Con un correttivo al decreto Semplificazioni fiscali si tenterebbe di cancellare il vincolo del 1° maggio per la cessione dei crediti a tutte le partite Iva. Pur non essendo una soluzione ideale, essa è molto attesa da migliaia di imprese che hanno i crediti bloccati e che si ritrovano sull’orlo del default, sofferenti per i crediti incagliati a fronte di lavori già avviati
di redazione
Nel caos politico creato a seguito delle dimissioni di Mario Draghi, il Parlamento cerca di dare un senso alle proprie attività, al termine di questo mandato legislativo. Tra i tanti problemi irrisolti si impone quello di sbloccare la cessione dei crediti e gli sconti in fattura per provare a rimettere in moto la macchina del Superbonus a sostegno dell’edilizia.
Ci ha tentato prima con il decreto Aiuti e adesso con il decreto Semplificazioni fiscali.
Con un correttivo al decreto Semplificazioni fiscali si tenterebbe di cancellare il vincolo del 1° maggio per la cessione dei crediti a tutte le partite Iva. Pur non essendo una soluzione ideale, essa è molto attesa da migliaia di imprese che hanno i crediti bloccati e che si ritrovano sull’orlo del default, sofferenti per i crediti incagliati a fronte di lavori già avviati.
Si cerca in questo modo di porre rimedio all’errore creato con il decreto Aiuti, D.L. 50/2022, con il quale il Governo aveva cercato di dare una svolta all’impasse che si è creata nel meccanismo di cessione del credito. Infatti, il provvedimento di applicherebbe solo a partire dal 1° maggio in riferimento alle comunicazioni della prima cessione o dello sconto in fattura inviate all’Agenzia delle entrate.
E quelle prima di allora?
“Un pasticcio tutto italiano”, dice Carmelo Finocchiaro, presidente della Confedercontribuenti, “Una norma capestro perché non avrebbe permesso alle imprese e alle banche di potersi liberare dei crediti riferiti ai lavori eseguiti precedentemente. Un assurdo giuridico!”.
Un correttivo dunque necessario e strategico.
Con l’art. 14 del decreto Aiuti le banche hanno maggiore autonomia nella cessione dei crediti da bonus edilizi quali superbonus, bonus facciate, bonus ristrutturazione, ecc., a favore di soggetti diversi dai consumatori o utenti. Ciò consente alle banche di cedere il credito anche ai titolari di partita iva, siano essi imprenditori individuali o professionisti. Prima dell’intervento del decreto Aiuti, le banche potevano cedere i crediti edilizi in loro possesso solo verso i clienti professionali.
“Per fortuna il Governo”, continua Finocchiaro, “si è reso conto dell’errore fatto con il decreto Aiuti. Ora però c’è bisogno di misure più incisive, per il comparto edilizio si è dimostrato trainante per l’economia del Paese. Non si possono penalizzare con norme bizzarre imprese e contribuenti. Occorre introdurre nuove norme per facilitarne sia la cessione che la circolazione tra soggetti diversi”.
Tuttavia, i tempi entro cui introdurre le novità potrebbero allungarsi e di molto con la caduta del Governo.
Occorre, in tempi brevi, conciliare la necessità di limitare le frodi (oltre 5 miliardi), con il rischio di inceppare il meccanismo del 110%. E come farlo senza stanziare nuove risorse (il governo Draghi su questo punto è irremovibile). Ma il sistema è bloccato e si rischiano perdite ingenti per le imprese, oltre la perdita di migliaia di posti di lavoro.
È a rischio la tenuta sociale del Paese.
(Foto ANSA)