Svizzera: bocciati i referendum su biodiversità e pensioni


“No” e “No”, gli elettori svizzeri hanno respinto in modo inequivocabile un’iniziativa volta a chiedere una migliore protezione della biodiversità e una proposta di riforma del finanziamento delle pensioni, hanno dichiarato domenica le autorità federali. I risultati non sono stati una grande sorpresa: i sondaggi pubblicati prima del voto avevano già suggerito una vittoria del “no” su questi due temi.
Sostenuta da numerose organizzazioni per la conservazione della natura e del paesaggio, tra cui Pro Natura, BirdLife e Patrimonio svizzero, l’iniziativa per la biodiversità chiedeva più risorse e più terreno per proteggere meglio la biodiversità e la natura, anche al di fuori delle aree protette, nonché una migliore protezione del paesaggio e del patrimonio edilizio. Uno studio dell’Agenzia europea dell’ambiente, pubblicato nel 2020, mostra che la Svizzera ha la più bassa percentuale di aree protette rispetto al territorio nazionale di tutti i Paesi europei.
Secondo i risultati ufficiali provvisori pubblicati dalle autorità federali intorno alle 16:30, solo il 37% degli elettori ha votato a favore del testo, con un’affluenza del 45,2%. Solo Basilea Città e il Cantone di Ginevra hanno votato a favore del testo proposto.
Per il Consiglio federale, ma anche per la destra radicale dell’UDC – il più grande partito del Paese, uno dei cui elettori storici è la comunità agricola -, per i partiti PLR e Centro e per gli attori economici, l’iniziativa si è spinta troppo in là. L’Unione svizzera delle arti e mestieri (Usam) è “sollevata” dal fatto che l’iniziativa sia stata respinta, perché la sua accettazione avrebbe avuto conseguenze negative soprattutto per l’elettricità e la produzione alimentare. Respingendo l’iniziativa, il popolo svizzero ha “dimostrato la sua lungimiranza”, scrive l’Usam in un comunicato stampa.
L’SVP spera che “i moralisti ambientalisti lascino finalmente che le famiglie contadine svizzere svolgano in pace il loro prezioso lavoro”. I Verdi, invece, considerano questo fallimento come “un’occasione mancata per preservare il nostro patrimonio naturale, essenziale per la qualità della vita e l’economia della Svizzera”.
Secondo le statistiche pubblicate nel 2023 dall’Ufficio federale dell’ambiente (Ufam), il 13,4% del territorio svizzero è dedicato alla conservazione della biodiversità. Nel dicembre 2022, alla COP15 di Montreal, i Paesi hanno concordato una tabella di marcia volta a proteggere “entro il 2030, almeno il 30%” della terra e del mare del pianeta. Secondo l’Ufam, lo stato della biodiversità in Svizzera è insoddisfacente: metà degli ambienti naturali e un terzo delle specie sono minacciati. Gli ambienti acquatici e le paludi sono tra i più minacciati.
Attualmente la Confederazione spende circa 600 milioni di franchi svizzeri (638 milioni di euro) all’anno per sostenere la diversità delle specie. La maggior parte di questi fondi viene versata agli agricoltori per consentire loro di dedicare alcune aree delle loro aziende alla biodiversità, sotto forma di pascoli, prati fioriti, siepi, ecc.
Gli svizzeri hanno respinto chiaramente anche la riforma del finanziamento delle pensioni voluta dal governo e dal mondo economico. Secondo i dati federali, il “no” ha vinto con il 67,1%, con un’affluenza del 45%, e il “no” ha vinto in tutti i cantoni. La sinistra e i sindacati hanno così ottenuto una chiara vittoria su un progetto che non hanno esitato a definire un tradimento e una truffa.
In Svizzera, le pensioni sono finanziate da tre “pilastri”: la previdenza statale, la previdenza professionale e la previdenza privata. Solo i primi due sono obbligatori.
Secondo il governo, la previdenza professionale, finanziata dai contributi aziendali, è sotto pressione a causa dei bassi rendimenti dei mercati finanziari: gli attivi investiti non fruttano interessi sufficienti per finanziare il pagamento delle pensioni. Inoltre, l’aspettativa di vita sta aumentando e le pensioni devono essere erogate più a lungo. Uno degli obiettivi della riforma era che i dipendenti e i datori di lavoro versassero contributi più elevati al fondo pensione. (AGI)
ANT