Sfogliamondo: la guerra non domina più sulle prime pagine della stampa internazionale


Su molte prime pagine internazionali di oggi notizie di grande rilevanza interna prendono il posto dell’Ucraina nei titoli di apertura: ad esempio, sulla stampa americana, la nomina della giudice afroamericana Ketanji Bronw Jackson alla Corte suprema, su quella francese le elezioni presidenziali, su quella britannica una polemica che coinvolge la moglie del cancelliere dello Scacchiere, come a Londra si chiama il ministro delle Finanze, su quella tedesca il Covid. Ovviamente la guerra resta presente, con titoli piuttosto diversificati tra il fronte della diplomazia e quello più specificamente militare sul campo. 

Washington Post 

La prima donna americana giudice della Corte suprema ottiene l’apertura a tutta pagina sul Washington Post: “Giorno epocale: cade la barriera della Corte”, sottolinea il titolo sul voto favorevole del Senato alla nomina di Ketanji Brown Jackson, con cui si è concluso il processo apertosi in febbraio quando Biden aveva designato la candidata e caratterizzato da un acceso confronto politico: “La conferma di Jackson, il che sottolinea le tensioni tra i partiti, è arrivata solo dopo che la commissione Giustizia del Senato si era bloccata sulla sua nomina a causa del muro contro muro e i che repubblicani avevano imposto tre voti procedurali all’aula del Senato questa settimana”, osserva il Post, e aggiunge che tuttavia, per i democratici “la nomina dovrebbe essere motivo di riflessione e giubilo nazionale. Tre i titoli sull’Ucraina in prima pagina, per la notizia dell’estromissione della Russia dal Consiglio dei diritti umani dell’Onu, per un reportage che racconta gli orrori di Bucha e per un’analisi sulla strategia di Biden, “allo stesso tempo ragionata e impulsiva”. Osserva il quotidiano: “A volte a ruota libera e altre volte accuratamente studiato, Biden rimane un attore centrale nel coordinare la risposta dell’Occidente all’invasione della Russia”, e “ha lasciato la sua chiara impronta sulla crisi, sia intenzionalmente che non, e in modi che hanno sia chiarito che complicato la situazione”. 

New York Times 

L’Occidente “intensifica la pressione su Putin, bloccando il carbone e limitando il commercio”, e “l’Onu estromette la Russia dal Consiglio dei diritti umani mentre emergono notizie di nuove atrocità”: queste le notizie sintetizzate dal New York Times nel suo titolo di apertura. Il quotidiano sottolinea: “E’ improbabile che le sanzioni occidentali convincano la Russia a fermare la guerra”, tanto più perché “mostrano come gli alleati stiano cercando di ridurre al minimo i propri danni economici ed evitare di rimanere invischiati in un conflitto armato diretto con Mosca”. Il Nyt coglie criticamente anche “le tensioni interne” tra i partner occidentali “su come meglio gestire la fase successiva del conflitto, che ha creato la più grande crisi di rifugiati in Europa dalla seconda guerra mondiale”. Un reportage è dedicato ai bimbi che stanno nascendo in condizioni drammatiche in Ucraina in questi giorni di guerra. Di spalla, con un rilievo accresciuto da una maxi foto, la notizia della conferma parlamentare della nomina della giudice Ketanji Brown Jackson alla Corte suprema, fortemente voluta da Biden che in campagna elettorale aveva promesso di portare per la prima volta una donna afroamericana nel massimo consesso giurisdizionale americano. Tuttavia, sottolinea il giornale in un’analisi, la nomina, almeno per ora, ha più un valore storico che di politica giudiziaria perché negli equilibri interni della Corte restano in maggioranza i giudici conservatori. 

