti sonori. Sono presenti canti in dialetto di carattere tradizionale, di tipo rituale religioso, canzoni a ballo, brani tradizionali di diverse regioni italiane, canzoni dialettali piemontesi, stornelli della toscana, strambotti, strofette in italiano, canzoni d’autore, storiche, di cronaca su temi sociali e politici, di emigrazione… Nelle sue canzoni è la vita che vive nel canto, ma potremmo dire, a rovescio, il canto vive nella vita. Le più belle e significative ballate della Viarengo rivivono nella pubblicazione di un cd La ballata popolare in Piemonte grazie al lavoro di ricerca di Valter Colle.
Teresa Viarengo fu un “albero di canto”. Quell’albero che mantiene in vita e sa sviluppare, nei suoni e nelle parole, l’esperienza musicale, la vita cantata che Teresa aveva scelto di vivere.
Di Roberta Pestalozza – fonte: https://www.enciclopediadelledonne.it/edd.nsf/biografie/teresa-viarengo/