Siria: vertici in Arabia Saudita su sanzioni e nuovi equilibri


I ministri degli Esteri dei Paesi mediorientali ed europei sono riuniti a Riad per due incontri sulla Siria, incentrati sulla possibile revoca delle sanzioni internazionali, la transizione a Damasco e i nuovi equilibri regionali dopo la caduta del regime di al-Assad. L’Arabia Saudita, la più grande economia del Medio Oriente, sta cercando di aumentare la propria influenza in Siria, ora guidata da un governo di transizione dominato da islamisti radicali. Il nuovo governo siriano è rappresentato dal ministro degli Esteri, Hassan Al Shibani, in un momento in cui le autorità di transizione guidate da Ahmed al-Sharaa chiedono la revoca delle sanzioni contro il Paese.
“Le sanzioni contro i personaggi vicini ad al-Assad, responsabili di gravi crimini durante la guerra civile, devono restare in vigore”, ha dichiarato da Riad il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock. “Ma la Germania sta proponendo un approccio intelligente alle sanzioni per portare un rapido sollievo al popolo siriano”, che “ha bisogno di beneficiare rapidamente degli effetti positivi della transizione”, ha aggiunto. Il capo della diplomazia tedesca ha annunciato che il suo Paese fornirà altri 50 milioni di euro “per cibo, rifugi di emergenza e assistenza medica”.
La responsabile della diplomazia dell’Unione europea, Kaja Kallas, presente anche lei a Riad, ha anticipato che avrebbe potuto allentare “progressivamente” le sanzioni, “a condizione che si compissero progressi tangibili”, in particolare per quanto riguarda la protezione delle minoranze.
All’incontro tra leader dei Paesi arabi sono presenti diversi ministri degli Esteri, tra cui il capo della diplomazia turca Hakan Fidan. L’Arabia Saudita, che ha reciso i legami con il governo di al-Assad nel 2012, ha ripristinato le relazioni con la Siria nel 2023 e si è adoperata per riportarla nella Lega Araba, ponendo fine al suo isolamento diplomatico. “Questo vertice trasmette il messaggio che l’Arabia Saudita vuole imporsi alla guida degli sforzi regionali volti a sostenere la ricostruzione della Siria”, sottolinea la ricercatrice Anna Jacobs dell’Arab Gulf States Institute di Washington. Riad sta adottando un atteggiamento più cauto nei confronti delle nuove autorità siriane rispetto ad altri paesi come la Turchia e il Qatar, che sono stati i primi a riaprire le loro ambasciate a Damasco, ha sottolineato Umer Karim, ricercatore sulla Siria presso l’Università di Birmingham. Ciononostante, Riad “guarda positivamente” alla nuova leadership siriana e sta cercando di vedere se può portare stabilità e “controllare gli elementi più estremisti al suo interno”, ha aggiunto.
Al secondo incontro, invece, partecipano rappresentanti di Francia, Regno Unito, Germania, Turchia, nonché delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea. Atteso anche il sottosegretario di Stato americano uscente John Bass, dopo una visita in Turchia dove ha sottolineato “l’importanza della stabilità regionale, di impedire che la Siria venga usata come base per il terrorismo” e di garantire la “sconfitta duratura” del gruppo jihadista dello Stato islamico, secondo il Dipartimento di Stato Usa.
Molte capitali, tra cui Washington, hanno dichiarato che aspetteranno di vedere come le nuove autorità dominate dal gruppo islamista radicale Hayat Tahrir al-Sham (Hts), ex ramo siriano di al-Qaida, eserciteranno il loro potere prima di decidere quale linea adottare. (AGI)
VQV