Spagna: accordo Psoe-Junts spiana strada a Sanchez

epa10942683 Spain's acting Prime Minister Pedro Sanchez gives a press conference at the end of the second day of the European Council meeting in Brussels, Belgium, 27 October 2023. In a two-day summit on 26-27 October, EU leaders addressed the situation in the Middle-East and Ukraine, as well as the EU's long-term budget, migration, and external relations. EPA/OLIVIER HOSLET


Il Partito socialista spagnolo (Psoe) al potere e il movimento indipendentista catalano JxCat hanno siglato un accordo di amnistia per i dirigenti indipendentisti, aprendo la strada all’investitura del premier Pedro Sanchez. Il patto, firmato dai rappresentanti delle due parti, Santos Cerdan per il Psoe e Jordi Turull per JxCat, ha subito suscitato l’indignazione nei ranghi della destra spagnola in quanto assolverà centinaia di persone coinvolte nella promozione del referendum indipendentista della Catalogna nel 2017. Sei anni fa furono protagonisti di un’iniziativa illegale che scatenò la peggiore crisi politica degli ultimi decenni in Spagna.
In conferenza stampa da Bruxelles l’ex presidente catalano Carles Puigdemont – latitante della giustizia spagnolo e beneficiario dell’amnistia – ha assicurato che l’accordo raggiunto con il Psoe rappresenta una “tappa senza precedenti” e condiziona la stabilità del prossima legislatura all’andamento del processo di attuazione di quanto concordato. “La legislatura è condizionata al progresso e non solo al rispetto” del patto con il Psoe, ha detto Puigdemont in un’apparizione al Club della Stampa di Bruxelles.
Dal canto suo Cerdan, alto funzionario socialista, ha definito l’accordo negoziato “un’opportunità storica per risolvere un conflitto politico che solo la politica deve risolvere”, ricordando il verdetto delle urne dello scorso luglio e la risoluzione in corso del conflitto con la Catalogna risalente ormai a sei anni fa. Lo stesso Sanchez ha affermato che l’intesa raggiunta “sta disinnescando le tensioni catalane di lunga data”, ma gli oppositori lo accusano di opportunismo politico e di distruzione dello stato di diritto. Nel dettaglio la legge di amnistia contenuta nel patto metterà fine ai procedimenti giudiziari, alle pene detentive e ad altre sanzioni a carico di centinaia di sostenitori dell’indipendenza catalana. Secondo il gruppo pro-indipendenza Omnium Cultural, il provvedimento potrebbe riguardare almeno 1.400 persone, tra cui condannati per crimini che vanno dai reati di ordine pubblico all’uso improprio di fondi pubblici.
Nel contempo l’intesa riconosce le profonde differenze tra le parti firmatarie: JxCat è impegnato a perseguire un altro referendum sull’indipendenza mentre i socialisti negano la legalità del referendum del 2017 e chiedono per la regione il ritorno alla statuto di autonomia del 2006, annullato dai tribunali. Ora i legislatori spagnoli saranno chiamati ad approvare la legge di amnistia, passaggio necessario per arrivare all’investitura di Sanchez entro il 27 novembre. Alle elezioni di luglio i socialisti non hanno ottenuto la maggioranza parlamentare, pertanto necessitano del sostegno dei partiti più piccoli per raggiungere quota 176 seggi. Per i conservatori, l’intesa apre la strada alla formazione di un governo già soprannominato ‘Frankenstein 2.0’ che consentirà ai socialisti di mantenersi al potere con l’appoggio di piccole formazioni.
Secondo Isabel Diaz Ayuso, figura di spicco del Partito popolare (Pp), il patto “sta introducendo una dittatura dalla porta di servizio”, mentre Cuca Gamarra, segretario generale del partito, lo valuta come “vergognoso e umiliante”. Per diversi analisti politici, la fragile dipendenza del nuovo governo Sánchez dal partito di Puigdemont significherà instabilità, difficile approvazione delle leggi e il rischio che non arrivi a fine mandato, fra quattro anni. In realtà le ripercussioni negative si stanno già manifestando, rischiando di aprire un nuovo capitolo di tensioni e contrasti potenzialmente esplosivi per la politica iberica.
Nelle scorse notti sono state inscenate proteste dei sostenitori del Partito popolare e del gruppo di estrema destra Vox davanti alla sede del partito socialista a Madrid, finite in violenti scontri con la polizia anche per la presenza di infiltrati neonazisti. Nuove tensioni si sono manifestate poche ore dopo l’annuncio dell’accordo: Aleix Vidal-Quadras, ex presidente del Partito Popolare della Catalogna, è stato coinvolto in un attentato, ferito al volto da colpi di armi da fuoco sparati in strada, in pieno centro a Madrid, intorno alle 13,30. (AGI)
VQV/FRA