AGI – Non si ferma l’escalation di violenza tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, la peggiore fiammata dalla guerra del 2014. E dopo gli scontri tra arabi ed ebrei nelle città israeliane, si infiamma anche la Cisgiordania. Sono oltre duemila i razzi sparati dall’enclave palestinese da lunedì pomeriggio, ai quali lo Stato ebraico ha risposto con centinaia di raid, prendendo di mira le infrastrutture militari del Movimento islamico ma anche la sua dirigenza.
Sono almeno 122 i morti finora nella Striscia tra cui 31 minorenni e 900 feriti, mentre in Israele si contano 9 vittime, compresa una 50enne che era rimasta ferita martedì mentre correva al rifugio e una 87enne caduta mentre risuonavano le sirene.
Le tensioni nello Stato ebraico
Non si arresta neanche la tensione all’interno dello Stato ebraico, dove per la terza notte consecutiva ci sono stati scontri tra arabi ed ebrei in diverse città e si teme il ripetersi delle violenze anche per la quarta. La polizia ha vietato l’accesso ai non residenti a Lod, uno degli epicentri delle violenze intercomunitarie, mentre è ancora in vigore il coprifuoco notturno dalle 20.
A Ramle, un’altra città ‘mista’, arabi hanno lanciato un tubo-bomba contro due passanti ebrei senza fare fortunatamente feriti; un civile armato ha sparato colpi in aria e gli aggressori sono scappati.
Un appello a ristabilire la calma è stato lanciato dal presidente israeliano, Reuven Rivlin, che si è recato ad Acri per un incontro con i sindaci e leader religiosi locali: “Questa è la casa di tutti noi, e noi proteggiamo la nostra casa. Non con mazze e coltelli che seminano distruzione e rovina, ma mantenendo l’ordine pubblico”.
“Tutti noi, leader pubblici a tutti i livelli, e in particolare i leader spirituali, siamo responsabili di ciò che accade nelle nostre comunità. Dobbiamo fermare il ciclo di violenza. Questo è ciò che è necessario in questo momento”, ha aggiunto il capo di Stato che si appresta a terminare il mandato, il prossimo 2 giugno.
Il terzo fronte aperto
E insieme ai tumulti tra arabi ed ebrei nelle città dello Stato ebraico, un terzo fronte si è aperto con gli scontri tra palestinesi e soldati israeliani che hanno infiammato la Cisgiordania. Finora sono 10 i palestinesi rimasti uccisi e circa 150 i feriti in diverse città dei Territori occupati, tra l’esultanza del Movimento islamico che si è congratulato per “la sollevazione”.
Intanto tensioni si sono registrate anche al confine con il Libano, dove manifestanti pro-palestinesi sono stati colpiti da fuoco israeliano e uno di loro è morto.
Non è immune neanche la Giordania: migliaia di cittadini del Regno hashemita hanno protestato ad Amman mentre a centinaia si sono affollati alla frontiera con Israele, sfondando i cordoni di sicurezza e inneggiando alla moschea di al-Aqsa, dove la settimana scorsa sono avvenuti i violenti scontri tra palestinesi e polizia israeliana, dai quali è scaturita l’escalation tra Hamas e lo Stato ebraico.
Source: agi