"Sul taglio dell'Iva solo 'sparate', manca un disegno"


Non si può affrontare una questione complessa e di così vasta portata come il taglio dell’Iva “con l’approccio occasionale di giornata” di questo Governo, con “sparate a casaccio senza alcun disegno”. Lo afferma in un colloquio con l’AGI il professore Giuseppe Berta, docente di Storia economica all’Università Bocconi di Milano. “Sono rimasto veramente colpito dalla lettura del documento tedesco sui vari interventi per rilanciare l’economia dopo il coronavirus”, premette l’economista. E spiega: “È un testo di 57 punti essenziali e per ogni misura viene indicato l’obiettivo, i tempi di adozione e la copertura di spesa. Lo può leggere chiunque, non serve un esperto”.

Il prof della Bocconi si dice “sconcertato” dallo “sparare temi a casaccio e senza alcun disegno che fa il Governo. Non si può affrontare il tema dell’Iva – avverte – senza inquadrarlo in una complessiva riforma del fisco. Non possiamo permetterci di andare avanti con questo approccio così occasionale, che sicuramente i nostri partner europei sono già pronti a rinfacciarci”. 

 “Non possiamo – insiste Berta – andare avanti così, giorno per giorno. Se vogliamo che la gente riprenda i consumi – argomenta – dobbiamo dare agli italiani degli asset di certezza e indicare una direzione di marcia. Proprio quello che questo Governo non sta facendo”. Per l’economista, “affrontare in questo modo un tema così complesso come quello dell’Iva distaccandola da un contesto più generale dimostra all’Europa come l’Italia non sappia disegnare il proprio futuro. Bisogna innanzitutto chiarire – spiega ancora – quali consumi si vogliono stimolare: i consumi congiunturali, quelli immediati, a partire da ristorazione e turismo, oppure i beni di consumo durevoli all’interno di un disegno di ripresa graduale allungando magari il guado di sei mesi?”. Incalza il professore: “Non si capisce niente. Di tutto questo non si trova alcuna indicazione. Ecco perché sono sconcertato: non si può parlare indiscriminatamente di consumi e procedere così a sussulti”.

Secondo Berta, qualcuno dovrebbe dire al ministro dell’Economia di riprendere in mano la riforma complessiva del fisco perché parlare di un unico elemento dimenticando tutto il resto è totalmente inutile”.  Osserva ancora l’economista: “Vorrei che il Governo italiano si attrezzasse, con la limitatezza delle sue risorse attuali, a fare un’operazione come quella tedesca”.

Che differenza c’è tra le schede di Colao e il piano tedesco? “È presto detto – risponde – le prime sono schede senza una gerarchia, senza un disegno. E quindi incomplete perché non viene descritto come trasferire l’obiettivo dal ‘regno delle cose che ci piacerebbe realizzare’ al ‘regno della praticità’. Si devono indicare obiettivi specifici, tempi di realizzazione e la copertura finanziaria. Sono questi i tre elementi che fanno la differenza rispetto a un libro di ‘buone intenzioni'”. E conclude con una battuta che prende in prestito uno dei giochi più famosi della vecchia Settimana enigmistica, ‘Unire i puntini’. “Qui congiungendo i puntini non viene fuori alcun disegno, ma uno zig zag che non mi restituisce alcun profilo”. (AGI)

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Fonte: economia agi