Sull'Rsa Lucchi di Crema "accuse infondate"


“Personale sempre conforme, in qualità e quantità, agli standard prescritti da Regione Lombardia. Visite dei familiari sospese fin dal 23 febbraio. E tamponi eseguiti fin dal 13 marzo, non appena resi disponibili da ATS Val Padana”. La Fondazione Benefattori Cremaschi, che gestisce le RSA C. Lucchi di Crema, replica “con forza” alle asserzioni di una sua operatrice sociosanitaria circolate in questi giorni sulla stampa. “Rivelano esclusivamente ignoranza e arroganza”, scrivono in una nota la presidente, Bianca Baruelli, e il direttore generale, Gian Paolo Foina, che sostengono come sia dimostrata “la infondatezza di affermazioni gravissime”.

Innanzitutto, eccepiscono i vertici della Fondazione, “non corrisponde assolutamente al vero l’affermazione secondo cui la donna sarebbe ‘una dei 5 dipendenti, più un medico, che si prendono cura di 200 ospiti'”. Al contrario, chiariscono, “il personale ordinariamente occupato presso la residenza socio assistenziale è di 171 unità”, e in ogni caso – anche nonostante le malattie del mese di marzo – “ha garantito ampiamente gli standard gestionali fissati da Regione Lombardia per ogni paziente ospitato”.

“Sostenere pubblicamente che in un certo periodo la dipendente più alta in grado è stata la caposala – proseguono – è un’affermazione gravissima, per la quale la Fondazione si tutelerà nelle più opportune sedi”.

Sempre l’operatrice, aveva poi riferito che le visite dei familiari agli anziani ricoverati sarebbero stati sospese solo attorno al 6-7 marzo, “con ciò lasciando intendere che questo colpevole ritardo ha favorito il diffondersi del contagio nella struttura”. “Che anche questa sia un’esternazione totalmente infondata – a spiegarlo sono sempre Baruelli e Foina – lo dimostra la circolare del 24 febbraio, nella quale la Direzione generale ha scritto testuali parole: ‘La Fondazione Benefattori Cremaschi, al fine di tutelare gli ospiti/degenti, preferisce vietare l’ingresso ai familiari e ai visitatori fino a nuova comunicazione'”.

La residenza socio sanitaria prende le distanze anche in merito alla gestione dei cosiddetti “tamponi”, che secondo la donna non sarebbero mai stati fatti al personale. Sul punto, presidente e direttore generale della “Benefattori Cremaschi” chiariscono che questo screening è stato effettuato “ciclicamente a operatori e ospiti fin dal 13 marzo”, e anche qui “secondo le disponibilità e modalità di ATS Val Padana”.

E per dare un’idea delle risorse che l’Ente ha finalizzato alla prevenzione del contagio, invitano ad osservare in contabilità la voce “DPI” (Dispositivi di protezione individuale). “Ebbene: dall’inizio dell’emergenza, sono stati spesi in mascherine, camici, calzari visiere e occhiali protettivi oltre 100 mila euro”.

Una somma ingente, sottolineano i dirigenti della RSA, “non certo destinata all’acquisto di mascherine antipolvere, come asserito dalla dipendente che – rimanendo nell’ombra – ha messo in circolo affermazioni tanto gravi quanto inveritiere”.

C’è poi il problema dei decessi, una delle piaghe piu’ tristi di questa pandemia. Anche qui, presidente e direttore generale della struttura cremasca evidenziano come i numeri diffusi dalla dipendente siano “quantomeno imprecisi: il numero di 78 morti al 10 aprile, infatti, non si è registrato dal 5 marzo, bensì dal 1 gennaio”.

Baruelli e Foina lo ripetono: “Le nostre allegazioni sono documentalmente provate, ci tuteleremo nelle più opportune sedi contro chi getta discredito gratuito contro la Fondazione”. Quindi, l’amara conclusione: “In un periodo così tragico per la storia dell’umanità, dove tutti dovremmo aiutarci per contenere i danni di questa pandemia, desta amarezza e stupore assistere a simili strumentalizzazioni. Comportamenti inspiegabili, se non in presenza di fini totalmente eccentrici rispetto a quelli che talune persone tentano di far credere”.

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Fonte: cronaca agi