Taxi: sciopero 5 e 6 giugno, rischio paralisi grandi città


Nuovo sciopero dei taxi il 5 e 6 giugno, a ridosso delle elezioni europee. Dopo il fermo del 21 maggio, tornano a protestare le sigle sindacali Ugl taxi, Federtaxi Cisal, Satam, Tam, Claai, Unione Artigiani, Unione Tassisti d’Italia, Uritaxi, Fast Confal taxi, Unica taxi Cgil, Orsa taxi, Usb taxi, Unimpresa, Sitan/Atn. Le auto bianche si fermeranno dalle 8 alle 22 in entrambe le giornate, per chiedere al governo i decreti attuativi della legge che regola il settore. Uno stop che rischia di paralizzare le grandi città proprio nelle giornate in cui si chiuderanno le campagne elettorali in vista del voto. I tassisti scioperano per mantenere il sistema delle concessioni pubbliche, contro i diffusi fenomeni di abusivismo presenti nel settore e per chiedere la regolamentazione delle piattaforme tecnologiche. Nei giorni scorsi il Mit ha convocato tutte le associazioni per martedì 4 giugno, un passo apprezzato dalle organizzazioni sindacali che avvertono comunque che fino ad allora lo sciopero resta confermato.
“Valuteremo con estrema attenzione quanto emergerà dall’incontro previsto e solo successivamente ci esprimeremo sulla sospensione dello sciopero proclamato per i giorni 5 e 6 giugno – affermano i rappresentanti sindacali – Riteniamo che per raggiungere una vera regolamentazione delle piattaforme tecnologiche e porre fine all’annoso problema dei fenomeni di abusivismo, diffusi nel settore da troppi anni, sia indispensabile approvare regole certe e chiare che non possano essere eluse tramite artifizi e norme surrettizie. La convocazione rappresenta un passo importante verso la creazione di un quadro normativo stabile e trasparente, essenziale per la tutela dei lavoratori del settore e per garantire un servizio equo e sicuro ai cittadini”.
Il Garante per gli scioperi ha fatto appello al pieno rispetto delle regole nella protesta indetta dai tassisti, “attesa l’ampia durata dell’astensione, che coinvolge anche la giornata di chiusura della campagna elettorale per le elezioni europee e amministrative dell’8 e 9 giugno”, raccomandando alle organizzazioni sindacali la puntuale garanzia delle prestazioni indispensabili. Con l’avvicinarsi dell’estate, soprattutto nelle grandi città, è tornata a palesarsi la difficoltà di reperire facilmente un’auto bianca. Secondo i dati Istat, nel 2021 in Italia erano in circolazione poco meno di 23mila taxi nei comuni capoluogo di provincia, con una variazione di poche decine di vetture in più rispetto alla rilevazione analoga del 2016. I dati dell’Autorità di Regolamentazione dei trasporti censiscono attorno alle 7.900 licenze attive a Roma, circa 4.800 a Milano, quasi 2.400 a Napoli, 1.500 a Torino, poco più di 700 ciascuna a Firenze e Bologna, circa 320 a Palermo. Numeri non al passo con quanto accade nelle principali città europee, dove in alcuni casi il servizio è stato maggiormente liberalizzato. A novembre 2023 una segnalazione dell’Antitrust annotava che a Roma sono attive 2,8 licenze ogni 1.000 residenti, a Milano 3,5, a Napoli 2,6. Una situazione definita “grave” tanto che l’autorità invitava a spingere l’aumento oltre il tetto del 20% fissato dal decreto Asset. Il report analizzava anche come a Palermo fosse emersa una strutturale carenza dell’offerta e l’assenza di controlli. Mentre a Firenze risultava assente un meccanismo di monitoraggio.
Dopo un anno le nuove licenze stentano ad arrivare. A Milano il 30 aprile si è concluso il bando lanciato dal Comune per 450 nuove licenze a titolo oneroso, con la richiesta di un contributo da 96.500 euro per quelle ordinarie, con sconti fino al 40% per quelle da destinare al trasporto disabili e all’esercizio negli orari di maggiore richiesta. L’auspicio di Palazzo Marino sarebbe quello di avere le nuove vetture in servizio entro l’autunno. A Roma tra fine giugno e inizio luglio il Campidoglio metterà a bando 1.000 nuove licenze. Il prezzo potrebbe aggirarsi attorno ai 75mila euro. Nella Capitale il sotto numero delle auto bianche è tema annoso e particolarmente sentito dall’utenza, soprattutto negli snodi ferroviari. A Bologna, dopo un confronto non privo di polemiche, lo scorso autunno Comune e sigle sindacali hanno raggiunto una intesa per predisporre un bando per 72 nuove vetture assieme ad altre innovazioni.
Sul piede di guerra le associazioni dei consumatori. Assoutenti definisce lo sciopero una “vergogna nazionale” e chiede di “precettare i tassisti”. L’Unione nazionale consumatori invoca una riforma del settore e l’Aduc definisce lo sciopero “una prova di forza non necessaria”. (AGI)
GIO/MAN