Strage Viareggio: 14 anni fa 32 vittime nel rogo


A 14 anni e mezzo dai fatti, è attesa stasera una nuova sentenza sulla strage di Viareggio, che costò la vita a 32 persone: i giudici della terza sezione penale della Cassazione sono in camera di consiglio per esaminare i 18 ricorsi presentati contro la sentenza d’appello-bis pronunciata dai magistrati di Firenze il 30 giugno del 2022.
LA NOTTE DELLA TRAGEDIA – Alle 23,48 del 29 giugno 2009 un treno merci partito da Trecate, in Piemonte, e diretto a Gricignano, in Campania, deraglia poco dopo aver superato la stazione ferroviaria di Viareggio. Una delle cisterne che trasportano Gpl si rovescia su un fianco e da un grosso foro fuoriesce gas. Pochi minuti più tardi, una violentissima esplosione: la zona della città più colpita è quella di via Ponchielli, quasi completamente rasa al suolo. Pesante il bilancio delle vittime, 32 in tutto, molte delle quali decedute nei giorni successivi a causa delle ustioni riportate.
LE INDAGINI – La procura di Lucca apre un’inchiesta per verificare le cause del deragliamento e accertare eventuali responsabilità. Quattro anni dopo, nel luglio 2013, il gup di Lucca, Alessandro Dal Torrione, rinvia a giudizio 33 imputati, persone fisiche e giuridiche. Tra questi, Mauro Moretti, ex amministratore delegato di Fs e Rfi, Michele Mario Elia, ex amministratore delegato di Rfi, e Vincenzo Soprano, ex ad di Trenitalia.
IL PROCESSO DI PRIMO GRADO A LUCCA – Il processo si apre nel novembre 2013 nel polo fieristico di Lucca trasformato per l’occasione in aula di tribunale. I capi di imputazione più gravi sono quelli di disastro ferroviario colposo, omicidio colposo plurimo, incendio colposo e violazione delle normative sulla sicurezza. Dopo tre anni di udienze, nel settembre 2016 dai pm giungono le richieste di condanna: 16 anni di reclusione per Mauro Moretti, 15 anni per Elia.
Per quanto riguarda le società
coinvolte, i pm chiedono ingenti risarcimenti a carico di Ferrovie dello Stato, Trenitalia, Fs logistica, Gatx Rail Austria (società titolare del carro che deragliò e prese fuoco) e delle officine Jugenthal di Hannover (dove fu fatta la manutenzione dell’asse del vagone). Il 31 gennaio 2017 la sentenza di primo grado: oltre venti su 33 gli imputati che vengono condannati. Sette anni a Moretti, 7 anni e mezzo a Elia e a Soprano. Condanne anche per i dirigenti delle società austriache e tedesche coinvolte nel procedimento.
L’APPELLO A FIRENZE – Quasi due anni dopo, il 13 novembre 2018, inizia il processo d’appello a Firenze, sul quale incombe lo ‘spettro’ della prescrizione: l’11 febbraio 2019 l’accusa conclude la sua requisitoria, chiedendo una condanna a 15 anni e 6 mesi per Moretti – il quale annuncia di rinunciare alla prescrizione -, a 14 anni e mezzo per Elia e a 7 anni e mezzo per Soprano. Chiesta anche la condanna delle società straniere, seppur con una revisione delle pene legata ad alcuni reati prescritti. Il 20 giugno, la Corte d’appello di Firenze emette la sua sentenza: confermata la condanna a 7 anni inflitta in primo grado a Moretti, 6 anni a Elia e Soprano, condanne per gli imputati stranieri, assoluzione per alcuni dirigenti Rfi.
LA PAROLA ALLA CASSAZIONE – Il 2 dicembre 2020, in piena emergenza Covid, il processo sulla strage di Viareggio arriva al vaglio della Cassazione: udienze a porte chiuse, proprio per assicurare il rispetto delle misure attuate per far fronte alla pandemia, familiari in collegamento da Viareggio con i propri avvocati per avere notizie in tempo reale su quanto avviene al ‘Palazzaccio’. Il sostituto pg Pasquale Fimiani, al termine della sua requisitoria, chiede un nuovo processo per Moretti e altri 3 imputati, sollecitando l’annullamento con rinvio della sentenza di secondo grado per queste sole 4 posizioni. Per quanto riguarda gli altri ricorsi, invece, il pg ne chiede il rigetto, e, dunque, la conferma delle condanne.
La sentenza arriva l’8 gennaio 2021: la Corte, escludendo l’aggravante della violazione delle norme di prevenzione sui luoghi di lavoro, dichiara prescritto il reato di omicidio colposo plurimo. I giudici di piazza Cavour, con la stessa sentenza, dispongono quindi la celebrazione di un appello-bis a Firenze per riesaminare alcuni profili relativi al disastro ferroviario colposo e rideterminare alcune pene data la prescrizione dell’omicidio colposo.
L’APPELLO-BIS Il secondo processo d’appello a Firenze si conclude il 30 giugno 2022, dopo quasi 6 ore di camera di consiglio, con 13 condanne e 3 assoluzioni: Moretti viene condannato a 5 anni di reclusione, mentre a Vincenzo Soprano, ex ad di Trenitalia, e a Michele Mario Elia, ex ad di Rfi, viene inflitta una condanna a 4 anni, 2 mesi e 20 giorni. Per Paolo Pizzadini, manager di Cima Riparazioni, e Daniele Gobbi Frattini, responsabile tecnico Cima riparazioni, la Corte fiorentina dispone una pena pari a 2 anni, 10 mesi e 20 giorni., Quattro anni, invece, per Mario Castaldo, ex direttore divisione di Cargo Chemical. Condannari anche dirigenti e tecnici di aziende ferroviarie austriache e tedesche addette al controllo e alla manutenzione dei carri merci: Uwe Kriebel, operaio dell’officina di Junghental addetto ai controlli, e Helmut Brodel, funzionario dirigente dell’officina Junghental di Hannover (per entrambi 4 anni e 5 mesi), Andreas Schroeter, tecnico di Junghental (4 anni e 8 mesi), Peter Linowski, ad di Gatx Rail Germania, e Rainer Kogelheide, ad di Gatx Rail Austria (per entrambi 6 anni), Roman Meyer, responsabile flotta carri di Gatx Austria (5 anni, 6 mesi e 20 giorni) e Johannes Mansbart, manager Gatx Rail Austria (5 anni e 4 mesi).
IL SECONDO PROCESSO IN CASSAZIONE – Gli atti del procedimento tornano al vaglio della Suprema Corte: a presentare ricorso contro la sentenza di appello-bis sono i 13 imputati condannati in sede di rinvio, la parte civile Medicina democratica, e 4 responsabili civili (Rfi, Trenitalia, Ferrovie dello Stato e Cima Riparazioni). Il processo davanti alla terza sezione penale si apre il 4 dicembre 2023: la procura generale, rappresentata in aula dall’avvocato generale della Cassazione Pasquale Fimiani e dal sostituto pg Pietro Molino, sollecita il rigetto di tutti i ricorsi e chiede, quindi, la conferma della sentenza d’appello-bis. Per i pg, inoltre, sono “infondate” tutte le questioni di legittimità, prospettate in alcuni ricorsi delle difese, riguardanti i termini di prescrizione del reato. (AGI)
OLL