Wall Street Journal 

La richiesta di forniture di armi rivolta ieri alla Nato dal ministro ucraino degli Esteri ucraino, Kuleba, è in evidenza sulla prima pagina del Wall Street Journal. I toni della richiesta sono stati pressanti, osserva il Wsj, perché l’Ucraina si prepara a una violenta intensificazione dell’offensiva russa nella regione orientale del Paese, dove Mosca cerca di estendere il suo controllo sull’intero Donbass. “Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, che ha avvertito che la guerra sta entrando in una fase critica, ha affermato che l’incontro di Bruxelles ha affrontato la necessità dell’Ucraina ‘di più sistemi di difesa aerea, armi anticarro, armi più leggere ma anche più pesanti e molti diversi tipi di armi sostegno'”, riferisce il quotidiano finanziario, e aggiunge che il segretario di Stato americano Antony Blinken, anch’egli presente al summit dell’Alleanza cui è intervenuto Kuleba in videocollegamento, ha dichiarato che gli Stati Uniti hanno aumentato le spedizioni di armamenti in Ucraina in quello che ha descritto come un quadro in continua evoluzione. In prima pagina anche un reportage da Bucha, dove “le strade svelano gli orrori dell’invasione russa”. Spazio, tra le altre notizie, alla conferma parlamentare della nomina della giudice Ketanji Brown Jackson alla Corte Suprema, prima donna afroamericana nella massima istanza giudiziaria degli Usa. 

Financial Times 

C’è un’incrinatura nel monolito del negazionismo russo sugli orrori di Bucha, e la coglie il Financial Times con un titolo di prima pagina: il gigante russo dell’alluminio, Rusal, ha chiesto pubblicamente un’inchiesta sui crimini di guerra commessi nel sobborgo di Kiev, ed è la prima società russa a farlo. “Rusal, il maggiori produttore mondiale di alluminio fuori dalla Cina, è una delle imprese colpite più duramente dalle sanzioni”, sottolinea il quotidiano, suggerendo così una relazione tra le misure economiche punitive imposte dall’Occidente a Mosca e la presa di posizione dell’azienda, espressa dal suo presidente, l’olandese Bernard Zonneveld: “Le notizie dalla città ucraina di Bucha ci hanno sconvolto. Crediamo che su questo crimine sia necessaria un’inchiesta approfondita. Tutti desideriamo la rapida fine di questa guerra fratricida che distrugge vite, famiglie e città intere. E vogliamo che i responsabili di questi crimini siano puniti adeguatamente”, ha affermato. In precedenza altre due grandi società russe, la petrolifera Lukoil e l’acciaieria Servestal, avevano espresso condanna per il conflitto ma non si erano spinte a parlare di crimini di guerra e a sollecitare indagini, sottolinea Ft.  

The Times 

La polemica sulla moglie del ministro britannico delle Finanze Rishi Sunak, che viene accusata di aver mantenuto la cittadinanza indiana per sottrarsi così alla tassazione nel Regno Unito, è l’apertura del Times. Il caso è rilevante perché Sunak è una figura di rilievo dei Tory, considerato da molti il potenziale successore di Boris Johnson nella leadership. Sua moglie, Akshata Murty, è un’ereditiera indiana “più ricca della regina Elisabetta e proprietaria di quasi altrettanti palazzi”. Lo staff di Sunak spiega che la moglie ha scelto di conservare la cittadinanza indiana perché l’India non permette la doppia cittadinanza, e quindi non avrebbe potuto avere anche quella britannica. I collaboratori di Sunak lo descrivono furioso per quello che ritiene “un atto di killeraggio politico”, e per le “calunnie” sulla moglie. Tuttavia, nota il Times, i coniugi non hanno finora agito legalmente per smentire le notizie. Sulla vicenda intervengono vari esperti fiscali, con paresi contrastanti: alcuni affermano che essendo indiana, non deve pagare tasse britanniche sui guadagni realizzati all’estero, altri sostengono che la cittadinanza non è rilevante ai fini dell’imposizione fiscale. Di spalla un titolo sull’Ucraina: “Kiev rifiorisce dopo la ritirata dei russi”. Servizio sul ritorno alla normalità nella capitale ucraina, corredato dalla fotografia di una coppia di sposi novelli, entrambi in uniforme militare. 

