Sulla morte di Davide Artale sta per calare definitivamente il sipario 


AGI – Sembra avviata a conclusione la vicenda dell’incidente stradale che due anni fa causò la morte di Davide Artale, team manager del Siracusa calcio. Nonostante le testimonianze dei soccorritori e una consulenza tecnica abbiano alimentato dubbi su chi si trovasse effettivamente alla guida la notte del 9 settembre 2018, in questi mesi la Procura aretusea – sostituto procuratore Marco Dragonetti – ha chiesto al gip l’archiviazione per Maurice Gomis, giovane promessa della squadra, a bordo dell’auto con Artale al momento dell’incidente.

La madre della vittima – attraverso l’avvocato Baldassare Lauria – ha presentato una richiesta di opposizione. “Credo fedelmente nella giustizia e non posso rassegnarmi all’idea di non sapere la verità sulla morte di mio figlio”, dice Maria Piccolo, insegnante originaria di Alcamo, che in questi anni ha cercato di raccogliere ogni elemento su quella notte.

A partire da una consulenza tecnica disposta dal pm di Siracusa, ma quasi ignorata nella richiesta di archiviazione. “Emerge come più probabile che alla guida ci fosse Gomis Maurice, per come è stato ritrovato e viste le forze di inerzia agenti negli urti e nelle sbandate – ha scritto l’ingegnere Filadelfo Chiarenza – inoltre nella fase di ribaltamento finale il sig. Gomis Maurice ha certamente avuto una migliore tenuta con le mani sul volante”.

“L’auto c’è stata prestata dal nostro presidente del Siracusa calcio, Giovanni Ali'”, dirà ai carabinieri Gomis, che ha sempre sostenuto che “l’auto era guidata da Artale”.

Secondo la perizia, la velocità dell’auto al momento dell’impatto era “pari a 120 km/h ed era dunque tale da determinare la perdita di controllo e la successiva sbandata anche di un’automobile di medie condizioni”. Tanto che il pm Dragonetti, nella richiesta di archiviazione scrive “quindi chiunque era alla guida avrebbe comunque perso il controllo del mezzo: Gomis e Artale sarebbero stati comunque coinvolti nel sinistro”.

Anche le condizioni degli pneumatici avrebbe potuto influire ma, secondo la Procura, “in uno stato di incertezza deve necessariamente concludersi per l’assenza di un nesso di casualità” e quindi “il venir meno di una relazione materiale fra condotta (o piu precisamente, fra le condizioni dell’auto data in uso) ed evento, rende poi superflua la successiva analisi dell’elemento soggettivo”.

Quel sabato sera

Quella sera era un sabato e i due l’avevano trascorsa in uno dei locali della movida di Floridia, nel siracusano. A fine serata i due si allontanarono insieme a bordo dell’auto. “Per tutta la serata ho avuto le chiavi in tasca – raccontò Gomis ai carabinieri, nei giorni seguenti all’omicidio – all’uscita Davide ha insistito che gli consegnassi le chiavi in quanto lo stesso mi diceva che l’autovettura era stata consegnata a lui e che per tale motivazione ne aveva lui la responsabilità, pertanto era giusto che guidasse lui”.

L’incidente avvenne attorno alle 4.15 in contrada Spinagallo, quando l’auto – all’altezza di una curva – si schiantò contro un guardrail, capovolgendosi alcuni metri piu avanti. Il corpo di Artale venne venne catapultato fuori dall’auto, mentre Gomis rimase incastrato all’interno della vettura. Alle 4.35 sul luogo arrivarono i carabinieri di Floridia che sollecitarono l’intervento del 118, arrivato cinque minuti dopo, e dei vigili del fuoco, giunti alle 4.54 per tranciare l’unico portellone accessibile da cui estrapolare il corpo di Gomis, che venne trasferito all’ospedale ‘Umberto I’ di Siracusa. Artale invece venne dichiarato morto sul colpo, nonostante alcuni testimoni abbiano riferito di averlo sentito “esalare l’ultimo respiro”, nei minuti successivi all’incidente.

Soltanto alle 5.15 arrivarono i carabinieri della stazione di Cassibile, a cui da allora vennero affidate le indagini.

In quei giorni vennero interrogati diversi testimoni, i passeggeri di due auto che li hanno visti passare e dieci – tra operatori del 118, medici e vigili del fuoco – che hanno ricostruito con dovizia di particolari i primi minuti dopo l’incidente. “Il ragazzo risultava avere il bacino incastrato, non ricordo con esattezza da cosa, con i piedi piegati e rivolti verso il lato guida e la testa verso il lato passeggero”, disse il medico Daniela Nici, riferendosi a Gomis, come confermato anche da alcuni dei soccorritori.

“Lo stesso giaceva incastrato all’interno dell’autovettura in posizione orizzontale, ovvero con le gambe dal lato guida e la testa dal lato passeggero dell’autovettura dove era riverso il corpo senza vita dell’altro ragazzo”, hanno detto Christian Calafiore, Silvia Barbagallo e altri quattro soccorritori intervenuti quella notte. Uno di loro, Alessandro Romano, aggiunse perfino che “il ragazzo di colore rimasto incastrato all’interno dell’autovettura era posizionato supino con i piedi lato guida e la testa lato passeggero, difatti lo stesso veniva estratto dal lato passeggero dell’autovettura con la testa in avanti”.

La storia della patente

Casualmente mentre erano in corso questi interrogatori, i carabinieri di Floridia inviarono un’annotazione, in cui i due agenti intervenuti quella notte segnalavano che “la persona bloccata all’interno era posta obliquamente all’abitacolo, supino, con la testa rivolta verso il lato guida e le gambe verso il lato passeggero“. Un caso a parte è quello della patente. Nella prima relazione, i carabinieri di Cassibile scrissero che “non veniva rinvenuto alcun documento di riconoscimento dell’Artale” ne “sul cadavere ne tantomeno all’interno dell’autovettura o nel fondo agricolo ove giaceva il mezzo”.

Aver dimenticato la patente, poteva forse essere una delle cause per cui Artale quella notte aveva deciso di non guidare, ma due giorni dopo il documento venne ritrovato nella tasca della vittima, quando già si trovava all’obitorio. “Ma lì dentro c’era un continuo via vai, le porte erano aperte”, ricorda la madre di Davide Artale. Anche la destinazione dei due non è stata chiarita. La mattina seguente Gomis disse ai carabinieri che “ci stavamo recando a casa a Siracusa” e in un altro interrogatorio precisò di “non sapere perché eravamo lì” e “avevamo sbagliato strada”.

Due giorni dopo però un compagno di squadra riferì di averli visti uscire dal locale “verso le 03.50 circa, dopo esserci accordati su dove fare colazione, l’Artale ed il Gomis si sono avviati”. Il locale è stato individuato e il titolare ha confermato di aver visto il giovane portiere nel weekend precedente.

Vedi: Sulla morte di Davide Artale sta per calare definitivamente il sipario 
Fonte: cronaca agi