Una multa da 400 euro e la chiusura del locale per cinque giorni. Finisce così la serata al ‘Parrilla’, il locale di Milano che ha sfidato i dpcm tenendo aperto in orario serale con tampone obbligatorio per chi voleva entrare.
Sei poliziotti sono arrivati intorno alle 20 notificando la sanzione alla titolare Mary Marchese e identificando gli avventori, invitati poi ad abbandonare il tavolo perché il ristorante andava chiuso. “Ero a metà della mia cena di San Valentino, non si fa così”, la lamentela di una donna mentre altri protestano per essere stati identificati.
Sessanta tamponi effettuati nel gazebo
“Sapevo che sarebbero venuti – dice Marchese – la Questura, che aveva saputo dell’iniziativa da articoli di stampa, mi aveva inviato una diffida a non aprire ma credo nelle mia attività e devo lottare per tenerla viva, visto che non abbiamo aiuti sufficienti per farlo. La mia è stata una ‘sfida’ per il bene comune, ora i miei avvocati impugneranno la sanzione”.
Fuori dal locale a ispirazione messicana, dalle 18 è stato allestito un gazebo con un medico dentro che, previa compilazione di un modulo coi dati anagrafici, ha effettuato un tampone nasale gratis a una sessantina di persone, tutte risultate negative, che comunque hanno poi indossato le mascherine all’interno. Molte di loro si sono sottoposte a un controllo per la prima volta.
“Scriveremo al Prefetto per chiedere l’attuazione di questo modello e che ci vengano dati i tamponi gratis – spiega Paolo Polli, il promotore dell’iniziativa e del ‘Comitato in difesa delle partite Iva’ che ha già raccolto diecimila adesioni – Il vantaggio sarebbe reciproco: lo Stato risparmia sui ristori e gli giriamo i dati dello screening del virus, comunicando i dati ad Ats, mentre noi riprendiamo a lavorare e a far lavorare i dipendenti.
Succederebbe quello che accade con chi va in aero o va in onda in televisione, per fare degli esempi. Al ‘Parrilla’ sono stati comprati 300 tamponi con un costo di 2800 euro, è difficile che se ne possano fare sempre carico i gestori o i clienti a livello di costi”.
“Dai ristori 10mila euro, il costo mensile dell’affitto”
Polli sottolinea “l’intempestività della Polizia che è arrivata alle otto cacciando le persone mentre cenavano, poteva essere adottata un’altra modalità visto che comunque tutto si stava svolgendo in sicurezza”.
“Abbiamo incassato in tutto diecimila euro di ristori, ma paghiamo la stessa somma per l’affitto mensile, come facciamo ad andare avanti?” si chiede uno dei soci, Davide aggiungendo: “Il nostro è un locale molto grande, il distanziamento si può fare bene e coi tamponi il rischio di contagio si abbasserebbe di molto. Invece, avanti così e i nostri venti dipendenti, per lo più stranieri, presto dovranno tornare al loro Paese”.
Fonte: cronaca agi