Le Monde 

Il dilemma dell’embargo sul gas russo è tema in apertura su Le Monde: “Dopo 42 giorni di guerra e la scoperta di atrocità, la necessità di mettere fine alle importazioni di gas dalla Russia si fa più pressante”, sottolinea il quotidiano, che mette in rilievo, nel suo editoriale, le parole del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, secondo cui non è più questione di se ma di quando. Eppure, “i 27 esitano ancora a giocare questa carta decisiva”, e così “gli europei continuano a finanziare, pur con riluttanza, la guerra di Putin in Ucraina”, sottolinea il quotidiano. Ma anche se “l’attuazione di un embargo sul gas è complessa” e  “per gli europei significa correre il rischio di rompere il fronte comune” dato che “non tutti hanno lo stesso grado di dipendenza dalle importazioni dalla Russia”, secondo Le Monde occorre rompere gli indugi perché “il proseguimento della guerra, al di là del disastro umanitario che provoca, ha anche un costo economico. Gli europei non hanno nulla da guadagnare da una situazione di stallo nel conflitto, che manterrà forti tensioni sui prezzi dell’energia e un’instabilità dei carburanti dannosa per l’andamento degli affari”. In prima pagina anche la “campagna dei ceceni di Kadirov”, con un servizio su miliziani inviati in Ucraina dal leader caucasico fedele a Putin e impegnato a sostenerlo militarmente e propagandisticamente.  

Le Figaro 

Con l’approssimarsi delle presidenziali in Francia, dove si vota domenica per il primo turno, Le Figaro continua a dedicare la sua attenzione alle elezioni, anche oggi in apertura. “L’astensione può cambiare tutto?”, si chiede il titolo di un articolo che descrive il “nervosismo” crescente negli staff dei candidati per “l’ipotesi di un’affluenza storicamente bassa e suscettibile di mutare i rapporti di forza”. Nel suo editoriale, il quotidiano lamenta la “malattia astensionista” che ha colpito l’elettorato francese: tutti i sondaggi prevedono che domenica l’astensione “sarà il primo partito”, con la crescita di un fenomeno in atto da tempo visto che “nessuna delle quattro consultazioni intermedie di questo quinquennio (europee, comunali, regionali, dipartimentali) ha registrato una partecipazione superiore al 50%”, nota il giornale, che parla di “una democrazia stanca” perché “a forza di non mantenere le promesse e di non riconoscere le proprie responsabilità, i politici hanno perso l’attenzione dei loro elettori, che pensano che il loro voto sia inutile”. Il titolo sull’Ucraina, a centro pagina, è per l’impegno di “soldati, medici, soccorritori francesi a fianco degli ucraini”. 

El Pais 

Il “tiepido disgelo” avviato dal premier socialista Sanchez e dal leader del partito popolare Feijoo, è il titolo di apertura per El Pais, che anche oggi punta sulla politica interna. I due non hanno trovato un accordo sul ‘patto nazionale’ che Sanchez aveva proposto all’opposizione. Spiega il giornale: “Il leader popolare è disposto a rinnovare la magistratura, ma chiede una riduzione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche. Il premier risponde che nessuno nell’Ue sta puntando su tagli fiscali generalizzati e gli chiede di prendere le distanze da Vox”, il partito neofranchista con cui i popolari si sono appena alleati nel governo regionale di Castiglia e Leon. Benché non vi sia stata intesa, il quotidiano sottolinea in un editoriale che l’incontro, durato tre ore, segna la ripartenza del dialogo tra governo e opposizione: “Se è sempre necessario, la gravità della situazione che la Spagna sta vivendo con l’intera Europa rende essenziali gesti politici come quello rappresentato da questo incontro”. Il quotidiano dedica all’Ucraina dedica due titoli a una colonna, impaginati di spalla: uno sulle notizie diplomatiche, con le nuove sanzioni e Ue e “il rovescio” subito dalla Russia all’Onu, che l’ha esclusa dal Consiglio dei diritti umani; l’altro sulle notizie militari, con l’esercito russo impegnato nel tentativo di prendere Mariupol a ogni costo.  

