di Rosanna La Malfa
Sociologa della Comunicazione, advocacy della Campagna “Sono una bambina, non una sposa”, esponente “Fiori di Acciaio” per le cause sociali. Ci parli di te e di Mete onlus, associazione di cui sei Presidente?
Sono una quarantenne siciliana che ama buona parte del mondo, che ama confrontarsi con le differenti culture, e soprattutto ama fare. Sin da bambina ho creduto nei principi liberali e democratici; ho molto studiato, mi sono formata attraverso la più alta conoscenza. Nel tempo ho deciso con impegno, entusiasmo, amore, coinvolgimento, passione e competenza di impegnarmi nella società civile, rendendo istituzionale il mio agire, ma senza mai smettere di essere humanrights activist. Restituire dignità umana e territoriale sono principi fondamentali per rendere Persone e Città, identità solide e consapevoli.
Sono nata con il credo della generosità e della fratellanza, insindacabile per me è aiutare gli altri e le altre senza mai preoccuparmi delle conseguenze.
Mete Onlus è un atto d’amore, è la mia voglia di essere e partecipare in questo mondo. Nasce con la campagna sociale (divenuta successivamente Comunità Internazionale) “Sono Bambina, Non Una Sposa”.
È l’aiuto verso gli altri, verso chi da solo non riesce a liberarsi da situazioni di costrizioni, interviene nel disagio sociale ed economico, sostiene il diritto all’istruzione. L’Attività di Mete verte su questioni di estrema criticità e centralità quali il rispetto dei Diritti Umani, l’integrazione e la convivenza civile.
Quando hai deciso di voler dedicare la tua vita professionale ai Diritti Umani in ambito internazionale?
Ho sempre svolto attività di volontariato parallelamente alla mia attività professionale, per anni sono stata volontaria di Emergency, ed ho avuto la fortuna di condurre insieme a Gino Strada delle pubbliche conferenze.
Nel 2010 avviene un fatto tragico nella mia vita, a causa di un terribile incidente stradale mi lesiono il midollo, e rimango a letto quasi tre anni. Durante quella terribile sofferenza promisi a me stessa, che se fossi riuscita a rialzarmi avrei dedicato alla mia vita agli altri, in particolare a donne e bambini. Io da circa 20 anni, ogni mattina leggo 12 giornali (sorseggiando il mio caffè caldo), questa sana pratica mi ha portata ad interessarmi ai diritti negati internazionali, tanta rabbia ed incredulità per tutto ciò che accade, così la scelta di dedicarmi agli abusi.
L’Italia e le Nazioni Unite pensano di poter rafforzare la loro azione per prevenire e rispondere in maniera sempre più adeguata alla violenza sessuale e di genere, alla tratta, promuovendo parità e partecipazione femminile in tutti i settori. In che modo il contributo delle donne può portare a una pace continuativa nel tempo per la risoluzione dei conflitti?
La donna è madre, è Terra, è custode del focolare domestico. Credo fortemente nel ruolo della donna sin da bambina, nonostante siano tanti i diritti negati. In occasione di una delle mie partecipazioni a Ginevra, al Consiglio dei Diritti Umani, dissi: “Una bambina istruita, sarà una donna libera nel suo futuro”. Ed è proprio così: “Chi educa una bambina, educa un popolo”. La donna per naturalezza è capace di dialogo e mediazione, e quindi adatta alla risoluzione dei conflitti.
Ripristinare i diritti umani dei Bambini, di tutti i Bambini. A te la parola.
E’ l’impegno sovrano della mia esistenza. Ogni bambino ha il diritto di vivere felice in qualunque parte del mondo si trovi, di crescere in modo sereno e naturale. Uccidere ed abusare i bambini, vuol dire uccidere la speranza di un mondo migliore; di una vita che può ribellarsi alla negazione di ciò che stiamo vivendo. Ci siamo fatti sopraffare da sentimenti di materialismo, dal potere che domina e prevarica il più debole. Bambini soldato, bambine kamikaze, spose bambine, aborto selettivo, istruzione negata, turismo sessuale minorile. Io dal 2017 sono Advocacy del STOP SEXUAL TOURISM “Progetto Internazionale a Tutela dei Diritti Minorili nel Mondo” per dare continuità al “Messaggio di Civiltà” riguardante il Turismo Sessuale Minorile. Desidero rivolgere un appello alla Comunità Internazionale: “Stop a produzione e commercializzazione armi giocattolo”. Non è ammissibile, che in un mondo devastato da conflitti, guerre civili ed attacchi terroristici, ai bambini siano regalate armi giocattolo. Che seppur, con la finalità del gioco, richiamano in modo netto “il buco nero” dell’universo. Chiedo, pertanto, un intervento serio e concreto, affinché s’interrompa la produzione e commercializzazione di simili oggetti.
Difendi i diritti? È un rischio. Sei stata oggetto di un attacco sulla pagina FB di Fiori di Acciaio sul tema migranti. In che clima stiamo vivendo oggi?
Può essere un rischio, lo è stato diverso volte, e lo sarà tante altre. Ma ho deciso, di correre questo rischio. Cosa ben diversa sono gli attacchi ricevuti. Il tema della migrazione forzata ha capitalizzato l’opinione pubblica, il dibattito politico fonda il suo interesse verso questo item, e la società non perdona se si è accanto ad un migrante. L’insulto è presto fatto. Attribuisco molta responsabilità alla politica attuale, hanno dato vita ad un populismo funzionale atto a confondere le menti. Ciascuno può pensare ciò che crede, ritenere la migrazione forzata la colpa dei problemi in Italia, ma nessuno, può e deve, insultare/offendere chi ha deciso per competenza e generosità di dedicarsi alla popolazione dell’Africa.
Sei stata partecipe dell’organizzazione della visita di Papa Francesco di ieri a Palermo. Dettagli organizzativi e grandi emozioni. Raccontaci.
Aver collaborato alla visita di Papa Francesco la ritengo un’esperienza unica, tra le più importanti della mia vita. Ho ricevuto Luce, di amore e di preghiera. Io sono credente, cattolica e praticante. L’organizzazione è stata molto complessa, sino all’ultimo istante si è agito, ho vissuto il mio ruolo con forte responsabilità. E quando mi sono ritrovata il Santo Padre a circa 30 cm da me, non sono riuscita a scattare foto, ho vissuto lo sguardo reciproco, senza il filtro di un obiettivo. Sono certa, che ci rincontreremo io ed il Santo Padre.
Paura e indigenza si sono dimostrati terreni fertili per alimentare un clima e un linguaggio che sempre più diffondono odio ed intolleranza. Come si cura questa epidemia? Possiamo pensare di ritornare umani?
Si cura con l’amore, e con l’impegno di educare le persone vulnerabili. Pensare di Tornare Umani è necessario. Io prego per un mondo di Pace, dove i Diritti Umani vengano tutelati; dove nessun conflitto, od attentato terroristico accada più; dove ogni bambino possa crescere in modo sano e naturale; dove ogni donna possa vivere liberamente senza dover subire alcun tipo di violazione ed abuso; dove la migrazione forzata cambi volto, e dignità.
Ho milioni di idee, una voglia importante di agire, di attuare buone pratiche. Ho voglia di “Tornare Umani”.