“Abbiamo già da tempo compreso come la crisi demografica e la crisi climatica siano due facce della stessa medaglia e, rispetto a questi fenomeni, l’Appennino centrale si sta affermando sempre di più come il laboratorio nel quale stiamo sperimentando nuove soluzioni di adattabilità e di sviluppo sostenibile”. Così il Commissario Straordinario al sisma 2016 Guido Castelli durante la presentazione del ‘modello’ Appennino centrale, al Castello del Valentino di Torino, nell’ambito della Planet week su clima, ambiente ed energia che precede il G7. “Una parte di mondo: Appennino centrale, un posto dove vivere” è il nome del convegno al quale hanno partecipato tra gli altri il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, il sindaco di Amatrice Giorgio Cortellesi, il Prorettore del Politecnico di Torino Patrizia Lombardi e Frate Marco Moroni, Custode del Sacro Convento di Assisi.
Nel corso del confronto sono state portate alcune testimonianze dei progetti in corso d’opera e ripercorse le principali caratteristiche di quello che si è configurato come un vero e proprio “laboratorio” nel quale, alla ricostruzione dei territori colpiti dal sisma del 2016, si è affiancata la riparazione economica e sociale di comunità fortemente indebolite a seguito degli eventi naturali avvenuti. L’obiettivo è il contrasto al fenomeno dello spopolamento, al quale queste aree sono particolarmente soggette, attraverso una strategia, promossa dal Commissario Castelli, che mette al centro lo sviluppo sostenibile e la coesistenza tra uomo e natura. Il presidio del territorio, infatti, consente di tutelare il paesaggio, contrastare le fragilità e preservare la biodiversità. “Una strategia – ha aggiunto castelli – resa possibile dal fondamentale sostegno economico garantito dal Piano complementare sisma e che vede il pieno sostegno da parte del governo, confermato oggi dal Ministro Pichetto Fratin che ha parlato dei territori del cratere sismico 2016 come del banco di prova rispetto alla nostra capacità di reagire ai cambiamenti climatici e allo spopolamento, da riproporre anche in altre realtà. Stiamo cercando di realizzare un Appennino contemporaneo che possa restituire all’Italia la sua spina dorsale. Ciò sta avvenendo attraverso una ricostruzione che non prevede il mero ritorno al passato, al “com’era dov’era”, ma che fa ricorso a tecniche innovative che ci possono consentire di realizzare nuove forme di adattamento”. Per castelli ogni azione di mitigazione deve tenere conto delle specificità del territorio: “E’ un approccio ambientalistico meno ideologico e più realistico, che prevede una necessaria componente antropologica e di duttilità. Una sussidiarietà che possiamo applicare anche rispetto alla civitas appenninica: tra comunità diverse e tra pubblico e privato che, insieme, possono creare quella rete di servizi e di opportunità necessaria per la rinascita dei nostri territori”.
Nel cratere post-sisma (che si estende per circa 8 mila chilometri quadrati, comprende 138 Comuni e 575.000 abitanti) la salvaguardia dell’ecosistema umano, sociale e naturale sta avvenendo attraverso un approccio inedito rispetto al passato, reso possibile dall’adozione di una governance multilivello. Si tratta di un modello adottato proprio per il post-sisma 2016 e che tiene insieme, in un rapporto di costante confronto e collaborazione, lo Stato centrale, le quattro Regioni coinvolte e le amministrazioni locali. (AGI)
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