Siate aquile! Dall’affresco autobiografico di Nino Gulisano un monito per le nuove generazioni


di redazione

 La salita del Miracolo della vita è il brillante esordio letterario di Nino Gulisano, apprezzato editorialista del Quotidiano dei Contribuenti. Un efficace affresco autobiografico, un viaggio nella memoria raccontato attraverso la grande metafora della vita come continuo salire lungo una ripida scalinata, per traguardare un futuro ignoto fino a che non sia raggiunta la cima. E la narrazione del viaggio, con le sue prove drammatiche ma anche con le conquiste e i successi, vuole essere un tramandare una parte di sapere, di esperienze e di vita vissuta alle nuove generazioni. Perché, per usare le parole di Papa Francesco, c’è oggi bisogno “di una nuova alleanza tra giovani e anziani, di condividere il tesoro comune della vita”.

La salita inizia negli anni di un’infanzia resa difficile da un problema cardiaco che aveva portato i medici a pronosticare per il piccolo Nino non più di sette anni di sopravvivenza. Ma il problema si risolve con un prodigioso intervento cardiochirurgico eseguito all’ospedale Molinette di Torino dal celebre Prof. Achille Mario Dogliotti, “il chirurgo dei casi disperati”. Ed ecco il miracolo, non sette, ma più di settant’anni sono passati, fino alle “ferie permanenti” della pensione.

Poi gli studi, iniziati nel il Seminario Arcivescovile di Catania e proseguiti presso il Liceo classico Mario Rapisardi di Paternò prima dell’Università a  Catania, facoltà di Storia e Filosofia, fino ai due corsi di Economia e Europrogettazione a Roma. Quindi il tracciato dell’esistenza che prosegue con il lavoro e con l’impegno politico.

Lungo la salita due gravi, tragici avvenimenti, segnano nel profondo il cammino di Nino Gulisano: l’attentato alla sua persona per mano mafiosa, cui viene fatto oggetto a causa delle sue battaglie politiche per la legalità, fortunatamente non andato a segno. Ma soprattutto la tragedia seguita un mese dopo quell’avvenimento: l’uccisione del fratello Luciano, sempre per mano mafiosa. Un’atroce vendetta trasversale.

Nino non ha rimpianti, solo rimorsi per gli errori commessi. Dopo aver descritto i faticosi scalini affrontati dall’infanzia fino a questo tempo, la narrazione autobiografica si conclude con una riflessione sull’immortalità e l’eternità. È stata la salita, il moto ascensionale, a rappresentare il miracolo della sua vita, ed in questa consapevolezza egli ha volato alto, come le aquile.

Il pensiero finale è per le nuove generazioni. Il libro si conclude con un appello ai nipoti: SIATE AQUILE!
L’ unico uccello che ha il coraggio di beccare un’aquila è il corvo.
Si siede sulla sua schiena e morde il collo. Tuttavia, l’aquila non risponde, né lotta con il corvo. Non spreca né tempo né energia per lui, semplicemente apre le sue ali e inizia ad alzarsi sempre più in alto nei cieli. Più alto è il volo, più difficile diventa respirare per il corvo. Così il corvo cade per mancanza di ossigeno
”.

E allora, “smettetela di perdere tempo con i corvi. Con queste persone dannose che si avvicinano alla vostra vita solo per tentare di destabilizzarvi, per proiettare su di voi le proprie tempeste, portateli alle vostre altezze e svaniranno da soli.
Chi sa guardare solo le stelle e non è capace di alzarsi in alto nei cieli, senza le ali.
È venuto il tempo di volare come le aquile e lasciar perdere il tempo dei corvi
”.

Il libro, edito da Etabeta, è stato presentato lo scorso 8 aprile presso il Piccolo teatro di Paternò, la città dell’Autore.