Frankfurter Allgemeine Zeitung 

L’impegno della Nato per ulteriori aiuti militari all’Ucraina è sulla prima pagina della Frankfurter Allgemeine Zeitung, che punta sulle dichiarazioni del segretario generale Jens Stoltenberg dopo una riunione dei ministri degli Esteri dell’Alleanza a Bruxelles.  Saranno fornite, sottolinea la Faz, anche armi pesanti come i carri armati, perché la Nato ritiene ormai superata la distinzione tra armi difensive e offensive, perché tutte le armi usate dall’Ucraina per resistere all’aggressione russa sono difensive. Da segnalare anche un commento sulle atrocità commesse dalle truppe di Mosca a Bucha e in altre località, firmato dallo scrittore ucraino Yuri Andrukhovich. L’apertura del quotidiano tedesco è però sul Covid, con la notizia che il Bundestag ha bocciato l’obbligo vaccinale che il governo Scholz voleva introdurre, e con un editoriale assai critico sulla gestione della pandemia in Cina, dove “il potere della propaganda cinese ha portato il Paese in un universo parallelo dall’inizio della pandemia. Il buon senso è stato dichiarato nemico del popolo. La scienza è soggetta ai dettami del sovrano Xi Jinping, che sta mettendo in scena la sua politica sul Coronavirus come una battaglia di sistemi tra l’ordine cinese e il caos dell’Occidente”. 

China Daily 

Ucraina e Taiwan in risalto sul China Daily. Con la guerra contro Kiev, “il Cremlino è effettivamente caduto in una trappola tesa dagli Stati Uniti e dalla Nato che mira a far cadere il governo di Putin” si legge in un’analisi, pubblicata anche dal Global Times, in cui si citano le opinioni, tra gli altri, di Robert H. Wade, professore di Economia politica globale alla London School of Economics, e Joe Lauria, redattore capo di Consortium News, convinti che le finalità ultime di Usa e Nato nella crisi ucraina siano “di porre fine al governo del presidente russo Vladimir Putin e sostituirlo con uno amico e subordinato agli Stati Uniti”. E questo, si inquadra in “una strategia di lunga data degli Usa per il cambio di regime a Mosca, con l’Ucraina come perno”. Quanto a Taiwan, nel caso di una visita – annunciata ma non ancora confermata ufficialmente – della presidente della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti Nancy Pelosi sull’isola, il giornale avverte che “la Cina ricorrerà a misure ferme e energiche e gli Stati Uniti saranno ritenuti responsabili di tutte le conseguenze che seguiranno”. Perché, ribadisce il quotidiano citando dichiarazioni di diversi portavoce governativi di Pechino, “la visita invierebbe un messaggio errato alle forze separatiste per l”indipendenza di Taiwan'”, inaccettabile per la Cina. 

Quotidiano del Popolo 

Mentre ribadisce in un editoriale che la “mentalità da guerra fredda degli Usa e la spinta espansionistica della Nato verso Est sono la causa della conflitto in Ucraina”, il People’s Daily, edizione in inglese dell’organo del Partito comunista cinese, dà risalto all’annunciata visita della presidente della Camera dei rappresentanti americana, Nancy Pelosi, a Taiwan. Una visita assai indigesta per Pechino, che la vede come una conferma delle mire americane di conquistare spazi a oriente. Il ministro degli Esteri Wang Yi ha chiarito la posizione della Cina in una conversazione telefonica con Emmanuel Bonne, consigliere diplomatico del presidente francese Emmanuel Macron. In una “situazione internazionale sempre più turbolenta”, ha affermato Wang, “sulla questione ucraina gli Stati Uniti sollecitano il rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale di un Paese, ma sulla questione di Taiwan calpestano apertamente la linea rossa del principio di un’unica Cina. Questo è un palese doppio standard”. Pertanto, il viaggio di Pelosi a Taiwan, considerata parte integrante e indivisibile della Cina, “sarebbe una provocazione maliziosa contro la sovranità cinese e una grave interferenza negli affari interni della Cina e invierebbe un segnale politico estremamente pericoloso al mondo esterno”. Pertanto, “se gli Stati Uniti insistono per andare per la propria strada, la Cina darà sicuramente una risposta decisa e la parte statunitense ne sopporterà tutte le conseguenze”. 

Source: agi