“Il caso Kaufmann”, l’opera di Giovanni Grasso da stasera in scena al Teatro Carignano di Torino, fino a domenica 5 novembre, porta in scena un tema “purtroppo attuale: il sentimento antisemita”. A parlare con l’AGI è il regista Piero Maccarinelli, direttore artistico de Il Parioli dove lo spettacolo è andato in scena la scorsa settimana dopo essere stato rappresentato anche a Brescia. Il caso Kaufmann è interpretato da Franco Branciaroli, Graziano Piazza, Viola Graziosi, Franca Penone Piergiorgio Fasolo, Alessandro Albertin, Andrea Bonella. E’la storia di un condannato a morte ebreo che chiede di poter vedere il cappellano del carcere, perché pronto a convertirsi. In realtà Leo Kaufmann ha un altro scopo e il sacerdote, incuriosito dalla sua tragica vicenda e colpito dalla dignità del prigioniero, accetta di restare con lui in cella per le sue ultime ore. Ispirato a una storia vera, Il caso Kaufmann è la trasposizione teatrale dell’omonimo romanzo di Giovanni Grasso (Rizzoli), vincitore nel 2019 di numerosi riconoscimenti tra cui il Premio Capalbio per il romanzo storico, e racconta la sovversiva storia d’amore tra un anziano commerciante ebreo e una giovane ariana nella Germania nazista degli Anni Trenta. “Dopo Brescia e Roma – spiega Maccarinelli – portiamo questo spettacolo a Torino e poi a Verona. Si tratta di un’opera quanto mai attuale, dato il periodo che stiamo vivendo. Quando lo abbiamo allestito non ci pensavamo pur sapendo che l’antisemitismo è un tema ricorrente”.(AGI)
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Teatro: Maccarinelli, Effettivamente, sostiene il regista, “c’è un sentimento anti Israele in molte le parti del mondo. E questo aspetto si è manifestato ancora di più dopo il 7 ottobre scorso. Questo spettacolo quindi, diventa di grande attualità pur essendo ambientato in un’epoca, il 1940, lontana da noi e decontestualizzata dal vissuto d’oggi. Ma resta sempre attuale, proprio perchè è l’antisemitismo a essere un tema ricorrente. A me, ha fatto un grande effetto vedere le manifestazioni delle grandi università americane, dove abbiamo visto studenti inneggiare ad Hamas. Mi ha fatto impressione vedere quello che è successo in Daghestan”.
C’è anche un evidente problema di comunicazione: “Sicuramente – aggiunge il regista – Hamas viene usata strategicamente, a molti fa comodo non far che capire cosa sia in realtà questo movimento ovvero, terrorismo. Tutti vorremmo due Stati in convivenza pacifica e in rispetto reale ma a quanto sembra, stiamo parlando di utopia”. Come se ne esce? “Non lo so proprio, noi possiamo continuare il nostro lavoro con il teatro. La forza del teatro in questo caso, è quella di far emergere un problema. Perchè si rischia si cadere nell’indifferenza. Pettegolezzo e indifferenza, con l’avvento dei social, sono incombenti”. Per l’allestimento di questo spettacolo che a Roma ha visto in sala anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, “c’è stata grande collaborazione ed entusiasmo. E partecipazione attiva da tutti e quattro i teatri che lo hanno messo in scena. Con Giovanni Grasso, l’autore, c’è grande intesa, con lui avevo già lavorato in modo positivo”. Piero Maccarinelli è direttore artistico de Il Parioli da tre anni. In cartellone, in questa stagione, oltre al “Caso Kaufmann” firma la regia anche di “Farà giorno” e “Il figlio”. “Il Parioli è un teatro che sta rinascendo – conclude il regista – ma ci vuole tanta, tanta dedizione e pazienza, innovazione. Ho tante idee nuove in mente, voglio realizzare ad esempio una rassegna di quattro letture di testi inediti di autori contemporanei, con un cast a partecipazione gratuita. Testi di Lidia Ravera, Giuseppe Manfredi, Sergio Pierattini, Menduni e Grioni. Dobbiamo fare spazio e rivendicare la drammaturgia contemporaneo.C’è tanto da fare insomma, tanto lavoro”. (AGI)
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