Spagna: Puigdemont torna oggi da esilio, stop a nuovo governo


Il leader indipendentista catalano Carles Puigdemont, in esilio da sette anni, tornerà oggi a Barcellona, in concomitanza con l’investitura del nuovo presidente del governo regionale, rischiando l’arresto. Lo ha annunciato il suo partito Junts per Catalunya, che per l’occasione ha indetto una manifestazione di benvenuto, nei pressi del parlamento regionale.
Quella di domani si preannuncia una giornata ad alta tensione politica per il possibile ritorno di Puigdemont nella regione di origine e l’investitura del nuovo presidente della Generalitat, che dovrebbe essere il socialista Salvador Illa.
“In condizioni democratiche normali, non avrebbe senso che un deputato come me annunciasse la sua intenzione di partecipare alla sessione, non avrebbe importanza”, ha dichiarato in un video pubblicato su X Puigdemont, scappato dalla Spagna per sfuggire al processo dopo il fallito referendum per l’indipendenza che aveva organizzato come presidente della regione autonoma spagnola nel 2017.
“Ma non viviamo in condizioni democratiche normali”, ha continuato il leader catalano, riferendosi al suo caso e a quello di un altro deputato pro-indipendenza. “In primo luogo, perché stiamo affrontando un lungo periodo di persecuzione per aver permesso ai catalani di votare in un referendum. In secondo luogo, perché la Corte Suprema si rifiuta di obbedire alla legge di amnistia che è stata approvata ed è in vigore. Questa sfida deve essere raccolta e affrontata. Per questo abbiamo intrapreso la strada del ritorno dall’esilio”, ha aggiunto Puigdemont. È una scommessa rischiosa, ma lui ha dichiarato più volte che tornerà in Catalogna “costi quel che costi”. Il politico indipendentista ha chiesto al premier spagnolo Pedro Sanchez di evitare un arresto a suo dire “illegale”. Il 1 luglio scorso, il Tribunale Supremo spagnolo ha negato la concessione dell’amnistia a Puigdemont per le azioni a favore dell’indipendenza, stabilendo che la legge per l’amnistia ai leader indipendentisti catalani, approvata in parlamento a maggio, non si applica a uno dei reati di cui è accusato: l’appropriazione indebita di fondi pubblici. Pertanto Puigdemont, che non può più contare sull’immunità da europarlamentare, è ancora ricercato dalla giustizia spagnola e quando tornerà in patria verrà arrestato. Un gesto così eclatante metterebbe in difficoltà sia i Socialisti catalani sia i loro possibili alleati di Erc, che hanno governato la regione con Junts per Catalunya fino a ottobre 2022.
Del resto, però, non è la prima volta che Puigdemont prospetta un suo ritorno in Spagna, ma ora il contesto politico è cambiato quindi, secondo diversi analisti, è probabile che questa sia quella buona. Il suo intento è di cercare di far saltare un accordo per il governo catalano tra il Partito socialista catalano (Psc), vincitore delle elezioni regionali dello scorso 12 maggio, ed Esquerra Republicana (Erc), il partito indipendentista di centrosinistra suo necessario alleato per raggiungere la maggioranza in aula. Le trattative politiche ormai in una fase avanzata prevedono che i Socialisti, in cambio dell’elezione di Salvador Illa come presidente della regione, concedano una maggiore autonomia fiscale alla regione. A questo punto serve solo il voto di fiducia delle componenti del parlamento regionale della Catalogna. Se il nuovo governo catalano non otterrà la fiducia entro il 26 agosto, per legge andranno convocate nuove elezioni entro il 13 ottobre. In tal caso il partito di Puidgemont potrebbe ottenere maggiori consensi. (AGI)

VQV